Storia

L’ultima vittoria di Roma

Nel V secolo dopo Cristo di quello che era stato uno degli imperi più potenti dell’Occidente restava ben poco. Diviso in due parti, quella orientale con capitale Costantinopoli e quella occidentale con capitale Roma e poi Ravenna, era stato di fatto smembrato e occupato da popolazioni barbare che in cambio di appoggi militari si erano ritagliati feudi che governavano autonomamente.

Dell’esercito romano dei tempi della Repubblica o dei primi secoli dell’Impero poi non rimaneva praticamente niente, non l’organizzazione (il concetto di legione era di fatto sparito), né la composizione etnica, ormai gli italici erano una sparuta minoranza, persino tra i gradi superiori e anche numericamente dipendeva dagli apporti delle popolazioni barbare “amiche” che si facevano ricompensare profumatamente. In questa atmosfera da crepuscolo degli Dei, ci sarà spazio però per ancora una clamorosa vittoria militare, e contro uno dei più temibili condottieri barbari: Attila. Il merito di questo canto del cigno è tutto di Flavio Ezio, uno degli ultimi grandi generali romani.

Flavio Ezio, un romano della Bulgaria

La cittadinanza romana concessa a quasi tutti gli abitanti dell’Impero da Caracalla nel 212, era sempre stato un prezioso strumento di assimilazione ai valori ed alle leggi di Roma. Flavio Ezio nasce intorno al 390 in una piccola cittadina bulgara della Mesa Inferiore. Suo padre era un noto e rispettato generale romano, probabilmente di origini gotiche, sua madre di cui non ci è pervenuto il nome, era una nobildonna italica.

Da ragazzo servì probabilmente alla corte imperiale, arruolato nell’unità militare dei tribuni praetoriani partis militaris. Dal 405 al 408 fu dato in ostaggio ad Alarico I, re dei Visigoti, dal quale imparò l’arte della guerra. Nel 409 fu inviato ancora come ostaggio presso Rua, re degli Unni e qui ebbe non soltanto modo di familiarizzare con le tecniche di guerra di questa agguerrita popolazione nomade ma anche di intrecciare saldi rapporti amicali con alcuni di essi. Queste amicizie forniranno a Flavio Ezio, nel proseguio della sua vita, forti contingenti di guerrieri unni che l’abile comandante userà come forza d’elite delle sue truppe.

Attila, il Flagello di Dio

L’antefatto che porterà alla battaglia dei Campi Catalaunici, può forse iniziare nel 444 quando secondo alcune fonti Attila uccide il fratello con cui per dieci anni aveva diviso il compito di regnare succedendo allo zio Rua. Flavio Ezio che oltre ad essere un valente generale era anche un abile diplomatico, inviò un’ambasceria per cercare di formalizzare dei nuovi trattati con Attila, diventato ormai unico Re degli Unni. Questa mossa però non riscosse il successo sperato per l’ambizione di Attila di allargare il proprio territorio. Inizialmente però le sue mire di conquista si rivolsero all’Impero romano d’Oriente trascurando l’Occidente, fin quando, nel 450, a Onorio non succedette Marciano, per nulla intenzionato a pagare i tributi richiesti da Attila.

Verso la fine del 450 Attila iniziò ad ammassare truppe lungo i confini e inviando perentorie richieste ai popoli tributari. Inoltre fece giungere alla corte ravennate la volontà che gli si cedesse il controllo di buona parte dell’Impero d’Occidente, o di quello che ormai rimaneva. All’imperatore Valentiniano, orfano della madre che per anni aveva sia assicurato la reggenza dell’Impero che la co-gestione quando l’imperatore era cresciuto abbastanza per potersi occupare degli affari di Stato, non rimase che rivolgersi a Flavio Ezio, all’epoca una delle figure più importanti e carismatiche di Roma.

