giovedì, Settembre 19

Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini

Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini apparve a puntate in “Letteratura” (1938 – 39) poi in volume col titolo “Nome e lacrime” (1941), e quindi di nuovo in volume col titolo originario. Questo romanzo segna un grande passo nell’opera narrativa di Elio Vittorini, e ne costituisce senz’altro il libro più emblematico.

Il ritorno in Sicilia

La trama del romanzo si presenta, in fondo, molto semplice: è il ritorno in Sicilia, dopo una lunga lontananza, di Silvestro, un tipografo siciliano che vive a Milano, – l’io narrante che racconta in prima persona e che rispecchia la situazione personale dell’autore – per visitare la madre che è stata abbandonata dal marito.

Silvestro è un uomo inquieto, vorrebbe agire ma non sa come, e si consuma in una sorta di furore astratto. La narrazione dell’intero romanzo si sviluppa attraverso una serie di incontri che Silvestro fa con personaggi e luoghi che suscitano memorie passate e insieme, lentamente ma in maniera sempre più penetrante, aspirazioni nuove di fronte alle sofferenze antiche e all’antico dolore degli uomini.

Le “conversazioni” di Silvestro

Dapprima la “conversazione” si svolge in treno con alcuni “piccoli siciliani curvi … scuri in faccia ma soavi“, vicino ai quali Silvestro si è seduto; quindi compaiono nuovi compagni di viaggio: due questurini (che, da una caratteristica del loro aspetto, lo scrittore designa coi nomi di “Coi Baffi” e “Senza Baffi”), poi un uomo alto, dall’accento milanese, il “Gran Lombardo” simbolo di un’umanità forte e piena di grinta.

Seguono, dopo l’arrivo in Sicilia, i dialoghi di Silvestro con la madre, Concezione, che parla del suo passato e del suo presente; la conoscenza dei malati del paese, a cui la donna si reca a fare le punture accompagnata talvolta dal figlio; gli incontri con personaggi particolari: l’arrotino, l’uomo Ezechiele, il panniero Porfirio ed altri ancora.

Agire per non soffrire

Si sviluppa così la “conversazione” con figure reali e figure simboliche, suscitando un susseguirsi continuo di riflessioni amare sulla condizione della gente dell’isola e sugli oppressi in generale; si ribadisce perciò, attraverso la nudità delle loro pene senza fine, la convinzione della necessità assoluta di agire affinché nel mondo scompaiano le cause della sofferenza.

Ma sono soprattutto le ingiustizie e la cattiveria che rinnovano il dramma quotidiano degli oppressi e dei perseguitati. Lo stile di “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini è originale e vibrante, immediato e stringente, quasi afflato integrante del neorealismo di questo scrittore fondamentale del panorama letterario novecentesco italiano.

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