giovedì, Settembre 19

NASA: stimata l’esplosione di Tonga a 10 megatoni

I ricercatori della NASA hanno stimato l’esplosione di Tonga a 10 megatoni. Il vulcano ha generato un esplosione 500 volte più potente della bomba atomica di Hiroshima. Secondo James Garvin, capo scienziato del Goddard Space Flight Center della NASA, “Siamo riusciti a stimarla ad una potenza che sfiora i 10 megatoni”.

L’esplosione è stata sentita persino in Alaska, un evento che secondo Michael Poland, un geofisico dell’US Geological Survey, è uno dei più potenti a livello di impatto sonoro avvenuti in oltre un secolo.

Secondo il ricercatore “questa potrebbe essere l’evento più rumoroso dall’eruzione del vulcano indonesiano Krakatau, avvenuta nel 1883”. Quest’ultima fu una massiccia eruzione del 19° secolo, che uccise migliaia di persone e rilasciò così tanta cenere che gettò nell’oscurità gran parte della regione.

James Garvin, ritiene che al momento il peggio sia passato per quanto riguarda l’eruzione del Tonga. Il ricercatore ha aggiunto che: “Se il riferimento delle eruzioni vulcaniche di questo tipo avvenute in passato hanno un riscontro scientifico, allora non avremo un’altra di queste esplosioni per un bel po’ di tempo”.

L’esplosione del Tongo

Tonga, tre giorni dopo l’esplosione, rimane in gran parte tagliata fuori dal mondo. I cavi di comunicazione sottomarini sembrano essere stati tranciati e l’aeroporto è tutt’ora ricoperto di cenere. Questa situazione ha comportato il blocco dei voli di soccorso verso la capitale Nuku’alofa. L’esplosione del vulcano ha provocato uno tsunami che ha inondato la costa occidentale dell’isola principale di Tongatapu, provocando così gravi danni.

Il vulcano Tongo era stato già oggetto di studio da parte della NASA. Le isole che formano Tonga, secondo James Garvin, sono situate lungo una zona di subduzione, in cui una parte della crosta terrestre si immerge sotto ad un’altra. Il ricercatore continua spiegando che: “non sappiamo quando si è formato questo vulcano, caratterizzato da un grande anello sommitale di colline”.

Lungo la caldera, tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, l’attività vulcanica ha formato una specie di piattaforma che si è sollevata dal mare, creando così una nuova isola. Successivamente l’attività vulcanica ha collegato l’isola, nota come Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, a due isole molto più antiche su entrambi i lati.

Hunga Tonga-Hunga Ha’apai è stata completamente distrutta dall’esplosione secondo quanto riportato sia da Dan Slayback, un ricercatore per Goddard della NASA, che da Science Systems and Applications Inc.

Dan Slayback ha affermato che: “L’esplosione è stata talmente massiccia che sembrava avesse preso dei pezzi dalle isole più antiche vicine. Non era cenere, era roccia solida, fatta a pezzi. E’ stato davvero sorprendente vedere cosa fosse accaduto”.

La causa dell’esplosione

Secondo James Garvin anche la forma dell’isola ha avuto la sua influenza. L’isola, mentre si innalzava sul mare, presentava degli strati di magma liquido che riempivano una rete di camere sotto di essa. L’esplosione, molto probabilmente, è stata innescata da un improvviso cambiamento nella struttura sotterranea, forse causato dall’allagamento dovuto dall’acqua di mare. L’eruzione, nonostante tutta la sua forza esplosiva, secondo Michael Poland è stata in realtà relativamente piccola.

L’eruzione del Monte Pinatubo avvenuta nel 1991, ad esempio, ha espulso cenere e fumo per ore, a differenza degli eventi di Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, che sono durati meno di 60 minuti. 

Conclusioni

L’eruzione, secondo i ricercatori, non dovrebbe causare cambiamenti a breve termine nel clima terrestre, come accaduto in passato durante grandi eruzioni. Un aspetto sorprendente secondo Michael Poland è come un’eruzione così relativamente piccola possa creare una tale esplosione e uno tsunami.

Michael Poland, a tal proposito ha dichiarato che. “L’esplosione ha avuto un impatto smisurato, ben oltre l’area che ti saresti aspettato se fosse stato completamente al di sopra dell’acqua. Questo aspetto crea molti quesiti”.

James Garvin, insieme ad altri scienziati, vuole effettuare ulteriori indagini sull’area intorno alla caldera del vulcano. L’analisi delle immagini satellitari sono attualmente in corso, a cui forse seguiranno missioni eseguite con dei droni. Appena il vulcano diverrà una zona sicura, durante il corso di quest’anno, sarà visitato dai ricercatori, così da ottenere nuove informazioni sull’area.

Questo è stato indubbiamente una vicenda orribile per i tongani, ma è un avvenimento che potrebbe divenire un punto di riferimento, un tipo di evento spartiacque per quanto riguarda la vulcanologia.

FONTE:

https://www.npr.org/2022/01/18/1073800454/nasa-scientists-estimate-tonga-blast-at-10-megatons?t=1642593759628

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights