L’inverno della fame e l’epigenetica

Novembre 1944. La seconda guerra mondiale è ormai alle battute finali. Il Terzo Reich è a soli sei mesi da una sconfitta totale ed irreversibile. Il fallimento però dell’operazione alleata Market Garden lascia in mano nazista ancora gran parte del territorio olandese e prolungherà la guerra fino all’aprile del 1945. Due mesi primi i ferrovieri olandesi avevano proclamato uno sciopero generale con l’intento di allentare la presa nazista sui territori occupati. Il risultato però era stato quello di una durissima repressione delle forze di occupazione.

I nazisti posero un embargo generale sui trasporti alimentari diretti nelle regioni occidentali, e fu l’inizio della fame. Le scorte di burro finirono in ottobre, i grassi animali qualche giorno dopo. I tedeschi avevano anche portato via un gran numero di bovini e altre scorte alimentari. Quando nel mese di novembre i tedeschi allentarono l’embargo autorizzando il trasporto di vettovaglie attraverso i canali che formavano una fitta e preziosa rete di trasporto nei Paesi Bassi, l’inverno rigidissimo li aveva resi impraticabili per via del ghiaccio.

Iniziò così quello che verrà ricordato come l’Hongerwinter, l’inverno della fame. Si stima che nell’inverno 1944-45 morirono per effetti diretti della malnutrizione almeno 18.000 olandesi. Fonti dell’epoca rivelano come i bulbi di tulipano e le barbabietole da zucchero fossero abitualmente utilizzati per preparare minestre acquose. Per il periodo settembre-marzo la razione d’olio vegetale per persona fu ridotta a una tazzina al mese.

Anche le patate per altro da tempo razionate, finirono e la razione di pane, che negli anni precedenti del conflitto era di 2200 grammi al mese, a novembre scese a 800 grammi e per arrivare a 400 grammi nell’aprile del 1945. Gli olandesi furono salvati da un ulteriore mattanza dovuta alla denutrizione il 29 aprile 1945, sei giorni prima della fine della guerra, quando due missioni umanitarie degli Alleati sganciarono sui Paesi Bassi tonnellate di generi alimentari.

Le persone sopravvissute alla carestia ebbero una serie di problemi di salute, dai disturbi fisiologici a quelli psichiatrici. All’epoca, Audrey Hepburn aveva quindici anni e come molti altri affrontò lo Hongerwinter, macinando bulbi di tulipano per farne farina per il pane e i biscotti. Da adulta raccontò che essere sopravvissuta alla fame le aveva procurato anemia, problemi respiratori e edema, ed attribuì i problemi di salute che l’afflissero per tutta la vita a quel maledetto inverno del 1944.

I danni alla salute inferti alla popolazione adulta non furono però i soli. Per chi non era ancora nato, invece, c’era un’altra serie di problemi. La malnutrizione della madre ha effetti sull’espressione genica del feto perché ne altera e scombussola il genoma, e così i bambini nati durante lo Hongerwinter vennero al mondo con una serie di disturbi che si portarono dietro tutta la vita. Erano piccoli e sottopeso rispetto alla popolazione e ai fratelli concepiti prima o dopo il periodo di carestia. Avevano una maggiore tendenza all’obesità, al diabete, alla schizofrenia, soffrivano di problemi cardiaci e di tumore al seno.

La malnutrizione è uno dei modi con il quale il mondo esterno interagisce con il nostro patrimonio genetico, questa recente branca della genetica si chiama per l’appunto “epigenetica” che letteralmente significa “oltre la genetica”. Il DNA di un individuo non cambia durante la vita (a meno che non insorga un tumore, oppure il DNA venga colpito da dosi massicce di radiazioni o da agenti mutageni).

Del resto, essendo il DNA presente in ogni cellula, devono intervenire dei meccanismi per far sì che solo i geni giusti si attivino al momento giusto. L’epigenetica è uno di questi sistemi di regolazione genica, un modo per modificare il DNA senza alterarne la sequenza genica. È stata definita da Arthur Riggs e colleghi come “lo studio dei cambiamenti mitotici e meiotici ereditabili che non possono essere spiegati tramite modifiche della sequenza di DNA”.

Quello che succede è che viene ereditata una sorta di “impronta” molecolare sul genotipo che determina il grado di attivazione dei geni, la cui sequenza, però, rimane identica.

L’orrendo “esperimento sociale” dei nazisti nei Paesi Bassi produsse uno straordinario set di dati riguardanti le persone che avevano ridotto alla fame. I sopravvissuti all’inverno della fame furono studiati per tutta la vita e i loro problemi di salute, causati dall’embargo alimentare del Reich, hanno fornito informazioni fondamentali sugli effetti della malnutrizione. Il fatto inaspettato è che parte di questi problemi si sono trasmessi anche ai loro figli.

Nei mammiferi le modificazioni epigenetiche tendono a tornare allo stato originale a ogni nuova generazione, ma in un numero molto ristretto di casi possono trasmettersi anche per un paio di generazioni. I figli dei bambini dell’inverno della fame non erano più piccoli, né avevano un aumentato rischio cardiovascolare; in compenso erano però più grassi, o meglio presentavano più spesso adiposità neonatale, che nella vita adulta si associa a un maggior rischio di sviluppare il diabete o altre patologie. Era la prima volta che si osservava un risultato simile negli umani, e dimostrava che ciò che accade a una madre può non solo influenzare i figli, ma anche i nipoti.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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