Preparativi per la battaglia

Flavio Ezio non può più contare sulle truppe unne di cui si era spesso servito in passato e per questo avvia una serie di contatti con i popoli potenzialmente interessati a difendere quella che un tempo era stata la provincia romana della Gallia. Sotto leinsegne di Roma, al comando di Ezio, si radunarono i suoi buccellarii e quei Franchi fedeli al re Meroveo, figlioccio del condottiero. Risposero poi positivamente all’appello i Visigoti di Teodorico e gli Suebi, più volte scontratisi con Ezio, ma che volevano difendere a tutti i costi i territori che avevano ottenuto in Gallia, versando un forte tributo di sangue. A questi si aggiunsero i superstiti dei Burgundi e degli Alani e i riottosi Bacaudae.

Barbari contro barbari

La campagna inizia ufficialmente nella primavera del 451 quando Attila varca il Reno dirigendosi verso la Gallia Belgica Prima. Gli Unni e i loro Alleati costituivano un’armata potentissima che il 7 aprile giunge nei pressi dell’attuale Metz, la conquista e la saccheggia. Il primo obbiettivo è infatti tipico delle incursioni barbariche, grandi o piccole che siano, fare bottino. Da qui l’esercito di Attila si divide in diversi tronconi e una colonna si inoltrò per la Champagne, attraversando la zona di Troyes, giungendo infine in vista della Civitas Aurelianorum, l’attuale Orleans.

Gli Unni avevano appreso dalle popolazioni romanizzate anche alcune tecniche di battaglia e di assedio, per cui costruirono degli arieti per attaccare la città che sarebbe caduta senz’altro, se Flavio Ezio non fosse intervenuto tempestivamente inducendo alla fuga gli Unni. I due eserciti però erano ormai a diretto contatto. Sede dello scontro sono i vasti campi dello Champagne, necessari per far manovrare la cavalleria che costituisce il nerbo di entrambi gli schieramente. I Campi Catalaunici così chiamati dall’antica popolazione celtica dei Catuvellauni, diverrano la sede dell’ultima grande vittoria di Roma.

Il teatro di battaglia si estende per 100 leghe in lunghezza e 70 in larghezza. Una lega gallica equivale a circa 1500 passi, e gli eserciti sono contenuti a nord da un colle e a sud da un fiumiciattolo. Gli storici però non sono tutti d’accordo sull’ubicazione di questa battaglia e ci sono almeno altri tre o quattro possibili collocazioni.

20 giugno 451

Lo scontro che avviene il 20 giugno 451 (qualche fonte sostiene la data del 30 settembre) assomiglia uno scontro di civiltà. Da una parte barbari per lo più assimilati ai valori e alla cultura romana, in gran parte cristianizzati dall’altra “ultra barbari”, pagani e che non hanno, se non in modo superficiale recepito la sostanza di cosa vuol dire essere cittadino romano. Gli Unni poi si prestano alle peggiori raffigurazioni, così scrive di loro Sidonio Apollinare: “Una nuova piaga è costituita da schiere sciamanti di inaudita ferocia: terribili, avide di bottino, violente e giudicate ‘barbare’ persino tra i barbari”.

Altri storici definirono questo scontro tra Roma e Attila come la “Battaglia delle Nazioni” per il grande numero di popoli coinvolti. Attila schierò le sue truppe di buon mattino ma l’ordine era quello di non ingaggiare battaglia prima del pomeriggio inoltrato. In questo modo il condottiero unno voleva in caso di sconfitta o di ritirata assicurarsi la protezione delle prime ombre della notte. Il primo obiettivo per i due eserciti era quello di assicurarsi il controllo di una piccola catena montuosa che si ergeva alla fine di un declivio, assicurarsi una posizione sopraelevata infatti avrebbe dato un indubbio vantaggio difensivo.

Lo schieramento di battaglia

Secondo alcune fonti Ezio si posizionò sul fianco sinistro con i suoi buccellarii, mentre affidò l’ala destra ai Visigoti di Teodorico. Al centro i meno affidabili Alani di Sangibano che pochi giorni prima avevano quasi consegnato la città di Orleans al nemico. Attila invece si posizionò al centro dello schieramento con i suoi Unni, sul fianco sinistro schierò gli Ostrogoti e su quello destro i Gepidi di Ardarico, con alcuni rinforzi provenienti da altri popoli germanici, unitisi ad Attila.

