Storia

Il legname nell’economia medievale

Per tutto il Medioevo il legno costituì una delle fonti principali di energia. Si calcola il legname rappresentasse la metà dell’energia prodotta, il resto proveniva dal lavoro muscolare umano, dagli animali e dai mulini ad acqua e a vento. Il legname costituiva inoltre la materia prima principale per la costruzione di case, manufatti e macchinari, oltre che per i mezzi di trasporto quali imbarcazioni e carri. Persino gli ingranaggi erano prevalentemente costituiti da legno in quanto il metallo era raro e costoso.

Una nuova deforestazione

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente la natura aveva ripreso i suoi spazi (i romani infatti avevano giocato un ruolo decisivo nella deforestazione europea). L’Alto Medioevo, in Europa, è contrassegnato da foreste e boschi che circondavano i villaggi. Più economico, facilmente trasportabile e lavorabile di pietre e metalli, il legno, materiale così semplice, nel Medioevo divenne un protagonista delle civiltà europee.

Con il passare del tempo però  lo sfruttamento intensivo delle foreste, che fra l’altro erano in competizione con agricoltura e allevamento, tornò a farsi intenso e ben presto produsse una vera e propria crisi di questa preziosa risorsa. Le cause di questa nuova deforestazione erano molteplici, tra le principali la crescita degli spazi urbani e l’estensione di nuove aree coltivabili per sostenere la crescita demografica.

Un dato è più che sufficiente per illustrare la gravità del processo di deforestazione: tra la fine del X secolo e la metà del XIV, la popolazione dell’Europa occidentale aumentò quasi del doppio, e il manto forestale venne ridotto del 50%.

Il controllo sul taglio indiscriminato degli alberi

La situazione divenne così grave che re, grandi feudatari e signori locali iniziarono a emanare disposizioni e divieti per evitare un azzeramento di questa insostituibile risorsa. L’utilizzo delle risorse della foresta da parte della gente comune che abitava nelle sue vicinanze era regolato dalle consuetudini, e gli accordi tra i signori e i coloni variavano da una regione all’altra a seconda del clima, delle specie di alberi che vi si potevano trovare o della fertilità del suolo, il tutto allo scopo di impedire che vi fosse uno sfruttamento troppo indiscriminato. 

La centralità del legno nell’economia medievale era correlata anche alla sua facilità di lavorazione. Per lavorare il legno servono relativamente pochi strumenti e pratiche semplici, diverse da quelle utilizzate ad esempio per il metallo, che doveva essere estratto da cave o miniere e lavorato con il fuoco.

Le crisi ecologiche spagnole e ottomane

Una crisi ecologica è legata al fallimento dell’Impero spagnolo tra il Cinquecento e il Seicento, la crescita incontrollata di allevamenti di capre e pecore è un’eccessiva fiducia sulle risorse importabili dal Nuovo Mondo, provocarono una quasi totale distruzione delle risorse forestali della penisola iberica. A risentirne per prima fu la Marina spagnola che non riuscì più a costruire o riparare un numero sufficiente di navi della flotta, indispensabile per assicurare le politiche di potenza coloniale e continentale della Spagna.

Non sarà la Spagna l’unico impero a subire la crisi dovuta ad una deforestazione selvaggia. L’Impero ottomano disponeva di immense foreste sul Mar Nero, ma le ha in gran parte distrutte per la sua politica di potenza. Si è calcolato che per costruire le due flotte che si affrontarono alla battaglia di Lepanto sono stati necessari 250 mila alberi d’alto fusto! Anche la rivale Venezia infatti per armare le sue flotte dovette distruggere intere foreste dell’Istria e della Dalmazia.

Un fonte di energia sempre più rara

Il legno divenne quindi con il passare dei secoli una fonte preziosa quanto rara, soprattutto per le classi meno abbienti. Era un materiale che non andava sprecato, poiché tutti lo utilizzavano per scaldarsi e cucinare. A titolo d’esempio solo i ricchi arrostivano la carne, metodo di cottura che rende necessaria una grande quantità di legna, le classi meno abbienti quand’anche disponessero di carne da cuocere, la bollivano.

Il fornaio di paese nasce proprio per l’esigenza di economizzare l’utilizzo del legno. Cuocere il pane richiedeva alte temperature e quindi un grande dispendio di legname ecco perché le singole famiglie (nobili e ricchi mercanti a parte) consumavano i cereali solitamente in forma di zuppe, pappe o polente. Nei villaggi, il forno era una struttura comunitaria che quasi sempre apparteneva al signore locale che solitamente faceva pagare per il suo uso.

Legname e città

Il legno era anche uno dei più importanti materiali di costruzione, gran parte delle città e dei villaggi  erano infatti costruite utilizzando questo materiale e per questo soggette spesso a incendi devastanti in grado letteralmente di distruggere un intero centro abitato. Si trattava in questi casi anche di uno spreco di risorse enorme poiché comportava ulteriori abbattimenti di boschi e foreste per la ricostruzione degli insediamenti urbani distrutti dalle fiamme.

Si dovrà attendere l’avvento della torba prima e del carbone poi per ridimensionare l’utilizzo del legname e aprire a nuove fonti energetiche più “caloriche” e più convenienti.

Natale Seremia

Appassionato da sempre di storia e scienza. Divoratore seriale di libri e fumetti. Blogger di divulgazione scientifica e storica per diletto. Diversamente giovane. Detesto complottisti e fomentatori di fake news e come diceva il buon Albert: "Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi."

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