lunedì, Settembre 16

Marlen Dietrich al fronte

La mattina del 7 maggio 1945 ai cancelli del campo di concentramento di Bergen Belsen si presenta una donna in uniforme dell’esercito statunitense. Al tenente colonnello britannico Arnold Horwell, da poco nominato vicecomandante incaricato della liquidazione del lager si presenta come il Capitano Dietrich. L’ufficiale britannico dopo un attimo di smarrimento non fatica a riconoscere una delle più famose ed attraenti stelle del cinema dell’epoca: Marlene Dietrich.

La diva sta cercando la sorella Liesel che le è stata segnalata nel famigerato campo di concentramento. Il lager di Bergen Belsen era stato liberato appena tre settimane prima e negli ultimi mesi di guerra era stato il campo dove erano morti il maggior numero di prigionieri. Solo nel marzo 1945 vi persero la vita 18.168 internati su una media di 45.000 deportati, fra questi le sorelle Anne e Margot Frank.

Marlene Dietrich era a Monaco al seguito del generale USA Omar Nelson Bradley in qualità di accompagnatrice delle truppe americane e solo il 6 marzo aveva saputo che una certa Elisabeth Will si era presentata agli inglesi che avevano l’incarico di sovrintendere allo smantellamento di Bergen Belsen dichiarando di essere sua sorella. La star di Hollywood era sei anni che non aveva notizie della sorella e riteneva pertanto plausibile che i nazisti l’avessero imprigionata come vendetta nei confronti di una concittadina famosa che da una potenza nemica faceva di tutto per sostenere la guerra contro il regime hitleriano.

Il generale Bradley gli mette a disposizione il suo aereo personale e con esso raggiunse il campo di aviazione militare di Fassberg nella Lüneburger Heide, e da lì con una jeep percorse i 30 chilometri che la separavano da Bergen-Belsen. Quando finalmente gli inglesi gli portano davanti la sorella con orrore Marlene scopre che Elisabeth non è mai stata deportata o perseguitata dai nazisti, anzi con il marito Georg durante la guerra aveva gestito una sala cinematografica riservata alle truppe, in cui i soldati della Wehrmacht, ma anche gli uomini delle Ss che prestavano servizio nel lager andavano in cerca di divertimento e svago.

Profondamente turbata la Dietrich propose un patto alla sorella, lei l’avrebbe aiutata economicamente in cambio della sua assoluta riservatezza, mai e poi mai avrebbe dovuto ammettere pubblicamente di essere la sorella di Marlene Dietrich. L’attrice infatti era terrorizzata che il passato oscuro e complice di Elisabeth potesse infangare e rovinare la sua reputazione e squalificare un impegno intenso e sincero a fianco delle truppe statunitensi nella lotta contro il regime sanguinario nazista.

Marlene (al secolo Marie Magdalene) Dietrich, era nata nel dicembre del 1901 nel quartiere di Schönberg a Berlino, ed era cresciuta con la sorella Elisabeth, più grande di due anni, in un’agiata famiglia borghese. Le due sorelle, fin da giovanissime non potevano essere più diverse, rotondetta, sottomessa e timida Elisabeth; ribelle, affascinante ed intraprendente Marlene che si opponeva alla rigida educazione prussiana della famiglia. Nel 1918, poco prima della maturità Marlene abbandonò la scuola ed iniziò a frequentare la vita culturale berlinese facendo le sue prime apparizioni sul palcoscenico con ruoli secondari.

Esordisce anche nel cinema muto e girando il film Tragödie der Liebe (“Tragedia d’amore”), conobbe l’aiuto regista Rudolf Sieber che sposò nel maggio del 1923. Nel dicembre del 1924 diede alla luce Maria, la sua unica figlia. Poi nel 1929 la svolta: la nota il regista hollywoodiano Josef von Sternberg che le offre la parte di Lola Lola nel film “L’Angelo Azzurro”. La sua performance nel film è talmente strepitosa da oscurare quello che doveva essere il vero protagonista della pellicola Emil Jannings.

Di colpa Marlene diventa una star internazionale. Dopo la prima berlinese del film segue Josef von Sternberg negli Stati Uniti dove la Paramount le offrì un contratto di sette anni con un’ottima retribuzione. Il primo film americano fu Marocco, girato nell’ottobre 1930, nel quale cantava due canzoni e che le valse la candidatura all’Oscar come migliore attrice. Marocco uscì negli Stati Uniti prima de L’angelo azzurro (dicembre 1930) e nel marzo 1931 arrivava già nelle sale Disonorata: in pochi mesi era già diventata una star cinematografica mondiale.

