lunedì, Settembre 16

L’economia della Germania nazista poteva davvero permettersi una guerra?

Quando Adolf Hitler nel 1933 prese il potere in Germania, fin dai primi atti di governo, orientò l’economia tedesca verso un “regime di guerra” in tempo di pace. Hitler era convinto che nel medio periodo la guerra sarebbe stata ineluttabile per soddisfare le sue farneticazioni sullo spazio vitale del Terzo Reich e voleva arrivare pronto all’appuntamento con la storia.

Ma la Germania poteva letteralmente permettersi i costi di una nuova guerra? Non tutti nutrivano le granitiche certezze del Furher. Nel 1938 il ministro delle Finanze del Reich, Schwerin von Krosigk era spaventato dai costi esorbitanti del programma di armamento accelerato perseguito da Hitler e conseguentemente dello stato delle finanze tedesche.

Krosigk aveva aumentato la pressione fiscale ed agito in modo espansivo sulla leva del debito ma si chiedeva per quanto tempo l’economia tedesca avrebbe potuto reggere in caso di un conflitto con Inghilterra e Francia. In una relazione ad Hitler scrisse che «in futuro ogni guerra si combatterà non solo con i mezzi militari ma si rivelerà anche una guerra economica di vasta portata”.

Per il ministro delle Finanze del Reich se fosse scoppiata la guerra, l’Inghilterra, che era vista come il nemico principale, avrebbe potuto cercare di resistere sul fronte militare in attesa di un collasso della fragile economia tedesca. Il suo consiglio per altro inascoltato fu quello di evitare un conflitto bellico almeno nel medio periodo.

Un altro esponente cercò di rallentare il conto alla rovescia scandito da Hitler verso la deflagrazione bellica era il maggior generale Georg Thomas, capo dell’Ufficio economico della Wehrmacht ed esperto di lunga data negli approvvigionamenti.

Alla vigilia dell’invasione della Polonia cercò di far capire ad Hitler come l’Inghilterra poteva contare non soltanto sulla forza della sua economia ma anche su quella emergente degli Stati Uniti che magari non si sarebbero schierati militarmente ma non avrebbero lesinato aiuti economici e finanziari a Churchill.

Per sostenere la sua teoria in proposito, Thomas fornì calcoli circostanziati. Confrontando la somma delle spese per la difesa a disposizione di Inghilterra, Francia e Stati Uniti con quella di Germania e Italia per il 1939-1940, calcolò che le potenze occidentali si sarebbero trovate a poter investire nel 1940 l’equivalente di almeno due miliardi di reichsmark in più. E questo nonostante che la Germania nazista destinasse ben il 23% del prodotto interno lordo alle spese militari.

Il 26 agosto del 1939 Thomas fece un ultimo tentativo per far aprire gli occhi alla macchina da guerra nazista lanciata ormai a folle velocità verso l’invasione della Polonia. Consegnò altri dati dettagliati, con tanto di diagrammi e tabelle al generale Keitel che pur non convinto accettò di parlarne con Hitler.

Il giorno successivo Thomas ebbe l’occasione di affrontare l’argomento direttamente con Hitler. «Un altro brusco rimprovero», annotò, aggiungendo di essere stato cacciato via in malo modo. Le ultime parole che Hitler gli aveva rivolto erano state: «Smettetela di infastidirmi con la dannata situazione occidentale».

Pochi giorni dopo, il 1 settembre 1939 le armate hitleriane invadevano la Polonia dando il via al secondo conflitto mondiale della storia dell’umanità.

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