lunedì, Settembre 16

Lo Yeti, tra leggenda e realtà

Fin dalla notte dei tempi, creature terrificanti hanno popolato l’immaginario locale e anche collettivo, producendo credenze e leggende, che ancora esistono, anche in letteratura. Basti pensare , tra gli altri, al famigerato mostro di Lochness, o all’abominevole “uomo delle nevi”, lo Yeti.

Lo Yeti

Questa parola deriva da “yeh-teh”, termine che può essere tradotto nella lingua sherpa come “Quella cosa là” o “Uomo delle rocce”. Un enorme scimmione, con altezza tra 1,80 e 2,40 metri (femmine) e dai 2,30 ai 3,15 metri per i maschi, coperto da una fitta pelliccia bianca o argentata, che lascia scoperta solo mani e piedi, dalle braccia assai lunghe e folta capigliatura.

Avvistamenti e impronte

Dopo i racconti di esploratori in alcune zone della catena himalayana, risalenti all’inizio del 1400, anche nel primo Ottocento, un magistrato inglese, R.R. Hodgson, parlò di una creatura pelosa priva di coda. In seguito, il maggiore L.A.Waddell, nel Tibet, ad un’altezza superiore ai 5.000 metri, raccontò di aver visto da vicino un essere simile, di aspetto quasi umano, alto almeno un paio di metri. Notò che “il suo sguardo era di una tristezza indicibile, pari soltanto alla desolazione delle plaghe himalaiane inospitali, in cui si muoveva”.

Poi si sono trovate più volte grandi impronte. Nel 2019 ne sono state fotografate e diffuse alcune lunghe 81 cm e larghe 38 cm, da parte di esponenti dell’esercito indiano, che hanno affermato quindi di aver trovato le prove incontrovertibili dell’esistenza dello yeti. La comunità scientifica si è mostrata piuttosto scettica a riguardo, notando che tali impronte appartengono ad un solo piede, come se l’essere procedesse soltanto a salti. Comunque, più di recente, il 27 novembre 2021, ne sono state trovate altre, nei pressi di Rolwaling (Nepal centro-orientale), al confine col Tibet.

Altro che abominevole uomo delle nevi…

Per molti anni sono stati approntati appostamenti, detti “fototrappole”, in certe zone, passeggiate lungo sentieri del bestiame, oltre a interviste a persone locali. Proprio dall’esame di alcune impronte insieme al reperimento di segni ben precisi, come scavi, impronte e feci, ha permesso ad una ricerca condotta da Madhu Chetri del National Trust for Nature Conservation e pubblicata nel 2021 di stabilire in modo sicuro che lo Yeti non è altri che l’orso bruno tibetano (Ursus arctos pruinosus), grande mammifero carnivoro, che vive in ambienti ad alte quote, associato a marmotte himalayane e altri piccoli roditori. Una sua caratteristica distintiva sarebbe la presenza di un collare di colore giallo, tipo sciarpa.

Gli studiosi hanno ipotizzato che questa specie animale sia quasi estinta e sopravvivano ad oggi un numero di esemplari intorno alla ventina di unità. Questi rari orsi sono in pericolo per il bracconaggio, per l’allargamento continuo degli insediamenti umani, i pascoli eccessivi e per la diminuzione delle loro prede abituali. Una loro deprecabile estinzione metterebbe fine agli avvistamenti dello Yeti, una creatura che ha alimentato per secoli le ali dell’immaginazione non soltanto alla popolazione locale ma di tutti gli appassionati di misteri e miti.

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