giovedì, Settembre 19

Perché Covid19 sembra essere particolarmente aggressiva in Italia?

La pandemia di Covid19 nel nostro paese sembra presentarsi in una forma più aggressiva di tutto il resto del mondo, perfino in percentuale della Cina, focolaio di origine della pandemia.

Con i dati comunicati ieri nel solito briefing delle 18 della Protezione Civile i contagiati in Italia sono arrivati a 15.113 (secondo paese al mondo dopo la Cina) e le vittime della pandemia hanno sfondato il muro delle mille unità, esattamente 1.016 deceduti, anche in questo caso, in valore assoluto, secondo posto dopo la Cina.

In base a queste crude cifre assolute il tasso di mortalità nel nostro paese si attesta al 6,72% un valore molto più alto di qualunque altra zona del mondo. Persino in Cina da dove, sembra, tutto ha avuto origine, il tasso di mortalità è nettamente inferiore e si attesta al 3,92%. Per rimanere in Europa la Spagna che con i suoi 3864 contagi accertati ufficialmente occupa il secondo posto in Europa dopo di noi e il quinto a livello mondiale ha un tasso di mortalità ancora più ridotto: il 2,33%.

Insomma sembrerebbe che il virus SARS-CoV-2 sia particolarmente aggressivo in Italia, molto di più che nel resto del mondo. Quali sono le ragioni che vengono invocate per questo triste primato?

Morti per coranovirus o con coranovirus

Una delle distinzione che sono state fatte è che le persone decedute erano nella grande maggioranza affette anche da altre patologie (ipertensione, diabete, cancro, insufficienza respiratoria cronica) e che il virus non sia stato la causa del decesso, ma al massimo una concausa. Questa posizione è stata stigmatizzata da diversi virologi, in particolare da Roberto Burioni che in risposta al Capo della Protezione Civile, l’11 marzo ha replicato testualmente: “La prossima volta che sentirò usare l’espressione ‘è morto con il coronavirus non per il coronavirus’ sfiderò la Protezione Civile a farmi accedere ai dati clinici dei pazienti deceduti per capire se questa affermazione è vera oppure se è una criminale minimizzazione” ha poi proseguito – ” Basta minimizzare. Basta minimizzare. Basta minimizzare. Non è più tollerabile questo atteggiamento da parte delle autorità che ha fatto un danno enorme nelle settiimane scorse. La gente MUORE DI CORONAVIRUS. E per questo dobbiamo fermarlo”.

Siamo uno dei paesi con più anziani del mondo

Un altro dei mantra che vengono invocati per spiegare l’alto tasso di mortalità di Covid19 fa riferimento al fatto che il nostro paese è quello ” con più anziani del mondo”. In effetti la grande maggioranza delle vittime si attesta oltre i sessantacinque anni di età. Ma è davvero così? E soprattutto esiste uno scarto così netto da avvalorare questo sensibile differenziale?

In Europa il paese con l’aspettativa di vita più alta alla nascita è la Spagna con un’età media di 83,4 anni, dopo si colloca l’Italia con 83,1. Gli altri oscillano dalla Francia (82,7) che occupa il terzo scalino del podio fino alla Germania che con i suoi 81,1 anni di media si colloca al diciannovesimo posto. Come si evince tutta l’Europa è un continente con un’aspettativa di vita molto ampia. Ma non è solo il vecchio continente a godere di questo apprezzabile trend. La Corea del Sud che occupa con 7869 contagiati ufficialmente la quarta posizione nel mondo per infettati da SARS-Cov-2 ha un’aspettativa di vita media di 82,02 anni ed un tasso di mortalità che non raggiunge l’1%!

Virus più aggressivo

Il coronavirus responsabile di questa che è la seconda pandemia dichiarata dall’OMS nel Ventunesimo secolo è stato isolato e sequenziato da molti paesi nel mondo, compresa l’Italia. Non ci sono al momento evidenze scientifiche che possono far pensare ad una mutazione in senso decisamente più aggressivo del virus che circola nel nostro paese.

Ed allora? Perché così tanti morti? Secondo Susanna Esposito, infettivologa e Presidente dell’Associazione mondiale delle malattie infettive e i disordini immunologici (Waidid) questo dato potrebbe essere parzialmente spiegato con l’eterogeneità dei trattamenti in tutto il territorio e la scarsa tracciabilità dei casi positivi asintomatici a cui non viene effettuato il tampone nonostante siano stati a stretto contatto con uno o più pazienti accertati, contribuendo in modo inarrestabile alla crescita del contagio. Abbiamo già in un precedente post evidenziato il pericolo dei pazienti asintomatici all’interno delle azioni per il contenimento di un’epidemia.

Un’altra spiegazione a questo differenziale così elevato nella mortalità secondo il Robert Koch Institute tedesco – l’agenzia federale che si occupa di prevenire e contrastare la diffusione delle epidemie – dipenderebbe dal fatto che l’epidemia in Italia è in fase avanzata, mentre ad esempio in Germania in fase iniziale. A questo si aggiungerebbe un diverso modo di classificare alcune morti di persone fra l’altro contagiate da coronavirus.

La realtà è che al momento non ci sono studi affidabili che spieghino questo differenziale e pertanto la domanda con la quale si apre questo post rimane inevasa.

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