giovedì, Settembre 19

Nel cielo di Nettuno è stata individuata una gigantesca tempesta

Il telescopio spaziale Hubble è riuscito ad immortalare gli spostamenti che sta subendo la tempesta, che era stata scoperta a settembre del 2018 sul pianeta Nettuno. Secondo le immagini sembra che la tempesta abbia subito un improvvisa inversione ad U spostandosi verso nord, molto lontano da una sua probabile fine, che sarebbe avvenuta se si fosse diretta verso l’equatore.

Il telescopio Hubble ha inoltre individuato anche un’altra macchia che è apparsa successivamente all’inversione. Molto probabilmente la nuova macchia è un “frammento” del grande vortice, che separandosi ha provocato il cambio di direzione della tempesta.

La tempesta, che risulta essere più grande dell’oceano Atlantico, si è formata nell’emisfero settentrionale di Nettuno. Un anno dopo la scoperta le osservazioni hanno evidenziato gli spostamenti della tempesta in direzione sud, verso l’equatore, dove gli esperti avevano previsto la sua sparizione. In maniera imprevedibile Hubble ha osservato che il vortice della tempesta ha cambiato la sua direzione, ritornando a salire verso nord.

Il telescopio Hubble negli ultimi 30 anni ha osservato molto macchie scure, ma un comportamento atmosferico così sorprendente non era mai stato ripreso prima d’ora. Un’altra scoperta molto inaspettata è stata poter osservare che la tempesta non era sola.

L’avvistamento dell’altra macchia scura più piccola è avvenuto grazie al telescopio Hubble a Gennaio 2020. L’evento, che è apparso momentaneamente vicino alla tempesta più grande, si ritiene sia una parte del gigantesco vortice che si è ”staccato” da quello principale, andando verso la deriva per poi scomparire del tutto nelle successive osservazioni. Nonostante un evento simile sia stato previsto nelle simulazioni, fino adesso non era mai stato osservato.

Un’istantanea del telescopio spaziale Hubble che rivela una tempesta scura e un’altra macchia più piccola nelle sue vicinanze. Il vortice gigante, che risulta essere più largo dell’Oceano Atlantico, si stava dirigendo verso sud quando improvvisamente ha fatto inversione a U ed è tornata indietro verso nord.

La grande tempesta, che possiede un diametro di 7400 chilometri, è la quarta macchia scura che il telescopio Hubble è riuscito a riprendere su Nettuno dal 1993. Le altre due tempeste individuate su Nettuno sono state riprese dalla sonda Voyager 2 nel 1989 mentre si trovava vicino al pianeta, purtroppo scomparse quando il telescopio Hubble ha cercato di osservarle. Da quel momento solo Hubble è riuscito, grazie alla sua grande risoluzione e sensibilità alla luce visibile, a immortalare questi eventi sfuggenti, che hanno avuto una durata di circa due anni ciascuno.

I vortici che si formano su Nettuno sono dei sistemi ad alta pressione, che si formano sulle medie latitudini per poi spostarsi verso l’equatore. Questo fenomeno rimane stabile grazie alla forza di Coriolis, che determina la rotazione in senso orario delle tempeste dell’emisfero settentrionale, a causa della rotazione del pianeta.

Le tempeste che si formano su Nettuno sono molto differenti dagli uragani della nostra Terra, visto che sul nostro pianeta ruotano in senso antiorario a causa dei sistemi a bassa pressione. Ma quando la tempesta su Nettuno si sposta verso l’equatore, l’effetto Coriolis si fa più debole portandola a dissolversi completamente. Il fenomeno di dissolvenza che avviene è stato convalidato da svariate simulazioni computerizzate da diversi team di ricercatori, ma l’ultima tempesta a differenza di quelle procedenti si è spostata verso nord allontanandosi dalla “kill zone” equatoriale.

Le osservazioni del telescopio Hubble hanno rilevato subito che l’inversione della tempesta è avvenuta in concomitanza alla comparsa della macchia più piccola di 6300 km, un luogo in cui alcune simulazioni mostrano che si è verificato un disturbo. Nonostante ciò, i tempi in cui è comparsa la macchia più piccola sono molto strani.

Michael H. Wong, dell’università di Berkeley, ha riferito che: “Quando ho notato per la prima volta la macchia più piccola, ho pensato che quella più grande fosse andata distrutta. Non pensavo si stesse formando un altro vortice perché quello piccolo è molto più lontano verso l’equatore, all’interno di una regione molto instabile. Tuttavia, non possiamo provare che i due vortici siano collegati, rimanendo così un vero mistero”.

Michael H. Wong, aggiunge inoltre che: “Il vortice nel mese di gennaio ha interrotto il suo movimento, e ha cominciato a spostarsi verso nord. Probabilmente, spargere quel frammento è stato sufficiente a impedirgli di spostarsi verso l’equatore”. I ricercatori al momento stanno cercando di analizzare ulteriori dati, per riuscire a capire se i resti della macchia più piccola sono persistiti per il resto del 2020.

La macchia scura più piccola in questa immagine di Hubble potrebbe essere stata un pezzo della tempesta gigante che si è distrutta mentre si avvicinava all’equatore. Hubble ha scoperto la gigantesca tempesta nel settembre 2018, nell’emisfero settentrionale di Nettuno. La macchia più grande è di circa 7400 chilometri di diametro, quella più piccola di circa 6300 chilometri.

Il modo in cui si creano le tempeste su Nettuno è ancora un mistero, ma quest’ultima gigantesca tempesta è indubbiamente quella che i ricercatori hanno potuto studiare meglio fino adesso. La colorazione scura della tempesta potrebbe essere causata da un denso strato di nubi scure, un segno che potrebbe stare ad indicare la presenza di una struttura verticale della tempesta.

Un altro sorprendente fenomeno della macchia scura è la totale assenza delle nubi luminose intorno ad essa, che inizialmente nel 2018 erano presenti nelle immagini riprese da Hubble. In modo apparente le nubi si sono dissolte quando il vortice ha cambiato direzione. Le nubi luminose sono un fenomeno che si crea quando il flusso d’aria viene perturbato e deviato verso l’alto sopra il vortice, causando il probabile congelamento dei gas in cristalli di ghiaccio di metano.

I ricercatori ritengono che la mancanza delle nubi luminose potrebbe rivelare informazioni su come si evolvono le macchie della tempesta. Il telescopio Hubble ha effettuato molti scatti delle tempeste durante il programma Outer Planet Atmospheres Legacy, l’Opal, un progetto a lungo termine guidato da Amy Simon del Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, nel Maryland, che ogni anno acquisisce mappe globali dei pianeti esterni del nostro Sistema solare, nel momento in cui si trovano nei punti delle loro orbite più vicini alla Terra.

Gli obiettivi principali del programma Opal sono analizzare i cambiamenti stagionali a lungo termine e catturare eventi relativamente transitori, come ad esempio la comparsa di macchie scure su Nettuno e su Urano. Questa tipologia di tempeste sono così veloci nel comparire e svanire, che molto probabilmente in passato potrebbero essersi formate durante un arco temporale pluriennale delle osservazioni di Nettuno da parte di Hubble.

Per il futuro gli astronomi cercheranno, grazie al programma Opal, di non perdere nessun informazione garantendo un’osservazione continua. Tutti i risultati ottenuti fin’ora sono stati presentati il 15 dicembre al meeting autunnale dell’American Geophysical Union.

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