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L’eugenetica e la deriva nazista

Il primo grande movimento eugenetico si sviluppò negli Stati Uniti d’America. A cominciare dal Connecticut nel 1896, molti degli stati federati degli Stati Uniti d’America promulgarono leggi matrimoniali basate su criteri eugenetici, vietando il matrimonio a chiunque fosse “epilettico, imbecille o debole di mente”.

Le credenze del tempo su alcune presunte caratteristiche dell’ereditarietà rispetto all’integrità della “razza” diffusero enormemente le teorie eugenetiche. E se in Gran Bretagna l’attivismo delle frange eugenetiche si “limitò” a predicare una selezione degli elementi più “positivi” della società, negli Stati Uniti l’accento si posò presto sulla sterilizzazione forzata allo scopo di eliminare caratteristiche «negative», il che in generale significava prendere di mira i poveri e le minoranze.

Prima che queste teorie scellerate fossero messe al bando, oltre 64.000 americani vennero sottoposti alla sterilizzazione forzata. In Germania le teorie eugenetiche erano molto diffuse in ambiente medico ed accademico ben prima dell’ascesa al potere del nazismo. Si ammetteva pubblicamente che lo Stato avrebbe dovuto essere libero di uccidere “chiunque fosse indegno di vivere”.

Parole al miele per Hitler e la sua gang una volta preso il potere nel 1933. Nel maggio 1939 il medico di Hitler, Karl Brandt, istituì il Comitato del Reich per la registrazione scientifica delle gravi patologie ereditarie e congenite. Questa eufemistica definizione nascondeva l’obiettivo che Brandt aveva: identificare i soggetti da eliminare in ossequio alle aberranti concezioni eugenetiche.

Il 18 agosto 1939 il ministro degli Interni ordinò ai dottori e agli infermieri di segnalare tutti i bambini «deformi» al di sotto dei tre anni. In ottobre i genitori vennero invitati a mandare i loro figli disabili presso speciali cliniche pediatriche, nelle quali perlomeno 5000 di loro vennero uccisi tramite iniezioni letali o scientemente fatti morire di fame.

Il programma Aktion T4 prevedeva in Germania la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e dei portatori di handicap mentali (ed anche fisici nei casi più gravi), cioè delle cosiddette “vite indegne di essere vissute“.

Si stima che l’attuazione del programma T4 abbia portato all’uccisione di un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000 nella fase iniziale. Il programma prese il suo nome da Tiergartenstrasse 4, l’indirizzo di Berlino dove faceva base il gruppo che coordinava il progetto. Hitler era così convinto della necessità di “depurare” la razza ariana dalle componenti degeneri, che inusualmente, firmò personalmente l’ordine che autorizzava questi omicidi.

Anche per una dittatura feroce come quella nazista era impossibile riuscire a mantenere segreta a lungo l’entità di una simile strage. Alcuni diplomatici e reporter americani si accorsero di questo indegno misfatto da una serie di strani necrologi delle famiglie pubblicate sui giornali locali. Erano praticamente identici, cambiava soltanto il luogo della morte, che era sempre una città sede dei centri di eutanasia.

William Shirer, il celebre corrispondente americano della CBS, una volta rientrato in patria nel giugno del 1941 pubblicò la drammatica notizia nei suo famoso Berlin Diary. In una pagina del suo diario datata 25 novembre 1940, Shirer scrisse: «Alla fine sono arrivato in fondo a queste “dolci morti”. È una storia raccapricciante». Riportò che la Gestapo «sta uccidendo in modo sistematico tutta la popolazione con deficit mentali del Reich».

In Germania furono i pastori protestanti ed i preti cattolici ad opporsi a questa pratica aberrante. Il vescovo cattolico Clemens August Graf von Galen, denunciò la campagna di eutanasia nella predica del 3 agosto 1941: «Non c’è dubbio che il ripetersi delle morti inattese di persone malate di mente non sia naturale ma sia causato volontariamente come risultato della convinzione che sia giusto sopprimere una vita ritenuta indegna di essere vissuta», dichiarò. «Guai a noi, popolo tedesco, se permettiamo che questo crimine efferato venga commesso impunemente!».

Molti preti che distribuirono copie della predica di Galen furono incarcerati ed alcuni uccisi. Il vescovo invece, forse per la grande popolarità di cui godeva, fu messo soltanto sotto sorveglianza. Probabilmente sia per le pressioni religiose che per quello che iniziava ad emergere a livello internazionale, tre settimane dopo la predica, Hitler interruppe formalmente il programma T4: a quella data circa 70.000 persone avevano perso la vita nei centri di eutanasia.

In realtà l’uccisione di persone e bambini handicappati riprese sia pure con maggiore segretezza e minore centralizzazione, durando fino al termine della guerra e producendo secondo alcune stime, almeno 200.000 vittime.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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