Poi Sternberg girò in rapida sequenza altri film con lei, fra questi Shanghai Express (1932), Venere bionda (1934), L’imperatrice Caterina (1934), Capriccio spagnolo (1935). Nel 1934 arrivò a guadagnare 350 000 dollari l’anno, una cifra astronomica che la rendeva una delle persone più ricche degli Stati Uniti.

Il successo strepitoso di Marlene non era passato inosservato in Germania e Goebbels provò in tutti i modi a convincere l’attrice a ritornare in patria. Marlene respinse però tutte le lusinghe e nel marzo del 1937 chiese la cittadinanza americana. La procedura durerà ben due anni e nel giugno del 1939, finalmente, la Dietrich diventa una cittadina americana. Lo scoppio della guerra in Europa lascia inizialmente molto fredda l’opinione pubblica americana ma nel 1941 il proditorio attacco giapponese a Pearl Harbour provoca un’ondata di sdegno e di odio al limite del razzismo verso il nemico asiatico.

Marlene Dietrich che si sente in debito verso il paese che le ha dato libertà, successo e tanti soldi viaggerà per tutti gli Stati Uniti per promuovere i prestiti di guerra. Con altri divi americani visitò i soldati feriti e cucinò per i soldati nella Hollywood Canteen. il famosissimo locale nato durante la Seconda Guerra Mondiale su iniziativa degli attori John Garfield e Bette Davis per rallegrare i soldati in licenza dal fronte.

Poi Marlene decide di partecipare attivamente alla lotta contro la Germania hitleriana, come scriverà molti anni dopo nelle sue memorie: “Mi sentivo corresponsabile della guerra provocata da Hitler. Volevo dare una mano per porle fine il più in fretta possibile,” Presenta quindi una domanda all’USO (United Service Organizations) che viene accolta e nell’aprile del 1944 Marlene volerà ad Algeri e da li seguirà la campagna d’Italia con le truppe statunitensi. Prima di sbarcare in Italia però la Dietrich presterà la sua voce ad una canzone molto amata non soltanto dai soldati tedeschi ma anche da quelli angloamericani, “Lili Marlen”.

Nel settembre del 1944, dopo un breve soggiorno a New York, Marlene Dietrich partì per la sua seconda tournée in forza alle Uso. Da Parigi si unì all’avanzata delle truppe del generale George S. Patton. Durante l’ultima offensiva tedesca della seconda guerra mondiale, quella delle Ardenne fuggì per miracolo all’accerchiamento dell’unità a cui era aggregata con il grado di capitano.

A Plzeň, sovietici e americani festeggiarono insieme la vittoria e per la prima volta Marlene Dietrich cantò anche davanti ai soldati dell’Armata Rossa. Prima di ritornare negli Stati Uniti in conclusione del suo impegno nella lotta contro la Germania nazista, assicurò alla sorella la maggior parte degli introiti derivanti dalla vendita dei dischi delle sue canzoni in Germania, in cambio Elisabeth onorerà il patto siglato con l’attrice non affermando mai in pubblico di essere sua sorella.

Dopo la guerra Marlene girerà ancora qualche film, tra questi merita una citazione “Scandalo Internazionale” per la regia di Billy Wilder e nel 1953 inaugurerà una nuova carriera: quella di cantante. Amava l’Italia in cui soggiornò diverse volte (parlava un buon italiano) mentre il suo rapporto con la Germania sarà sempre ambivalente, molti tedeschi la consideravano una “traditrice della Patria“. Nel 1947 invece gli Stati Uniti avevano conferito alla Dietrich la “Medal of Freedom“, la massima onorificenza per i civili.

Il 7 maggio 1973 morirà la sorella Elisabeth Will per le conseguenze di un incendio scoppiato nel suo appartamento. Nel 1976 Marlene perderà il marito Rudolf Seiber con il quale era sposato dal 1923 e che non l’aveva mai abbandonata nonostante l’attrice lo avesse ripetutamente tradito con una serie di storie, tra le quali spicca quella con il romanziere Erich Maria Remarque.

Nel settembre del 1975, dopo una caduta su un palcoscenico di Sydney in seguito alla quale si ruppe un femore, smise di esibirsi anche come cantante. Si ritirò a vita privata e visse fino alla morte, avvenuta il 6 maggio 1992, nel suo appartamento parigino di Avenue Montaigne, non lontano dagli Champs-Élysées. In questa casa, dieci anni prima, durante un’intervista, alla domanda se avesse avuto fratelli o sorelle, la DIetrich rispose con un lapidario “NO”.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Otto giorni a maggio, V. Ullrich

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