L’avvento della New Hollywood

Gli anni Sessanta rappresentano per la società americana una stagione di cambiamento, di ribellione e di speranza. Una stagione nel quale riformismo politico e sommovimenti sociali sono plasticamente rappresentati da alcune figure iconiche: John F. Kennedy e suo fratello Bob, Martin Luther King e Malcom X.

Una nuova società

Maggiore giustizia sociale, lotta per i diritti civili, fine della discriminazione nei confronti degli afroamericani sono obiettivi che vengono “ridimensionati” dagli assassini di JFK (1963), di Bob Kennedy e Martin Luther King (1968). L’escalation della guerra del Vietnam e le tensioni razziali che frequentemente scivolano in tumulti e disordini, sfociano nel 1968 con la vittoria elettorale di Richard Nixon, in grado di coagulare intorno a se la “maggioranza silenziosa” bianca e conservatrice.

Sul fronte avverso c’è l’America liberal, magari minoritaria in termini elettorali (Nixon viene rieletto trionfalmente nel 1972), ma molto attiva e capace di sviluppare una vera e propria egemonia culturale.

I dirigenti delle grandi case cinematografiche per ragioni non soltanto anagrafiche ma di orientamento politico sono molto vicini al blocco sociale che ha portato all’elezione di Nixon. Il pubblico che affolla le sale cinematografiche, composto prevalentemente da giovani, esprime invece la parte più “progressista” degli Stati Uniti.

La magnifica trimurti

Per questo i film, confezionati per valori ed aspettative diverse, si rivelano spesso dei clamorosi insuccessi al botteghino. Saranno tre film a portare Hollywood su una strada nuova, più in sintonia con i tempi. I tre film escono in sala tra il 1967 e il 1969: Il laureato (The Graduate, 1967) di Mike Nichols, Gangster story (Bonnie and Clyde, 1967) di Arthur Penn, Easy Rider – Libertà e paura (Easy Rider, 1969) di Dennis Hopper.

Sono tutti e tre film prodotti da compagnie indipendenti sia pure in concorso con le grandi case cinematografiche statunitensi. Tutti e tre i film affrontano tempi difficili e dirompenti o ribaltano i canoni classici del vecchio cinema hollywoodiano.

Ne “Il laureato“, Nichols da voce alle inquietudini dei giovani borghesi che non si riconoscono più nei valori dei genitori e cercano di riempire un vuoto esistenziale. La pellicola accanto ad una star di Hollywood come Anne Bancroft vede nel suo primo ruolo importante, un giovane attore quasi sconosciuto Dustin Hoffman.

Le stesse inquietudini che troviamo in Gangster Story, dove due fascinosi interpreti come Warren Beatty e Faye Dunaway, interpretano le vite spericolate di due giovani rapinatori di banche. Questa giovane coppia innamorata è in lotta contro “il sistema” dove i cattivi sono i poliziotti e il padre di uno dei membri della banda, che li denuncia essenzialmente perché non sopporta che il figlio dia ascolto a Clyde anziché a lui.

Bonnie e Clyde finiscono quindi di interpretare gli eroi romantici quasi una sorta di novelli Robin Hood che si battono contro lo strapotere finanziario delle banche. Il terzo film, Easy Rider è l’antesignano dei road movie, che reinterpretano in chiave moderna il mito della frontiera americana. Qui due giovani hippy interpretati da Dennis Hopper e Peter Fonda praticano il nomadismo per “scelta politica” e vengono uccisi da due sottoproletari bianchi della provincia per la loro manifesta diversità.

Le innovazioni della New Hollywood

Questi tre film possono essere considerati come l’avvio di quella stagione che va sotto la definizione di New Hollywood. Sono opere che innovano profondamente i contenuti espressivi del cinema americano pur non rappresentando una totale rottura con i vecchi schemi di Hollywood.

