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L’esploratore che cercherà per primo la vita nelle grotte marziane

L’esploratore che cercherà per primo la vita nelle grotte marziane. Un esploratore, su altri pianeti sotto la loro superficie, può essere la chiave per poter determinare se la vita sia mai esistita al di fuori della Terra.

Riuscire a perforare la superficie di altri pianeti, come è stato dimostrato durante le missioni tra cui quella del lander InSight della NASA su Marte, si può rivelare molto complicato e può far raggiungere solamente pochi centimetri sotto la superficie.

Il rover Curiosiity, recentemente, ha misurato per la prima volta il carbonio organico totale, un ingrediente necessario per le molecole della vita nelle rocce marziane. Questo però non dimostra che la vita sia esistita su Marte, visto che il carbonio è un elemento che può essere prodotto anche da fonti non viventi.

La nuova idea

Una nuova ricerca suggerisce che il modo migliore per poter localizzare tracce di vita, passate o presenti, su Marte necessita di andare sotto la sua superficie almeno di 2 metri.

Marte è caratterizzato da un’atmosfera incredibilmente sottile, di conseguenza il pianeta rosso è bombardato da radiazioni ad alta energia provenienti dallo spazio, che potrebbero aver degradato molto rapidamente le sostanze, come gli aminoacidi, che forniscono prove di vita.

Le condizioni ostili presenti sulla superficie marziana sono anche una sfida per gli astronauti, un motivo per cui i ricercatori ritengono che le grotte sugli altri pianeti potrebbero essere la chiave per la futura esplorazione. Infatti, le innumerevoli grotte disseminate sia sulla Luna che su Marte potrebbero divenire dei rifugi per i futuri viaggiatori spaziali.

Le grotte, inoltre, potrebbero celare al proprio interno risorse come l’acqua, rivelare la storia di un pianeta e conservare in sé la prova della presenza di vita microbica, come accade anche sulla Terra. Questi luoghi però posso divenire molto pericolosi, dal momento che non sono mai stati esplorati prima, ed è difficile stabilire cosa potersi aspettare.

Un team di ricerca, prima di mandare gli astronauti ad esplorare il sottosuolo di Marte, vuole inviare ReachBot, un robot progettato per camminare e arrampicarsi attraverso le grotte extraterrestri.

Un robot speleologico

L’idea del ReachBot è stata ideata nel 2018 quando Marco Pavone, direttore dell’Autonomous Systems Lab presso la Stanford University, e i suoi studenti stavano facendo brainstorming sui concetti per un esploratore di caverne marziane.

Il robot doveva essere in grado di afferrare i punti di ancoraggio, così da potersi muovere senza cadere, altrimenti non sarebbe andato molto lontano. È stato così ideato un piccolo robot dotato di braccia estensibili che si allungano.

Le dimensioni del robot sono molto ridotte, paragonabili ad un tostapane, e coperto da bracci estensibili dotati di pinze spinose in grado di afferrare oggetti e superare le ripide superfici rocciose delle grotte marziane. Inoltre, riesce ad ancorarsi e strisciare su lunghe distanze, ed è in grado di arrotolare i suoi bracci nel momento in cui non sono necessari, per non essere d’intralcio.

Il progetto

La proposta del professor Marco Pavone, insieme ai suoi studenti, è stata presentata all’Innovative Advanced Concepts Program della NASA, che finanzia nuovi concetti pionieristici nel campo della robotica spaziale che potrebbero trasformare le future missioni.

Il progetto del ReachBot ha ricevuto i finanziamenti per la I fase, che il team ha utilizzato per poter condurre un ciclo di studi che hanno dimostrato che il concetto era fattibile. Attualmente, il ReachBot ha ricevuto i finanziamenti per la II fase.

Il team utilizzerà i prossimi due anni per poter effettuare delle simulazioni 3D, un prototipo del robot, e sviluppare strategie che lo aiutino ad evitare rischi e testarlo in un ambiente di missione realistico, probabilmente un sito di grotte nel New Mexico o in California. Tutti questi test determineranno se il ReachBot potrebbe essere utilizzato durante le future esplorazioni.

Esplorare il sottosuolo di Marte

Se il ReachBot diventerà una missione, probabilmente farà affidamento su un robot più grande, come ad esempio un rover, per poter accedere alle grotte che dovrà esplorare.

Il rover condurrà il ReachBot all’ingresso della grotta o lo rilascerà su una parete rocciosa, un luogo che è in grado di scalare. ReachBot sarà forse dotato di fotocamere, microscopi e un metodo di telerilevamento chiamato LIDAR, tutti strumenti che richiedono però potenza e che aggiungono peso, oltre che ad un sistema di alimentazione e comunicazione, di cui il robot avrà bisogno.

Il team ritiene di collegare il ReachBot al rover in superficie, che potrà così fornire energia e agire come un relè di comunicazione, secondo quanto affermato da Stephanie Newdick, una studentessa di dottorato in aeronautica e astronautica presso la School of Engineering della Stanford University.

Il ReachBot sarà dotato di un sistema di nastri trasportatori che gli consentiranno di raccogliere campioni e di inviarli in superficie. Il rover di supporto sarà più grande e avrà strumenti in grado di analizzare i campioni.

Stephanie Newdick, ha spiegato che: “Le grotte sono ambienti rischiosi, ma sono scientificamente interessanti. La nostra idea per questo robot è di giungere nei luoghi scelti prima che gli astronauti arrivino lì ad esplorare”.

Le future destinazioni

Le grotte marziane sono solamente una delle tante opportunità per un robot come ReachBot. Il professor Pavone vede molto potenziale per questi robot di operare insieme agli esseri umani ad esempio in un luogo come la Stazione Spaziale Internazionale, gestendo alcuni compiti in modo che gli astronauti possano utilizzare in altro modo il loro tempo.

Il Gateway, che diverrà un avamposto lunare pianificato tra la Terra e la Luna, non sarà dotato costantemente di un equipaggio come la stazione spaziale. I robot come ReachBot potrebbero eseguirvi manutenzione. Inoltre, ReachBot potrebbe anche entrare all’interno delle grotte lunari, dei luoghi che potrebbero servire come risorsa per gli astronauti che esplorano la Luna.

Il team di ricerca ritiene che in futuro il ReachBot potrebbe essere personalizzabile a seconda della sua destinazione, influenzando le scelte di design come le dimensioni e il numero di bracci estensibili. Le estremità delle braccia di ReachBot potrebbero anche essere dotate di strumenti scientifici, che potranno infilarsi all’interno di minuscole crepe e fessure, luoghi in cui robot più grandi non potrebbero inoltrarsi.

Il team, con le capacità del loro robot, vede la sua creazione come una grande opportunità per poter esplorare il nostro sistema solare, arrivando in luoghi dove gli esseri umani non riescono ancora ad arrivare.

FONTE:

https://edition.cnn.com/2022/07/01/world/mars-reachbot-cave-robot-scn/index.html?fbclid=IwAR2S8LKo4l0eHfN0LFY-MbCv396K2XhHacdEAhDO3nQsSVZSRa9hAyV13Yc

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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