Lo scontro tra Visigoti e Ostrogoti sarà forse il fatto più sanguinoso della battaglia. La battaglia inizia con un fitto lancio di asce da parte dello schieramento romano.

La battaglia

Gli Unni risposero con numerose cariche di cavalleria e facendo piovere un nugolo di frecce sugli Alani di Sangibano che si scompaginarono. Nella pianura era iniziato lo scontro tra Visigoti e Ostrogoti, mentre le truppe scelte dell’esercito imperiale, guidata da Ezio in persona, avevano conquistato la cima dell’altura e si preparavano a respingere le truppe inviate da Attila. Gli Unni respinti da Ezio, ripiegando disordinatamente verso il contingente principale guidato da Attila scompaginarono le linee nemiche.

Negli stessi minuti, guidando una carica di cavalleria l’anziano re Teodorico fu ucciso probabilmente trafitto da una lancia, il comando dei Visigoti passò allora al figlio che riuscì a ricacciare indietro gli Ostrogoti. Il sole iniziava a calare sulla pianura disseminata di cadaveri. Attila si ritirò trincerandosi nelle sue retrovie dove aveva posizionato i carriaggi delle salmerie e fatto scavare profondi fossati. Il condottiero unno è’ come un leone ferito. Il giorno dopo la luce dell’alba illumina uno spettacolo spettrale e agghiacciante, la pianura pullula di cadaveri e se le cifre riportate dai cronisti dell’epoca sono certamente esagerate, qualcuno scrive di 160.000 morti, le perdite umane sono davvero impressionanti per l’epoca.

Ezio circonda il campo unno. Ha in mano Attila e i suoi uomini, il generale romano sa che le scorte di cibo e acqua dell’esercito unno sono risicate e che al nemico non rimane che tentare una sortita suicida. Qui però Flavio Ezio fa entrare in gioco la sua seconda grande qualità, quella del politico e diplomatico e permette all’esercito unno di allontanarsi in buon ordine. I motivi di questa scelta che può apparire incomprensibile sono di natura geopolitica.
Ezio è pienamente consapevole che la possibile salvaguardia dell’Impero d’Occidente è vincolato al fatto che nessuna delle popolazioni barbare diventi troppo potenti. Questo delicato gioco di equilibri è fondamentale per preservarne se non la totale integrità territoriale, la supremazia politica. Purtroppo questo ragionamento si rivelerà un calcolo sbagliato e l’anno successivo Attila superò le Alpi e distrusse sistematicamente tutte le città dell’Italia settentrionale, da Aquileia a Milano.

Natale Seremia

Appassionato da sempre di storia e scienza. Divoratore seriale di libri e fumetti. Blogger di divulgazione scientifica e storica per diletto. Diversamente giovane. Detesto complottisti e fomentatori di fake news e come diceva il buon Albert: "Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi."

Recent Posts

L’esplosione di nova T Coronae Borealis, un evento stellare unico

I ricercatori hanno previsto che un sistema stellare, situato a 3.000 anni luce di distanza…

11 ore ago

Le origini del genere horror

L’horror non sopporta, contrariamente al western o ai film di guerra, definizioni troppo precise. Il nucleo…

2 giorni ago

La nuova cometa A11bP7I che sfiorerà il Sole

L’oggetto scoperto potrebbe essere probabilmente una nuova cometa Kreutz

2 giorni ago

Il Tesoro di Rahal: un’avventura da vivere tra storia, cultura e sapori nel cuore di Racalmuto

Nel cuore della Sicilia, a una manciata di chilometri  da Agrigento, si trova Racalmuto, borgo…

5 giorni ago

Alberi dalle strane forme

Nel corso del tempo la Natura ha creato tutta una serie innumerevole di forme variegate…

5 giorni ago

Luna: piccole perle di vetro segno di recente vulcanismo

La Luna potrebbe aver avuto vulcani attivi fino a tempi relativamente molto recenti

5 giorni ago