L’inaccettabile vergogna dello spreco alimentare

Così scrive Save the Children rispetto alle condizioni di malnutrizione nel mondo: <<La combinazione letale di pandemia da Covid-19, conflitti e cambiamenti climatici ha portato la fame e la malnutrizione a livelli mai raggiunti prima. Il pianeta sta affrontando la più grave emergenza alimentare del 21° secolo. Le aree del mondo in “emergenza fame” sono sempre più ampie e diffuse e la malnutrizione colpisce centinaia di milioni di bambini.>>

Si stima che nel 2020 il 12% (dall’8,4% del 2019) della popolazione mondiale abbia vissuto uno stato di grave insicurezza alimentare, circa 928 milioni di persone, 148 milioni in più rispetto al 2019. Eppure l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura dell’Onu ha stimato che nel mondo va perduto tra il 40 e il 50 per cento dei raccolti di radici, tuberi, frutta e verdura, il 35% del pesce, il 30% dei cereali e il 20% dei semi da olio, della carne e dei latticini. Di fatto un terzo del cibo prodotto viene sprecato. Un vero e proprio scempio.

Le ragioni di questo inaccettabile risultato sono molteplici. Per quanto riguarda i paesi poveri lo spreco avviene prima che il cibo arrivi sulla tavola dei consumatori ed è causato principalmente da una cattiva conservazione o della mancata refrigerazione delle derrate alimentari. Nei paesi ricchi invece lo spreco è la risultante tra la sovrapproduzione alimentare ed il cibo effettivamente consumato. Nonostante che nei paesi sviluppati la gente ingurgita una quantità eccessiva di cibo, l’offerta alimentare che viene proposta da questi stati è adeguata soltanto per persone impegnate in attività estremamente faticose (minatori, facchini, muratori etc.) mentre la stragrande maggioranza della popolazione di questi paesi fa una vita sostanzialmente sedentaria ed è impiegata in attività poco usuranti.

Gli Stati Uniti sono in cima alla classifica dei paesi che sprecano cibo. In media, negli Usa la quantità di cibo a disposizione quotidianamente per ogni abitante equivale a circa 3600 chilocalorie. Fortunatamente il consumo effettivo non raggiunge questa quota calorica spaventosa. Se escludiamo gli ultraottantenni ed i neonati ogni cittadino statunitense dispone mediamente di 4000 calorie al giorno.

Due indagini, quella sul consumo autodichiarato di cibo (realizzata per conto della National Health and Nutrition Examination Survey) e quella effettuata sulla base dei fabbisogni energetici attesi indicano che il consumo quotidiano effettivo negli Stati Uniti è in media di 2100 chilocalorie per persona. Se sottraiamo questa cifra alle 3600 calorie disponibili pro capite, abbiamo una perdita di 1500 calorie per persona. In altre parole gli USA sprecano circa il 40% del cibo prodotto.

Secondo il National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases si stima che lo spreco alimentare pro capite degli Stati Uniti sia aumentato del 50% tra il 1974 e il 2005 e la situazione è continuata a peggiorare negli anni successivi. Con la quantità di cibo sprecato gli Stati Uniti avrebbero potuto sfamare in modo dignitoso 230 milioni di persone ogni anno!

L’eccessivo consumo alimentare negli USA è una vera e propria piaga. Si stima che la popolazione obesa o sovrappeso statunitense costituisca ben il 74% degli uomini e il 64 delle donne. Lo spreco alimentare non si limita allo spreco di nutrimento mentre milioni di esseri umani lottano contro la fame. A questo già disdicevole risultato va sommato lo sperpero di lavoro ed energia per produrre tutto questo cibo che poi verrà fatto marcire, nell’uso di fertilizzanti e pesticidi inutili e potenzialmente dannosi.

Inoltre il lavoro agricolo inutile è dannoso, favorisce l’erosione del terreno, la lisciviazione dei nitrati, la perdita di biodiversità e lo sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici. Questa iper produzione di cibo, infine, sarebbe responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra.

Lo spreco alimentare è una vera e propria emergenza che meriterebbe le stesse attenzioni e le stesse priorità che riserviamo, anche se in misura ancora inadeguata, alla lotta al cambiamento climatico ed alla transizione ecologica. Il cibo è un diritto fondamentale dell’uomo ed è una risorsa non illimitata.

Fonti:

Save the Children

I numeri non mentono, di Vaclav S.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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