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L’Esercito di Terracotta

E’ il 23 marzo 1974, siamo in Cina ed esattamente in un terreno nei pressi del villaggio di Xiyang, 35 chilometri ad est dell’antica capitale imperiale di Xi’an. Un agricoltore quarantunenne sta lottando contro la siccità che che imperversa da tempo, ha quindi deciso, aiutato da altri contadini, di scavare un pozzo in cerca di acqua con cui irrigare il suo campo.

Durante lo scavo, il 29 marzo, raggiunta la profondità di circa 15 metri, si imbatte in quello che di primo acchito sembra un grosso masso. Ci vuole poco a Yang Zhifa, così si chiama il nostro contadino, per capire che si tratta invece di una grossa testa – con tutto il corpo – di un guerriero in terracotta, a grandezza naturale e armato fino ai denti.

Yang Zhifa avverte immediatamente le autorità che lo ricompenseranno con 300 yuan, l’equivalente di un anno di stipendio, e un piccolo terreno in un villaggio vicino, dove egli si trasferì dopo che il suo campo era stato occupato per esigenze archeologiche e turistiche. Quando il sito divenne accessibile al pubblico, venne assunto dal museo al suo interno, in cui per molti anni firmò libri venduti ai turisti in un piccolo negozio di souvenir vicino alla biglietteria, per uno stipendio di 300 yuan al mese, che aumenterà fino a 1000 yuan dopo il pensionamento. La scoperta fatta da Yang, oggi ottantacinquenne, ha rappresentato un fatto straordinario per l’archeologia e lo studio della storia cinese, ma anche un incalcolabile fattore di sviluppo per la contea di Lintong, diventata da povera contrada rurale a una delle più popolari destinazioni del turismo mondiale, tanto che gli abitanti del luogo coniarono un aforisma dedicato all’ex agricoltore: «Il presidente Mao ci ha reso liberi, il vecchio Yang ci ha reso ricchi.»

Ma torniamo al nostro guerriero di terracotta. Nei decenni successivi alla scoperta gli archeologi hanno riportati alla luce migliaia di esemplari, oltre a cavalli e carri, sempre di terracotta. Questa autentica armata fu seppellita circa 2000 anni fa, nel 210 a.e.v. Questi guerrieri dovevano servire nell’Aldilà il primo imperatore della Cina Qin Shihuang.

Quest’ultimo, sul trono dal 221 al 210 a.e.v., era riuscito per la prima volta a unificare il paese ponendo fine al cosiddetto periodo degli Stati combattenti. Morì però all’improvviso mentre si trovava in viaggio con l’esercito. La sua dinastia non sopravvisse che quattro anni alla sua scomparsa perché fu spodestata dagli Han nel 206 a.e.v. Gli imperatori Han governeranno la Cina per circa quattro secoli.

Le ricerche partite dalla prima fossa scoperta da Yang hanno portato ad individuare otto fosse che contengono l’intero Esercito di Terracotta, tutte dislocate entro due chilometri ad ovest del sepolcro dell’Imperatore. La tomba dell’imperatore non è ancora stata sottoposta a scavi perché è necessario migliorare la tecnologia disponibile per non rischiare di compromettere il vero e proprio tesoro archeologico che potrebbe contenere.

Stando alle Memorie storiche cinesi, che risalgono più o meno a un secolo dopo la morte del sovrano, per costruirne la tomba ci vollero trentasei anni di lavoro da parte di oltre settecentomila operai. Pur non prendendo come oro colato questi dati è indubbio che fu indispensabile l’impiego di un numero formidabile di manodopera, anche altamente specializzata.

La prima fossa scoperta contiene quello che possiamo definire il Corpo d’Armata principale dell’Esercito circa 6000 guerrieri di terracotta, tutti a grandezza naturale. Si presentano in riga e sull’attenti, come a una parata. Le armi che stringono in mano sono vere. L’effetto è decisamente spettacolare, malgrado la maggior parte della pittura che un tempo ne colorava i volti, i baffi, le barbe e le uniformi sia oggi svanita.

La fossa numero 2 ospita almeno altri mille guerrieri, nonché cavalli e carri. La numero 3 ha meno di cento guerrieri, qualche cavallo e un unico carro, secondo alcuni studiosi sarebbe il quartier generale dei comandanti.

All’apparenza tutti i guerrieri sembrano diversi l’uno dall’altro, in realtà pare ci siano otto diversi modelli facciali e 25 diversi stili di barba e baffi. Probabilmente i guerrieri sono stati creati in una sorta di catena di montaggio, producendo separatamente testa, busto ed arti che poi venivano assemblati in loco.

Nel 2010 sono stati scoperti nella fossa numero 1 centoquattordici ulteriori combattenti, molti dei quali ancora dipinti a colori vivaci. Grazie ai progressi tecnologici intervenuti dal 1974 ad oggi, gli archeologi sono riusciti da un lato a mettere in sicurezza le pitture ed anche a capire meglio la composizione delle tinte usate ed il metodo con il quale sono state dipinte le statue. È emerso che sulla terracotta erano stati applicati vari strati di lacca, e sopra di essi uno strato pittorico policromo quest’ultimo contenente colla animale per far aderire la pittura alla statua.

Questa incredibile scoperta ancora in divenire ha avuto importanti risvolti anche nella cultura popolare. Sull’Esercito di Terracotta sono stati realizzati giochi di carte e di ruolo, episodi di serie televisive, ma soprattutto il film La mummia – La tomba dell’Imperatore Dragone (The Mummy: Tomb of the Dragon Emperor), film del 2008 diretto da Rob Cohen, è incentrato sull’esercito di terracotta, che viene riportato in vita.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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