Tra il 1969 e il 1972, dodici astronauti statunitensi allunarono e andarono a spasso sulla superficie lunare. Riportarono a casa ben 380 chili di rocce seleniche, raccolte un po’ a caso, per la verità, perché gli astronauti di allora erano soprattutto militari, non scienziati. Da allora nessun essere umano è tornato nello spazio profondo e tanto meno sul nostro satellite naturale. Gli astronauti che da circa un ventennio popolano la Stazione Spaziale Internazionale sono infatti collocati in un’orbita bassa circumterrestre, ossia posta a una distanza dalla Terra inferiore a quella che separa Milano da Roma.
Come mai questa battuta d’arresto dell’esplorazione spaziale umana che dura ormai da quasi cinquanta anni? Si tratta di una involuzione oppure quella fu una stagione straordinaria e per alcuni versi irripetibile? Noi propendiamo per questa seconda opzione. Il progetto “Apollo” rappresentò il punto di approdo di una serie di fattori unici: la guerra fredda tra USA ed URSS che si sviluppò anche nella corsa allo spazio inizialmente dominata dai sovietici, il ticket formato da un Presidente visionario John F. Kennedy ed un ex scienziato nazista, Werner von Braun, il massimo esperto missilistico dell’epoca e un profondo rinnovamento della NASA, l’agenzia spaziale americana.
Per battere i sovietici che avevano messo a segno colpi importantissimi come la sonda Luna 3 che il 4 ottobre 1959 entrando in orbita lunare aveva scattato le prime fotografie della faccia nascosta del nostro satellite, il governo statunitense stanziò una somma esorbitante di denaro. E per mantenere la promessa del Presidente Kennedy, assassinato nel 1963, che in un suo celebre discorso aveva promesso che prima della fine del decennio gli USA sarebbero riusciti a portare un uomo sulla Luna (e riportarlo a casa sano e salvo) la NASA accettò di correre dei rischi che oggi sarebbero sicuramente inaccettabili, e si stanziarono somme oggi improponibili.
Il costo finale del programma Apollo fu annunciato durante un congresso nel 1973 ed è stato calcolato in 25,4 miliardi di dollari . Questo include tutti i costi di ricerca e sviluppo, la costruzione di 15 razzi Saturn V, 16 moduli di comando e servizio, 12 moduli lunari, oltre lo sviluppo dei programmi di supporto e amministrazione
Questo insieme di fattori spiega l’apparente battuta d’arresto dell’esplorazione spaziale umana bilanciata da una straordinaria stagione di esplorazione attraverso sonde robotiche sempre più sofisticate. Grazie anche alla spinta di imprenditori visionari come Elon Musk siamo però ormai vicini ad un prossimo ritorno dell’uomo sulla Luna e magari stavolta per restarci attraverso la costruzione di una base permanente, avamposto di future e più ardite imprese.
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Elon Musk rappresenta una svolta economica profonda, nella direzione della propagazione di una concezione neo-liberale. Ad aziende "statali" si sostituiscono aziende "private". I dipendenti della NASA dovrebbero stare sul chi vive.
Capisco cosa intendi, ma la Nasa ha già avviato una forte cooperazione con SpaceX...