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L’impero Bizantino all’alba del XV secolo

Il 1402 rappresenta per quello che restava del potente impero bizantino un anno di svolta. Costantinopoli era ormai sul punto di cadere sotto l’assedio ottomano guidato dall’impetuoso (ed avventato) Sultano Bayezid I quando l’irruzione in Anatolia dei mongoli guidati da Tamerlano, costrinse il sultano ottomano a sgombrare precipitosamente l’assedio della capitale bizantina per affrontare la nuova minaccia.

Il 28 luglio del 1402, nella battaglia di Ancyra, Bayezid e il suo esercito furono sconfitti e il sultano catturato da Tamerlano. I figli di Bayezid I fuggirono in Serbia, dove rimasero fino alla morte di Tamerlano. Costantinopoli ed i resti dell’impero bizantino erano salvi.

Suleiman uno dei figli del sultano sconfitto riparò con una nave genovese a Gallipoli e da qui si recò ad Adrianopoli dove riuscì a farsi riconoscere come legittimo successore di Bayezid dai suoi domini balcanici. La grave situazione in cui versava l’impero ottomano costrinse Suleiman a scendere a patti con i potentati cristiani della regione.

Nel 1403 Suleiman negoziò la pace con Giovanni, il giovane nipote di Manuele II Paleologo, che governava Costantinopoli in assenza del basileus ancora impegnato nel suo giro pluriennale in Europa per cercare aiuto e sostegno nello scontro con i turchi ottomani. Suleiman fece larghissime concessioni che di fatto abolirono la condizione di vassallo dell’imperatore bizantino.

Cinque mesi dopo la firma del trattato Manuele II ritornava a Costantinopoli per regnare nuovamente sui resti dell’impero bizantino. Costantinopoli era costellata da lasciti monumentali di una passata grandezza ed opulenza ma di fatto Manuele II regnava su un territorio minuscolo, pallida ombra della grande estensione del passato.

I titoli di basileus ed autokrator dei romani di cui si fregiava orgogliosamente l’imperatore stridevano con l’effettiva autorità del sovrano. La stessa Costantinopoli era una delle più importanti città medioevali tanto che i suoi abitanti la chiamavano “la regina di tutte le città”.

Si trattava di una città molto grande per gli standard degli insediamenti urbani medioevali, si estendeva per circa 30.000 ettari quando Firenze, una delle più prosperose e grandi città occidentali di quel periodo raggiungeva appena 630 ettari. Inoltre il centro cittadino non era un guazzabuglio tortuoso e stretto di vicoli e di casette addossate le une sulle altre come nella maggior parte delle città medioevali ma risentiva dell’ordine e della maestosità delle grandi città romane.

L’ampia strada principale della città, la Mese, conduceva dalle mura teodosiane al Foro di Augusto, la piazza più grande di Costantinopoli. Altre piazze importanti erano il Foro di Costantino e quello di Teodosio. Due erano i grandi palazzi della capitale bizantina: Blacherna, presso le mura terrestri dove risiedeva l’imperatore ed il Gran Palazzo adiacente alla basilica di Santa Sofia. Costantinopoli possedeva anche uno stadio da 100.000 posti l’Ippodromo ed essendo uno dei centri della cristianità pullulava di chiese e monasteri.

Tuttavia nel 1403 il territorio sotto l’effettivo controllo bizantino era molto ristretto rispetto ai titoli magniloquenti del suo imperatore e delle dimensioni imponenti della capitale. L’imperatore controllava un’ottantina di chilometri verso il porto di Selimbria ed a nord uno stretto cordone costiero lungo il Mar Nero che comprendeva Mesembria e Varna.

Le altre parti dell’impero bizantino erano disgiunte dalla capitale, separate dal mare o da regioni controllate da altri potentati. Tessalonica, la seconda città dell’impero si trovava ad oltre 500 km ad occidente in pieno territorio ottomano. Un’altra porzione di territorio bizantino si trovava più a sud, il basileus possedeva circa un terzo del Peloponneso, detto Morea. Il principale centro di questa enclave bizantina era Mistra, una cittadina che sorgeva alle pendici del monte Taigeto.

Infine l’imperatore estendeva la sua sovranità su alcune isole, la più importante delle quali era Lemno, crocevia della rotta marittima tra Costantinopoli e Tessalonica. Nonostante l’esiguità di questi possedimenti territoriali l’autorità del basileus era tutt’altro che indiscussa.

La frammentarietà dell’impero rendeva le comunicazioni molto difficili e la sovranità dell’imperatore in certe zone era più nominale che sostanziale. Tuttavia la limitazione più sorprendente dell’autorità dell’imperatore era costituita dalla presenza di ben due enclave praticamente indipendenti nei pressi di Costantinopoli (una addirittura interna alla capitale) che ne minavano fortemente il potere.

Quest’ultima apparteneva ai mercanti veneziani ed andava dalla porta di Drungario a Perama, nelle mura marittime del Corno d’Oro. I veneziani avevano un loro embolo (quartiere) già dal 1082, che poi era stato elevato al rango di enclave autonomo con un trattato del 1277. I veneziani che abitavano in questa enclave non erano soggetti alla giustizia bizantina nè pagavano tasse all’imperatore. Di fatto erano governati da un bailo (una sorta di ambasciatore) veneziano nominato dalla città egemone nei commerci del Mediterraneo.

La seconda enclave era la cittadina di Pera che sorgeva dirimpetto a Costantinopoli, sull’altro lato del Corno d’Oro, governata dai genovesi e dove abitavano una grossa quota di greci ed ebrei. La Costantinopoli del 1403 non era soltanto la capitale di un impero in miniatura e per altro frantumato ma era una città povera, strangolata da anni di assedio e blocco navale ottomano.

La capitale si era spopolata e molti edifici erano stati abbattuti per sopperire alla cronica mancanza di legna da ardere. E se la cattedrale di Santa Sofia aveva goduto di continue operazioni di manutenzione e restauro lo stesso non si poteva dire per altre decine di templi e palazzi, grandi e piccoli, che cadevano letteralmente in pezzi.

Lo stesso Palazzo di Blacherna, residenza dell’imperatore, era troppo grande per essere mantenuto e riscaldato, tanto che numerosi saloni e stanze furono chiusi costringendo il basileus ed il suo seguito a vivere in una ristretta cerchia di stanze mentre il resto del palazzo cadeva progressivamente nel più completo abbandono

Ma la prova incontrovertibile dell’impoverimento dell’imperatore era la sua impossibilità a battere nuove monete d’oro. Manuele II dovette ripiegare su monete d’argento, lo stauraton il cui peso fu per altro ridotto a 7,5 grammi durante gli ultimi anni dell’assedio di Bayezid.

La drammatica crisi economica, la frammentazione dell’impero, le enclave interne che minavano il residuo potere del basileus tutto faceva presumere che pur essendo sopravvissuto all’assedio ottomano, l’impero bizantino avesse comunque le ore contate.

Non sarà così dal ritorno nel 1403 di Manuele II Paeologo a Costantinopli l‘impero bizantino sopravviverà ancora per cinquanta anni.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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