giovedì, Settembre 19

Quando ad attaccarci è il nostro stesso corpo

Il sistema immunitario è una complessa rete integrata di mediatori chimici e cellulari, di strutture e processi biologici, che ha la funzione di difendere l’organismo da qualsiasi forma di insulto chimico, traumatico o infettivo alla sua integrità. Per funzionare correttamente, un sistema immunitario deve essere in grado di rilevare un’ampia varietà di agenti, noti come agenti patogeni, dai virus agli elminti e distinguerli dal proprio tessuto sano dell’organismo.

Purtroppo, molto più spesso di quanto pensiamo, il sistema immunitario sembra “impazzire” ed attacca gli organi che dovrebbe proteggere. Esistono circa 80 malattie autoimmuni e secondo alcuni studi sono addirittura un centinaio. Nei soli Stati Uniti ne soffrono 25 milioni di persone, circa il 6/7% della popolazione.

Le prime descrizioni delle malattie autoimmuni sono comparse all’inizio del XX secolo e ad oggi quelle identificate sono circa un centinaio. Alcune sono già ben conosciute, come ad esempio il diabete di tipo I, la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide. Altre invece, sono piuttosto rare e ancora difficilmente diagnosticabili.

Nei paesi occidentali le malattie autoimmuni interessano quasi il 5% della popolazione e le donne risultano essere le più colpite (80%), con un rapporto di 3 a 1 rispetto agli uomini. L’autoimmunità riguarda gli autoanticorpi – proteine del sistema immunitario che si legano al tessuto del proprio stesso organismo marchiandoli come bersagli da distruggere – insieme alle cellule T e B che conducono l’attacco.

Non sono ancora del tutto chiare ed assodate le cause delle malattie autoimmuni, esse possono essere ricercate tra:

  • Predisposizione genetica: alcune malattie ricorrono in ambito familiare, di conseguenza si ha un maggiore rischio di svilupparne una;
  • Altre malattie autoimmuni: chi è già affetto da una malattia autoimmune tende ad avere un rischio maggiore di svilupparne un’altra;
  • Fattori ambientali/esterni: ad esempio virus, batteri, agenti chimici, raggi UV perché scatenano processi infiammatori/infettivi;
  • Stile di vita: il fumo, l’alimentazione e la forma fisica possono contribuire allo sviluppo di una malattia autoimmune.

Le cifre indicano che le donne sono maggiormente soggette a questo tipo di malattie, probabilmente a causa di squilibri ormonali. Nello specifico, ci sono malattie come il lupus eritematoso sistemico, le tiroiditi autoimmuni e la sindrome di Sjögren che hanno una netta prevalenza nelle donne rispetto agli uomini. Meno significativa è la prevalenza di malattie come l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla. E’ pressoché uguale invece, quella del diabete di tipo I.

Non è soltanto però nella prevalenza che si osservano significative differenze tra uomini e donne, quest’ultime hanno maggiori possibilità di sviluppare una malattia severa e persino di decesso. La diagnosi di queste malattie può essere particolarmente complessa, soprattutto per quelle meno conosciute. Accanto ad un’anamnesi accurata ed una visita medica che valuti con attenzione la sintomatologia di cui è afflitto il paziente è necessario effettuare una serie di esami di laboratorio, tra i quali:

  • Ricerca di autoanticorpi: autoanticorpi organo-specifici (ad esempio anti-tireoglobulina e anti-tireoperossidasi per la tiroide), anticorpi antinucleo (ANA), diretti contro componenti sane del corpo ritenute erroneamente pericolose, e anticorpi anti-ENA (antigeni nucleari estraibili), utili per identificare malattie specifiche;
  • Valutazione della velocità di eritrosedimentazione (VES): in caso di infiammazione, la VES degli eritrociti (globuli rossi) è spesso elevata;
  • Esame emocromocitometrico completo: determina il numero di globuli rossi presenti nel sangue;
  • Valutazione dei valori della proteina C reattiva: è un importante indice infiammatorio, di conseguenza in presenza di infiammazione/infezione i valori risultano alterati; Esame delle urine.

Purtroppo al momento non ci sono terapie risolutive ma solo trattamenti in grado di controllare e limitare i sintomi al fine di ridurre la progressione della malattia e garantire una buona qualità della vita ai pazienti.

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