Tutti è tre hanno uno straordinario successo al botteghino. Basti citare Easy Rider che costato appena 500.000 dollari, ne incassa 19 milioni. Sono pellicole che esprimono una “radicalità” sconosciuta al periodo classico di Hollywood ma anche stili nuovi e talvolta scioccanti, come nel caso delle scene d’azione di Gangster Story.

Scene non soltanto molto violente per i parametri dell’epoca ma montate in modo serrato e frammentato. Persino le colonne sonore stravolgono i paradigmi musicali fin qui adottati, basti pensare all’accompagnamento musicale de Il laureato, affidato al duo Simone e Garfunkel.

Il successo di questi tre film indica ai dirigenti degli studios la strada da intraprendere per non perdere ulteriori posizioni. Le Majors decidono di affidarsi ad una nuova ondata di cineasti e finanziano progetti che soltanto 4 o 5 anni prima avrebbero cestinato per mero “conservatorismo“.

Coppola, l’archetipo della nuova stagione

E’ il sogno degli autori al potere la cui espressione principale può essere racchiusa in Francis Ford Coppola e nel suo La conversazione (The Conversation, 1974), film a basso budget che vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes.

L’anno successivo Coppola con Apocalypse Now (id., 1979), uno dei primi film americani che affronta crudamente questo drammatico conflitto, riesce a coniugare gli stilemi del kolossal con quelli della ricerca estetica tipica de La Conversazione.

I successi al botteghino

Non sempre però la libertà creativa ed espressiva della New Hollywood si tradurrà in successo commerciale. Clamoroso è il disastro finanziario di Fuga da Hollywood (The Last Movie, 1971), che costerà a Dennis Hopper un ostracismo alla regia durato ben 17 anni.

Si tratta però di eccezioni, di solito i prodotti della New Hollywood sono realizzati con budget molto contenuti se paragonati ai livelli della precedente produzione hollywoodiana. Questo permette quasi sempre buone se non ottime performance al botteghino.

E’ il caso di M.A.S.H. (MAS*H, 1970) di Robert Altman, commedia anti militarista che richiama la guerra del Vietnam, che costato 3 milioni di dollari né incassa 37. Lo stesso anno Patton, generale d’acciaio (Patton) prodotto con la classica tecnica dei kolossal costerà ben 12 milioni di dollari, incassandone soltanto 28.

New Hollywood: movimento o evoluzione del periodo classico?

La New Hollywood non è un movimento, né una scuola. Non ci sono linee nette a delimitarne i confini, né è possibile concepirla come un’entità omogenea. Inoltre i film da ascrivere a questa nuova ventata se la devono vedere con pellicole improntate ancora agli stilemi ed alle strutture produttive del periodo classico di Hollywood come ad esempio Airport (id., 1970) e Love Story (id., 1970).

Riassumendo quello che differenzia la New Hollywood rispetto al periodo classico della produzione americana sono essenzialmente tre fattori:

a) Un significativo cambiamento dei rapporti di potere tra produttori e registi, a favore di questi ultimi.

b) la nascita di nuovi filoni cinematografici come il road movie o i film sul “complotto” che esprimono la sfiducia verso l’America e le sue istituzioni. Oppure la rivisitazione critica di vecchi generi come ad esempio il western.

3) la nascita di nuovi modelli di divismo, con l’affermazione di attori brillanti ed istrionici che non corrispondono più alla classica bellezza anglosassone, come Dustin Hoffman, Robert De Niro, Jack Nicholson, Karen Black e Shelley Duvall.

Gli storici del cinema sono ancor oggi divisi se la stagione della New Hollywood abbia effettivamente rappresentato una rottura totale con il passato o piuttosto, se al netto di alcune innovazioni tecnico-linguistiche, non sia altro che un assestamento del periodo classico hollywoodiano.

Comunque sia, quella stagione, non lunga, ci ha regalato una serie di pellicole di straordinario valore, molte delle quali sono diventate classici del cinema di ogni tempo.

Per saperne di più:

La fine dello studio system hollyeoodiano

Il cinema americano contemporaneo

Guida tascabile per maniaci dei film

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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