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Maggio 1941: la fine dell’Impero

Il “maggio radioso” come la retorica della propaganda fascista battezzerà questo mese, si apre dopo un anno di disfatte militari delle forze armate italiane catapultate in guerra, senza alcuna preparazione e con una drammatica insufficienza di ogni tipo di equipaggiamento, dalle forniture belliche al vestiario.

Grazie all’intervento tedesco le sorti dei fronti africano, greco e balcanico si stavano raddrizzando. Le cose continuavano ad andare molto male in Etiopia dove le truppe italiane erano ormai assediate sui contrafforti dell’Amba Alagi.

Nonostante il rigoroso bavaglio messo ad una stampa conformista ed allineata, ormai anche l’uomo della strada intuiva che la guerra, quella vera, era tutt’altra cosa da quello che emergeva dai giornali. A vincere erano sempre i tedeschi e questo l’uomo comune lo capiva bene, nonostante che le veline del Ministero della Propaganda imponessero ai giornali di parlare sempre di “vittorie dell’Asse” e talvolta perfino delle “forze italo-germaniche“.

In quel mese la stampa di regime evitò clamorosamente di parlare adeguatamente di uno dei fatti più controversi ed inspiegabili di tutta la seconda guerra mondiale: la fuga di Rudolf Hess in Inghilterra con una trasvolata che ha del leggendario e che abbiamo già raccontato su Scienza & Dintorni con l’articolo “Il volo di Hess“.

La velina del MINCULPOP diramata in proposito ordinava: «12-5-41. La notizia riguardante Hess va pubblicata senza rilievo nel pastone da Berlino. Senza commenti». La grancassa mediatica della propaganda fascista invece si scatenò in quel mese primaverile, del secondo anno di guerra, per la nuova provincia italiana acquisita con l’occupazione, Lubiana e soprattutto per una nuova corona che andava a rimpinguare l’altisonante florilegio di titoli di casa Savoia.

Quest’ultima era la corona di Croazia ora amministrata dal governo filo fascista di Ante Pavelic. Vittorio Emanuele era però tutt’altro che felice di questa nuova corona, già sentiva su di se, tutta la ridicolaggine del titolo di imperatore, proprio mentre negli stessi giorni, Hailé Sellassié entrava trionfalmente in Addis Abbeba.

Per questo il sovrano decise di “sbolognare” la corona di Re di Croazia ad un altro membro di Casa Savoia. L’uomo più adatto era certamente il Duca di Aosta ma, questi era al momento circondato nella ridotta dell’Amba Alagi. La scelta finale pertanto cadde sul fratello Aimone d’Aosta.

Costui faceva la bella vita in quel di La Spezia, con il grado di ammiraglio comandava il dipartimento dell’Alto Tirreno della Marina. Il neo sovrano non la prese bene e pur costretto ad accettare la corona di Re di Croazia non lascerà La Spezia e soprattutto non porrà piede neppure per un minuto sulle sue “nuove terre”.

Nel frattempo dopo una strenua resistenza, il contingente italiano asserragliato sull’Amba Alagi, inferiore per numeri e mezzi, rimasto in pratica senza più acqua e viveri, si dovette infine arrendere ai britannici. La resa con l’onore delle armi avvenne il 17 maggio 1941. Poco prima della resa il Duca d’Aosta autorizzò gli ufficiali a lasciar tornare nei propri villaggi le truppe indigene. A fronte di tale autorizzazione – come risulta dai Bollettini del SIM (Servizio Informazioni Militare) conservati presso l’Archivio Centrale di Stato di Roma, rubricati sotto l’anno 1941 – gli abbandoni non furono superiori alla quindicina di casi.

L’Impero italiano era definitivamente finito.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Come eravamo in tempo di guerra, di A. Petacco

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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