giovedì, Settembre 19

Mi hai fatto venire la pelle d’oca!

Con questa espressione sottolineiamo, a volte, l’intensità di certe sensazioni o emozioni. La piloerezione, volgarmente chiamata pelle d’oca si verifica tipicamente quando una persona accusa freddo intenso, sperimenta emozioni forti come la paura, la nostalgia, la gioia, lo stupore, l’ammirazione e l’eccitazione sessuale.

Si tratta dell’erezione dei peli dell’epidermide dovuta alla contrazione dei muscoli erettori dei peli in conseguenza di stimoli nervosi. La piloerezione si caratterizza per la comparsa transitoria di piccoli rilievi cutanei ravvicinati tra loro, una sorta di piccolissimi dossi o collinette cutanee che si formano per una contrazione totalmente involontaria, riflessa, dei muscoli erettori del pelo.

Si tratta di un fenomeno non soltanto umano ma che appartiene anche a molti animali, soprattutto quelli a pelo lungo ma anche ad alcune specie di uccelli e di rettili (in questo caso a sollevarsi sono le piume o le squame). Mentre negli animali è più facile intuire la funzione di questo subitaneo innalzamento pilifero, in genere accade quando si sentono minacciati e vogliono apparire un po’ “più grandi” di fronte alla minaccia di un potenziale predatore, nell’uomo il dibattito sulla funzione della “pelle d’oca” non è ancora del tutto concluso.

La tesi più accredita è quella che ci troviamo di fronte ad un “vicolo cieco evolutivo“. Amy Paller, una dermatologa della Feinberg School of Medicine della Northwestern University, spiega che si tratta di un “tratto vestigiale”, sostanzialmente di una caratteristica che probabilmente era utile per i nostri lontani antenati ominidi, che avevano i peli effettivamente più lunghi, ma che oggi non è più utile anche se non è ancora scomparsa.

In altri termini, un po’ come il coccige ci portiamo dietro funzioni o elementi anatomici che decine di migliaia, se non centinaia di migliaia di anni fa, avevano una loro ragion d’essere ma che oggi, sono privi totalmente di qualsiasi utilità. Degli “scarti evolutivi” che l’uomo si porterà dietro ancora per un tempo lunghissimo.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

notiziescientifiche.it

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