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Le milizie armate degli Stati Uniti

Il 6 gennaio 2021 alcune centinaia di facinorosi hanno assaltato Capitol Hill, la sede del Congresso degli Stati Uniti per contestare il risultato delle elezioni presidenziali di novembre 2020 che avevano visto la sconfitta del presidente uscente Donald Trump. Una parte non marginale degli assaltatori era costituito da membri di alcune delle milizie che popolano l’universo paramilitare degli Stati Uniti.

Il fenomeno delle milizie armate negli Stati Uniti è particolarmente complesso e inquietante. Esso trova fondamento all’indomani della rivoluzione delle colonie contro gli inglesi, quando unità di civili armati contribuirono sotto la guida delle autorità civili a sostenere le truppe regolari federali. Per dare dignità giuridica a questa prassi venne anche introdotta una riforma alla Costituzione, il famigerato secondo emendamento, che permise ad ogni americano di detenere armi. Nel corso dell’ottocento queste milizie divennero sempre meno importanti e subirono profonde riforme che culminarono con la nascita della Guardia nazionale all’inizio del XIX secolo.

Nel corso del ventesimo secolo si è assistito ad una nuova fioritura delle milizie armate che occupano uno spettro vasto di comportamenti e obbiettivi. Ad un estremo troviamo milizie che sono poco più di associazioni di “boy scout” cresciuti e si limitano ad escursioni, anche di carattere survivalista, mentre all’altro estremo ci sono milizie che teorizzano e preparano attività violente contro il governo federale e sostengono senza mezzi termini il suprematismo bianco.

Alcuni elementi però accomunano tutte queste milizie: le armi, la quasi totale appartenenza all’etnia bianca, il riferimento ai valori nazionalisti e ad un non meglio precisato ritorno ai “bei tempi andati”. Una riproposizione in salsa miliziana dell’antico mito dell’Età d’Oro. Spesso queste milizie fanno riferimento a valori fortemente razzisti e sessisti. L’humus che unifica formazioni estremiste e violente con altre, apparentemente meno pericolose, è questo passato immaginario e idealizzato, fatto di maggiore libertà e rispetto verso il singolo individuo.

Questo individualismo esasperato trova nell’immaginario di queste persone il rimpianto per un “passato inesistente” un ulteriore limite nelle politiche antidiscriminatorie e per la giustizia razziale e più recentemente nelle misure di controllo adottate per contrastare la pandemia di Covid19. La retorica trumpiana ha poi incendiato ulteriormente gli animi, anche di coloro che si erano avvicinati al mondo delle milizie, con intenti apparentemente “dopolavoristici”.

Il paradosso è che formazioni estremiste come i Proud Boys e gruppi neonazisti si ergono a difensori dei valori che ritengono fondanti degli Stati Uniti d’America. Nessuno conosce con precisione il numero delle milizie armate americane, anche perché si costituiscono, si sciolgono o confluiscono in altre organizzazioni in modo fluido e repentino. In genere una milizia ha una ventina di membri che partecipano a tutte le attività programmate, sono per il 90% bianchi e con un’età media intorno ai trenta anni, anche se ovviamente non mancano persone decisamente più anziane. Le milizie più grandi possono avere oltre 200 membri attivi. In alcune milizie riescono ad emergere per la loro forte personalità e determinazione alcune donne, come il caso di Jessica Watkins, a capo di una milizia dell’Ohio, arrestata per aver partecipato alla sommossa del Campidoglio.

Si tratta però di eccezioni e la cultura prevalente di queste bande armate è prevalentemente misogina. Il miliziano tipo crede fermamente nella necessità di armarsi fino ai denti ed essere pronto a difendere la propria famiglia e il suo paese da una serie di pericoli che vanno dalle catastrofi naturali, all’oppressione del potere federale, dall’invasione straniera ai “veri valori americani”.

Ed a proposito di quest’ultimo punto i veri valori americani sono quelli dei Padri Fondatori, e armarsi è l’unico modo per mantenere la società libera e rispettosa dei diritti dell’individuo. Molti miliziani provano nostalgia di un’epoca “più semplice” quando era solo l’uomo a provvedere al mantenimento della famiglia, lo stato federale più leggero e meno invasivo, lasciando il giusto spazio all’autonomia individuale.

Il popolo dei miliziani è fondamentalmente razzista, in particolare il loro, come viene definito dai sociologi, è “razzismo moderno“, sostengono cioè l’inferiorità culturale e non biologica dei neri, piuttosto che degli ispanici o degli asiatici. Essere bianchi e uomini costituisce l’archetipo classico del miliziano. Secondo lo storico Robert Churchill dell’università di Hartford, le milizie si dividono in due categorie, le “costituzionaliste” e le “millenariste”.

Secondo questa suddivisione i “gruppi costituzionalisti” si attribuirebbero il compito di mantenere un’interpretazione ortodossa della Costituzione, il loro scopo principale è frenare l’invadenza del governo federale. I “millenaristi” hanno invece un atteggiamento “offensivo e più violento” nei confronti del governo federale e dedicano più tempo alle teorie complottiste. Molto diffuso lo spirito vendicativo per quelle che questi miliziani ritengono delle vere e proprie sopraffazioni delle autorità centrali.

Secondo le stime di Churchill e di altri ricercatori, agli inizi del ventunesimo secolo, le milizie armate statunitensi erano costituite per il 90% circa da quelle costituzionaliste e per il 10% millenariste. Negli ultimi anni secondo lo storico americano “l’ala millenarista” delle milizie armate è in forte crescita. Nel 2020 sotto la spinta delle proteste sulle norme di contenimento della pandemia molte milizie si sono avvicinate, anche pubblicamente, a gruppi notoriamente razzisti e xenofobi.

Il numero delle milizie d’altronde era notevolmente cresciuto sotto la presidenza di Obama, per diminuire nei primi tre anni del mandato di Trump e ritornare a crescere negli ultimi mesi dell’era trumpiana come per prepararsi a scongiurare il “furto” di democrazia sostenuto, senza alcuna prova, dal tycoon.

Questa recrudescenza dell’estremismo miliziano è sottolineato dal tentativo di questi gruppi di (Iraq, Afghanistan), ovvero persone esperte nell’uso delle armi e del combattimento. La loro radicalizzazione non è stata seguita da una crescita delle operazioni di contrasto da parte della nuova presidenza americana e il futuro delle circa 150-200 milizie armate americane potrebbe preludere a nuovi scenari, ancora più violenti, dell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

Fonti:

Le Scienze, marzo 2022, ed. cartacea

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