Categories: Archeologia

L’incanto di Petra

«Una città color rosa-rosso, antica quanto metà del tempo». Così si chiude la poesia “Petra” che il poeta John Burgon scrisse nel 1845. Nel 2007 un referendum tenuto sul web incoronò questa città situata a qualche ora di auto a sud di Amman come una delle nuove Sette Meraviglie del Mondo.

La sua fama mediatica però si deve anche al film Indiana Jones e l’ultima Crociata girato in parte in quei luoghi suggestivi, dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Contrariamente all’altro sito nabateo Palmira che ha subito le ingiurie della furia dell’ISIS, i giordani hanno salvaguardato questo sito che costituisce una fonte di turismo importante per il regno.

Abitata già dal V secolo a.e.v. Petra sale alla ribalta della storia però a partire dal secolo successivo. Prosperò per 500 anni soprattutto durante il periodo romano. In seguito, dopo che un terremoto nel IV secolo e.v. ne distrusse quasi la metà, e dopo un altro avvenuto nel VI secolo e.v., ogni cosa si arrestò: nessuna attività edile né conio di monete.

Petra era il centro della confederazione delle città nabatee, crocevia di lucrosi commerci di spezie, mirra ed altri beni di lusso tra l’Asia e l’Egitto. Dopo il secondo terremoto di Petra si persero le tracce e soltanto chi vi abitava nei dintorni aveva una qualche conoscenza di questa magnifica città ormai in rovina.

Fu soltanto nel 1812 che la città fu «riscoperta» dal mondo occidentale. Quell’anno, un esploratore svizzero di nome Johann Burckhardt attraversò la regione. Indossava abiti locali e si faceva chiamare Sheikh Ibrahim Ibn ‘Abd Allah. Burckhardt padroneggiava perfettamente l’arabo e viaggiò per tutto il Medio Oriente dal 1809 al 1817 quando morì per dissenteria a soli 37 anni.

Il primo archeologo americano a raggiungere Petra fu invece nel 1836, John Lloyd Stephens, che emulò Burckhardt vestendosi da mercante del Cairo, ribattezzandosi Abdel Hasis e cavalcando lungo il Wadi Musa fino a Petra.

Gli scavi archeologici veri e propri erano già iniziati nel 1929 e sono tutt’ora in corso. La prima vista che ci si offre dopo mezz’ora o più di cavalcata attraverso il Siq – il profondo canyon che conduce a Petra – è molto simile a quello che possiamo vedere nel film di Indiana Jones. Il nome ufficiale del canyon è Wadi Musa, ed è il percorso dal quale la maggior parte dei turisti transita per raggiungere la città.

Le pareti di questo angusto wadi si aprono all’improvviso su un enorme spiazzo di fronte a quello che oggi è detto «il Tesoro», ma che ufficialmente porta il nome di El Khasneh e che costituisce lo scenario principale di Indiana Jones e l’ultima Crociata.

I nabatei lo scolpirono nella morbida arenaria della parete rocciosa, così come fecero per molti altri edifici e strutture della città ormai purtroppo andati perduti. Gli archeologi della Brown University scavano da vari decenni presso il Tempio Grande e in altre zone di Petra. Nel 1998 fu riportata alla luce un’enorme piscina di 45 metri per 21 profonda fino a due metri e mezzo, con un elaborato sistema per riempirla d’acqua, successivamente vennero rinvenuti i resti di un antico giardino che nell’antichità doveva produrre una vista mozzafiato in una regione così arida.

Il fascino di Petra è così forte, il suo panorama così suggestivo che Indiana Jones e l’ultima Crociata non è stato l’unico film ad utilizzarlo come set cinematografico. Anche Trasformers-La vendetta del caduto (2009) per la regia di Michael Bay e Mission to Mars (2000) per la regia di Brian De Palma sono stati girati prendendo a piene mani la bellezza di questo posto incantato.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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