domenica, Settembre 8

“Pretty Woman”, il film che lanciò Julia Roberts

Il 23 marzo del 1990 usciva nelle sale cinematografiche statunitensi, per la regia di Garry Marshall, “Pretty Woman” che diverrà una delle commedie più apprezzate e famose della storia della settima arte. In questo articolo parleremo di numerosi particolari poco conosciuti del film che lanciò definitivamente la carriera di Julia Roberts, allora attrice poco conosciuta.

La trama di Pretty Woman in meno di 5 righe

“Pretty Woman” racconta la storia di un imprenditore milionario, Edward Lewis di passaggio a Los Angeles per affari che mentre si trova lungo Hollywood Boulevard conosce causalmente la prostituta Vivian Ward. Per “riempire” le sue giornate di lavoro con una compagnia gradevole Edward recluta Vivian come accompagnatrice per una settimana.

Inutile aggiungere che basteranno quei pochi giorni perché tra i due scocchi la fiamma dell’amore in perfetto stile hollywoodiano che impone, soprattutto nelle commedie, l’happy ending.

L’idea originale

Nel plot originale “Pretty Woman” doveva essere un film drammatico e non una commedia. Nella sceneggiatura originale Vivian, la prostituta, è una tossicodipendente e tra i “patti” del suo ingaggio si prevede che lei debba astenersi dall’assumere droghe per la settimana nella quale fungerà da accompagnatrice di Edward.

Erano presenti inoltre scene altamente drammatiche, come ad esempio quella nella quale, Edward butta fuori Vivian. dalla sua auto e se ne va. Interviene però Laura Ziskin (1950-2011), produttore esecutivo del film che vuole dare una rappresentazione di Vivian/Julia Roberts più accattivante e leggera e impone la riscrittura di alcune parti della sceneggiatura.

Il poster di “Pretty Woman”

La locandina del film, ormai entrata prepotentemente nella leggenda di una coppia che ha avuto una carriera strepitosa, Richard Gere e Julia Roberts, mostra i due attori schiena contro schiena, e Julia Roberts indossare la classica “divisa” da prostituta, minigonna vertiginosa e stivaloni neri.

Peccato però che quelle gambe non appartengano alla cinquantasettenne attrice americana bensì alla sua controfigura Shelley Michelle. Tutto merito di un accuratissimo fotomontaggio.

Il casting

La coppia Gere/Roberts che darà prova nel film di una alchemica intesa fu il prodotto di un casting lungo e complesso. Soprattutto per il ruolo femminile Marshall prese in considerazione prima di scegliere Julia attrici come  Karen Allen, Meg Ryan, Michelle Pfeiffer, Molly Ringwald, Daryl Hannah, Jennifer Jason Leigh e anche l’italiana Valeria Golino.

Alcune attrici rinunceranno al ruolo perché ritenevano umiliante interpretare una prostituta, come Daryl Hanna, altre non superarono i provini. Alla fine rimarranno in lizza Valeria Golino e Julia Roberts e la scelta del regista cade su Julia sancendo così l’inizio di una grande carriera.

Le scene di nudo

Il regista Garry Marshall ha rivelato qualche anno fa a The Talk che Julia Roberts era contraria a fare scene di nudo. Richard Gere invece il terzo giorno di riprese arrivò sul set e si spogliò completamente. Su questa scelta artistica Julia del resto è sempre stata coerente in oltre 35 anni di carriera.

Non critico le scelte degli altri – ha detto in un intervista – ma per me quella di non togliermi i vestiti in un film o essere vulnerabile dal punto di vista fisico è una scelta che faccio per me stessa”.

La Roberts, raccontando le sue esperienze sul set, ha anche fatto riferimento alle scene di nudo del film “Pretty woman” in cui recitava accanto a Richard Gere, nel ruolo di una prostituta.  Sul set l’attrice aveva una controfigura e  ha puntualizzato di quando girando “Duplicity” chiese che fosse cambiata una scena di sesso.

Julia ha a più riprese affermato che essendo madre di tre figli ha sempre voluto trasmettere anche sul grande schermo il suo modo di concepire l’intimità.

Altre curiosità su “Pretty Woman”

Tra le scene più iconiche del film c’è sicuramente quella in cui la protagonista indossa un bellissimo abito rosso. Quel vestito fu fortemente voluto dalla costumista Marilyn Vance, contro il parere dello stesso regista, che voleva a tutti i costi un abito nero.

Le scene in cui Richard Gere suona il pianoforte non sono fasulle. È davvero l’eclettico attore americano a suonare lo strumento spesso interpretando brani da lui stesso composti.

Sul set era presente una guardia giurata per custodire e sorvegliare la collana indossata da Julia Roberts in una famosa scena: il valore del gioiello infatti ammontava a 250mila dollari.

Un’altra delle scene più celebri del film è quando Vivian/Julia fa il bagno in uno spettacolare vasca da bagno dell’hotel di lusso nel quale alloggia Edward/Richard. Ebbene per creare una schiuma particolarmente abbondante la produzione ha usato un detersivo per biancheria molto aggressivo, così l’attrice si è ritrovata i capelli scoloriti ed è stata costretta a rifarsi la tinta.

La colonna sonora

Il film deve parte del suo clamoroso successo ad una colonna sonora particolarmente accattivante. Composta da James Newton Howard. Intitolata He Sleeps / Love Theme, questa composizione per pianoforte è ispirata a Racing in the Street di Bruce Springsteen.

Ma la canzone che ha reso memorabile il film (e che ha suggerito il titolo della pellicola) è “Oh, Pretty Woman”, un singolo del cantautore Roy Orbison uscito nel 1964.

Un successo di pubblico e di botteghino

Il successo di pubblico è stato ed è ancora straordinario visto l’incessante numero di repliche di Pretty Woman sulle televisioni e nelle piattaforme di streaming. Non inferiore il successo commerciale della pellicola che costata 14 milioni di dollari ne incassò ben 463.

 

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