Cinema, Libri e Musica

L’arte nella guerra. La musica come antidoto

Sono trascorsi quasi due anni e mezzo dallo scoppio della guerra in Ucraina. Il conflitto non sembra avvicinarsi alla conclusione, anche a seguito della conferenza tenutasi il 16 giugno 2024 in Svizzera. Lungi dall’addentrarsi in questioni geopolitiche internazionali, questo articolo dedica dello spazio a un potenziale strumento di pace: la musica.

Cultura ucraina

In tempi recenti siamo venuti a conoscenza di un Paese e di una cultura che forse, perlomeno alla maggior parte di noi, erano sempre rimasti piuttosto nell’ombra. Ciò è stato possibile da un lato grazie all’interesse da parte dei media, ma non solo. Sul web hanno goduto di particolare notorietà alcune interpretazioni della canzone popolare ucraina Ой, у вишневому саду (Oh, in the cherry orchard). La nostalgica melodia sembra catturare il dolore di un popolo che, per ragioni sia storiche che ambientali, si è trovato più volte a combattere per la propria sopravvivenza.

Tra creazione e distruzione

Music is the only thing that saves you morally and distracts you from what is happening around you. Queste sono le parole del giovane compositore Rostyslav Holubov, che ha scritto una fantasia per chitarra classica sul tema della canzone popolare. Cos’ha di speciale questo arrangiamento? La chitarra classica, tra tutti gli strumenti, è probabilmente quello che permette di produrre la più vasta gamma di suoni.

L’ascolto, inoltre, richiede ambienti tranquilli e di estensioni ristrette. È nella natura di questo strumento, insomma, indurre all’introspezione e all’espressione della propria personalità. Holubov parla della musica come di qualcosa che distrae, ma in questo caso è ben più di una distrazione.

Si tratta di un promemoria a quanto di bello (nel suo senso più pieno) l’uomo sia in grado di fare, e ciò dovrebbe dissuadere dalla realizzazione del suo opposto. Il pezzo mette dunque in particolare risalto il fascino della creazione artistica individuale grazie al contesto di distruzione in cui è collocato, e al contempo veicola i valori fondanti di una cultura.

Allego qui la splendida interpretazione di Stephanie Jones, e lascio parlare le note.

Politica ed emozioni

Non sarà certo l’arte a fermare la guerra in Ucraina e le altre in corso. Ma la musica, in particolare quella popolare, ha un potere speciale: quello di permettere all’ascoltatore di esperire precise emozioni associate a un popolo.

In un mondo ideale, essa dovrebbe avere il suo spazio nelle dinamiche politiche internazionali: purtroppo non è così, e non potrà neanche mai esserlo. Ma non per questo bisogna smettere di fare musica: anzi, occorre farne sempre di più per ricordare al sistema che, in mezzo a tutto, esso è una macchina alimentata da individui e culture caratterizzati da complessi mondi emotivi. È fondamentale conoscere entrambi per far sì che questa macchina continui a funzionare.

Didier Bernasconi

Laureando in letteratura e linguistica italiana e interessato alla cultura a tutto campo. Apprezzo la scrittura chiara, lineare e sintetica: faccio del mio meglio per realizzarla. Scrivere è condivisione.

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