Orion effettua il primo fly-by della Luna. La capsula è passata a circa 130 chilometri sopra la superficie lunare, un risultato monumentale nella missione progettata per poter testare la capacità dell’agenzia spaziale statunitense di riportare un giorno gli astronauti sulla Luna. La capsula dopo aver acceso i motori alle 13:44 ora italiana, quando si trovava sul lato nascosto della Luna, 13 minuti più tardi ha raggiunto la distanza minima dalla superficie del nostro satellite.
Orion con questa manovra ha ottenuto la spinta necessaria per riuscire ad allontanarsi verso un’orbita più distante, che la porterà tra 4 giorni, quindi il 25 novembre, ad oltre 432.000 chilometri dalla Terra. Questo la farà diventare il velivolo che è giunto più lontano di ogni altro fino ad oggi. Lo strumento è stato progettato per trasportare gli astronauti, ma non in questo primo volo in cui sono presenti soltanto dei carichi utili scientifici inanimati.
La NASA ha dato la conferma del fly-by dopo che la capsula è uscita dalla “zona d’ombra” della Luna, raggiungendo così un punto dalla quale è possibile riprendere i contatti con il centro di controllo. Questo dopo un blackout durato 34 minuti.
Orion sta effettuando un viaggio di 25 giorni e mezzo con l’obiettivo di circumnavigare la Luna. Il sorvolo della superficie lunare di oggi è stato il più vicino che la sonda effettuerà durante la missione. Orion girerà attorno alla Luna in una “distante orbita retrograda”, in altre parole girerà intorno al nostro satellite nella direzione opposta a quella in cui la Luna viaggia intorno alla Terra.
La missione ha come obiettivo quello di far lavorare al massimo delle possibilità la capsula Orion, come dichiarato da Michael Sarafin, responsabile della missione Artemis della NASA. La capsula, dopo aver sorvolato la Luna, dovrebbe tornare indietro verso la Terra, effettuando un ammaraggio nell’Oceano Pacifico il prossimo 11 dicembre.
Il sito di atterraggio dell’obiettivo è situato al largo della costa di San Diego, luogo in cui le navi di recupero della NASA aspetteranno per portare in salvo il velivolo spaziale, un test pratico per le future missioni in cui saranno presenti gli astronauti.
Dopo l’ammaraggio saranno recuperati alcuni strumenti scientifici presenti a bordo, che hanno raccolto dati durante la missione, informazioni che serviranno alla NASA per comprendere come gli astronauti potrebbero essere influenzati dai voli futuri.
Michael Sarafin, ha reso noto che il team ha dovuto risolvere qualche problema di minore entità con la capsula Orion, sottolineando che nel complesso la navicella si sta comportando “davvero molto bene”.
Un problema che è emerso è stato legato allo star tracker di Orion, un sistema che utilizza una mappa del cosmo per indicare agli ingegneri, presenti a terra, come è orientata la capsula. Infatti, alcune letture dei dati non tornavano come previsto.
https://edition.cnn.com/2022/11/21/world/nasa-artemis-1-moon-flyby-scn/index.html
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