Osservazione da record ai confini del cosmo. Lo strumento che ha permesso l’osservazione è il Virtual Telescope Project. Questo si è spinto oltre il visibile. Mai prima d’ora al mondo un telescopio di meno di 180 centimetri di diametro aveva scrutato così lontano nello spazio e nel tempo. Questa è l’osservazione sull’Universo più profonda di sempre mai ottenuto dal territorio italiano.
Il Virtual Telesxcope Project ha permesso un’osservazione straordinaria da primato. Lo scorso aprile il team del progetto, ideato e diretto dall’astrofisico Gianluca Masi, aveva diffuso un risultato straordinario. Ossia, l’osservazione del quasar SDSS J114816.64+525150.3, il più lontano rilevabile alle lunghezze d’onda della radiazione visibile.
Il protagonista di questo eccezionale risultato è il quasar PSO J006.1240+39.2219. L’oggetto, scoperto nel 2017, è caratterizzato da un redshift z=6.62, superiore di 0.2 punti rispetto al record di aprile scorso, dunque ancora più distante. Una differenza che potrebbe apparire modesta, ma che invece rappresenta un gigantesco aumento di difficoltà osservativa.
Gianluca Masi ha dichiarato che: “A causa dell’espansione dell’universo, la radiazione elettromagnetica sperimenta il cosiddetto redshfit, un effetto cosmologico che determina uno spostamento verso il rosso della lunghezza d’onda osservata, tanto più marcato quanto più la sorgente è lontana. Al redshift z=6.62 di PSO J006.1240+39.2219 l’emissione Lyman alpha che ne permette la registrazione al telescopio è spostata fuori dallo spettro visibile, oltre il rosso”. L’osservazione di simili oggetti estremi presenta ben due difficoltà a cascata. Questi oggetti sono caratterizzati da sorgenti eccezionalmente deboli, stante l’immensa distanza da noi, e non si rivelano nel visibile, bensì nell’infrarosso.
Le criticità di questi oggetti rende PSO J006.1240+39.2219 assai più ostico da riprendere attraverso gli strumenti del Virtual Telescope Project del già difficilissimo SDSS J114816.64+525150.3. Il telescopio da 350 mm, ad ottobre scorso, ha acquisito 133 immagini della regione del cielo in cui si trova l’oggetto. Lo strumento ha raccolto il segnale per un periodo di 11 ore complessive.
l’immagine finale ottenuta ha dell’incredibile. Le stelle più deboli registrate hanno una magnitudine stimata intorno alla 25.5. Tra le sorgenti registrate, nella posizione attesa si nota, debole ma visibile, è presente il quasar PSO J006.1240+39.2219. Gianluca Masi ha sottolineato che: “A nostra conoscenza, in assoluto mai un telescopio dal diametro inferiore ai 180 cm si era spinto così in profondità nello spazio e nel tempo. Un risultato che sarebbe stato giudicato impossibile prima di questa epocale impresa del Virtual Telescope Project e a cui contribuisce significativamente la qualità del sito osservativo, Manciano (GR), il più puro da inquinamento luminoso dell’Italia peninsulare”.
La luce del quasar ha viaggiato per 12.9 miliardi di anni prima di arrivare a noi. Partendo quindi quando l’universo aveva solo 800 milioni di anni, contro i 13.7 miliardi di oggi. PSO J006.1240+39.2219 si trova così lontano nel tempo che, all’epoca, l’Universo viveva l’“Era della Reionizazione”, tra i 150 milioni e un miliardo di anni dopo il Big Bang.
I quasar rappresentano i nuclei luminosi di galassie lontane, il cui “motore” è un buco nero super-massiccio. Il quasar PSO J006.1240+39.2219 ospita un buco nero super-massiccio in rapido accrescimento. Questo suggerisce che si trovi nelle fasi iniziali della sua formazione, mentre esso appare 200 milioni di volte più massiccio del Sole, un valore 3-4 volte inferiore rispetto alle masse tipiche dei buchi neri nei quasar ad alto redshift e di luminosità paragonabile al nostro.
Un’osservazione così estrema sottolinea le straordinarie capacità e potenzialità del Virtual Telescope Project e del cielo puro del luogo dove esso è installato. I suoi strumenti, solo in quest’anno, hanno consentito la scoperta di una probabile nova nella Galassia di Andromeda, di un nuovo candidato blazar in una delle regioni di cielo più battute in assoluto e l’osservazione da record di SDSS J114816.64+525150.3, un nuovo incredibile primato.
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