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Risolto nuovo mistero sulle nubi di zolfo di Venere

Risolto nuovo mistero sulle nubi di zolfo di Venere. La soluzione è arrivata attraverso un nuovo modello computerizzato, un metodo che consente di comprendere i processi chimici esotici che avvengono nell’atmosfera planetaria.

I ricercatori, attraverso dei nuovi metodi computazionali, hanno fornito una nuova visione delle caratteristiche della complessa atmosfera venusiana. Il documento è stato pubblicato su Nature Communications.

Il pianeta Venere

Venere è un pianeta avvolto da delle dense nubi, composte principalmente da acido solforico. Queste nuvole riescono a riflettere la maggior parte della luce solare che irradia il pianeta, rendendolo così l’oggetto più luminoso nel cielo notturno, ovviamente dopo il Sole e la Luna. Sia le sonde spaziali che le osservazioni terrestri sono riusciti a rilevare un “assorbitore” sconosciuto di luce ultravioletta presente nell’atmosfera.

Il team di ricerca, attraverso una sofisticata modellazione computazionale, ritiene che esiste una nuova condizione in grado di creare il disolfuro, un allotropo di zolfo, costituito da due atomi, presente all’interno delle nuvole di Venere.

Il disolfuro a sua volta riesce a formare altri allotropi di zolfo e, successivamente, anche le molecole cicliche o strutturate ad anello di otto atomi di zolfo, presenti all’interno dell’atmosfera venusiana. Queste particelle di zolfo sono in grado di assorbire la luce UV.

L’ipotesi

Il team di ricerca propone che l’anidride solforosa (SO2), che viene scomposto dalla luce solare, formando così il monossido di zolfo (SO) e il diossido di zolfo (S2O), riesce a formare un percorso molto più rapido per creare il disolfuro, questo rispetto alla combinazione di atomi di zolfo separati.

L’utilizzo di metodi computazionali è molto utile in questo contesto, perché riesce ad analizzare le sostanze chimiche e i composti presenti nell’atmosfera venusiana, in cui sono inclusi lo zolfo, il cloro e l’ossigeno, analisi che possono essere molto difficili e talvolta pericolose.

James Lyons, scienziato senior del Planetary Science Institute e uno degli autori del documento, ha dichiarato in un comunicato stampa che: “Per la prima volta, utilizziamo delle tecniche di chimica computazionale, per poter determinare quali reazioni sono più importanti, piuttosto che aspettare che vengano eseguite misurazioni di laboratorio o utilizzare stime altamente imprecise del tasso di reazioni non studiate”. James Lyons, continua spiegando che: “Questo è un approccio del tutto nuovo e estremamente necessario per poter studiare l’atmosfera di Venere”.

Conclusioni

I ricercatori, nonostante non sia stata trovata un’ipotesi certa sull’identità dell’assorbitore, ritengono che molto probabilmente sia coinvolto nella chimica dello zolfo. Gli allotropi triatomici e i tetratomici di zolfo, quest’ultimo anch’esso formato dal disolfuro, sono stati proposti come i misteriosi “assorbitori” di raggi UV.

Il team di ricerca, composto dagli scienziati dell’Universitat de València e dall‘Istituto di chimica fisica Rocasolano di Madrid, in Spagna, e dell’Università della Pennsylvania, afferma che i modelli computazionali, o “chimica ab initio”, utilizzati per poter determinare le possibili reazioni, potrebbero anche spianare la strada per poter creare un nuovo approccio per avere più informazioni sulla complessa chimica di Venere.

FONTE:

https://www.space.com/venus-sulfur-clouds-mystery-computer-model

FONTE IMMAGINI:

https://www.netcost-security.fr/science/111928/le-mystere-des-nuages-de-soufre-de-venus-pourrait-avoir-ete-resolu/

https://www.independent.co.uk/space/venus-s-sulfurous-chemistry-climate-b2147075.html

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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