A volte sentiamo critiche ingenerose verso la ricerca di base ed anche per i costi, ritenuti da alcuni esorbitanti, nei programmi di ricerca ed esplorazione spaziale. Con i tanti problemi economici e sociali che affliggono il pianeta, asseriscono questi critici, perché “sprecare” montagne di soldi per dubbie ricadute.
Si cita come esempio di spreco o di risorse male utilizzate il programma Apollo, quello per intenderci che ci ha permesso di visitare di persona la Luna, che secondo quanto pubblicato dall’amministrazione statunitense nel 1973, ad un anno dalla sua chiusura, ammontavano a 25,4 miliardi di dollari distribuiti in un arco temporale di dieci anni.
Ebbene questi detrattori non sanno o fingono di non sapere che sono almeno 30.000 gli oggetti inventati o perfezionati grazie alle tecnologie sviluppate tra il 1962 e il 1970. Dalle gomme da masticare al fluoro ai cibi liofilizzati, essiccati e congelati, per passare al forno a microonde che già esisteva ma che fu sensibilmente migliorato grazie alle necessità del programma Apollo.
Le Nike Air, scarpe da ginnastica ammortizzate furono concepite per le esigenze degli astronauti e successivamente commercializzate per il grande pubblico. In particolare nella microelettronica furono fatti progressi eccezionali ed inventati o migliorati sensibilmente componenti necessari per alleggerire il peso complessivo del vettore americano.
Se oggi quasi ogni abitante della Terra ha un cellulare questo lo dobbiamo al componente di base progettato dalla Motorola per le missioni Apollo e che consentirono lo scambio delle parole e delle immagini dalla superficie lunare. Un’altra azienda la Black and Decker inventò il trapano a batteria. La lista degli sviluppi tecnologici attivati dal programma Apollo è lunghissima e tocca praticamente tutti i campi, dalle vernici e schiume ignifughe ai linguaggi di programmazione informatica, dagli occhiali antigraffio ai rivestimenti termici, a nuove leghe e materiali compositi.
Insomma quella somma spropositata che al cambio di oggi equivale a 200 miliardi di dollari secondo calcoli prudenziali ha generato benefici economici pari a circa 600 miliardi, ovvero 3 dollari di ricavi per uno speso, tanto che qualcuno ha definito il programma Apollo come il più grande investimento della storia americana.
Insomma investire in ricerca di base e nei programmi di esplorazione spaziale fa bene non soltanto alla conoscenza ma anche all’economia ed allo sviluppo tecnologico complessivo. E’ un po’ quello che avviene su scala molto meno importante per le corse di Formula Uno. La ricerca applicata alla costruzione dei bolidi che sfrecciano quasi a 350 km orari per i vari circuiti del mondo è stata, ed è, ampiamente utilizzata ed adattata per le vetture che i comuni mortali guidano ogni giorno per soddisfare le proprie esigenze di mobilità.
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