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Lo schiavismo? Tutta colpa dello zucchero

Come per le spezie (noce moscata, pepe e chiodi di garofano su tutte) anche la domanda di zucchero è stata così importante e decisiva da cambiare la storia dell’umanità. La molecola dello zucchero modificò il destino di paesi e continenti alla vigilia della Rivoluzione industriale determinando nuove rotte commerciali e nuove colture in tutto il mondo.

La molecola in questione è piuttosto piccola e costituita da sei atomi di carbonio, sei atomi di ossigeno e dodici atomi di idrogeno, lo stesso numero di atomi responsabili del sapore della noce moscata e dei chiodi di garofano, soltanto che questa specifica molecola attiva la sensazione di dolce che è la sensazione più apprezzata dall’essere umano.

Lo zucchero può essere estratto da molte piante, ma essenzialmente nelle zone tropicali dalla canna da zucchero e nelle zone temperate dalla barbabietola da zucchero. Fu lo zucchero ad alimentare il commercio degli schiavi e portare milioni di africani dalla pelle scura nel Nuovo Mondo e furono i forti profitti derivanti dal commercio dello zucchero la “benzina” che alimentò la crescita economica in Europa nel XVIII secolo.

I primi esploratori del Nuovo Mondo segnalarono la presenza di paesi tropicali particolarmente adatti alla coltivazione dello zucchero e gli europei desiderosi di sottrarsi al monopolio medio orientale di questa ambita sostanza iniziarono ad investire massicce risorse.

La coltivazione della canna da zucchero richiede una grande quantità di manodopera che non poteva essere assicurata dai nativi, in gran parte sterminati dai conquistatori e neppure dai pochi schiavi che avevano seguito i loro padroni dall’Europa e che erano di fatto già impegnati al loro servizio.

Per questa ragione i coloni del Nuovo Mondo si rivolsero all’Africa ed alimentarono la tratta degli schiavi. Fino a quel momento la tratta degli schiavi importati dall’Africa Occidentale riguardava soprattutto i mercati interni della Spagna e del Portogallo ed era una propaggine della tratta trans sahariana degli arabi.

Il bisogno di manodopera praticamente gratuita fece esplodere quello che era fino a quel momento un “commercio” minore e ben presto tutte le principali potenze europee, seguite anche da Brasile e Stati Uniti iniziarono ad alimentare un imponente tratta trans oceanica di questi poveri esseri umani. Secondo alcune stime due terzi degli schiavi africani del Nuovo Mondo lavorarono nelle piantagioni di zucchero.

Il primo carico di zucchero lavorato con l’apporto degli schiavi africani risale al 1515 appena 22 anni dopo che Cristoforo Colombo con il suo secondo viaggio aveva “importato” la canna da zucchero nell’isola di Hispaniola. Lo sviluppo di un nuovo liquore, il rum, prodotto con gli scarti della lavorazione dello zucchero, insieme alla crescente domanda europea di questo alimento, fece crescere vertiginosamente il numero degli schiavi sradicati dalla loro terra e portati nelle Indie Occidentali.

E’ impossibile stabilire il numero esatto delle persone catturate nei villaggi dell’Africa Occidentale e vendute come schiavi nel Nuovo Mondo, secondo alcuni storici nei tre secoli e mezzo della tratta circa 50 milioni di esseri umani furono portati coattivamente dall’Africa alle Americhe.

Ancora nei primi venti anni dell’Ottocento su delle navi negriere brasiliane più di 500 esseri umani venivano stipati in stive luride e soffocanti di circa novanta metri quadrati di spazio e alte non più di un metro. I 50 milioni di essere umani trasportati coattivamente nel Nuovo Mondo non comprendono le persone uccise durante le incursioni dei cacciatori di schiavi nei villaggi africani, quelli morti durante il viaggio dall’interno del continente africano alla costa e quelli che perirono durante le orribili traversate oceaniche nella rotta che fu battezzata come the middle passage.

Quando zuccheriamo la nostra tazzina di caffè o prepariamo un dolce pensiamo anche soltanto per un secondo alla terribile tragedia umana compiuta per soddisfare il bisogno di questa piccola ed inebriante molecola.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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