venerdì, Settembre 20

S.O.S. Giraffe (e non solo), gli effetti del surriscaldamento globale

Le giraffe si possono considerare gli animali-simbolo delle savane africane: altissime, slanciate ed eleganti. Ritenute tradizionalmente forse l’esempio più evidente dell’evoluzione, col loro lunghissimo e poderoso collo, dovuto nel tempo al loro modo di procacciarsi il cibo dagli alberi, in realtà secondo alcuni questa loro peculiarità potrebbe essere collegata anche alla notevole violenza di lotte, a volte finite con la morte, tra maschi per territorialità e riproduzione.

Di recente una foto scioccante ha fatto il giro del mondo: sei giraffe di un parco keniota stramazzate al suolo, morte di sete nella ricerca spasmodica di acqua, nel caldo soffocante e senza tregua. I loro corpi ammassati a spirale magrissimi, disidradati potrebbero purtroppo segnare l’inizio di un terribile destino comune a più di quattromila giraffe africane.

In effetti negli ultimi mesi, le piogge in Kenia sono diminuite del 30 %, provocando una minor quantità di acqua a disposizione di coltivazioni ed animali selvatici. Lungo i fiumi si sono diffusi i coltivatori, mentre le giraffe si sono spostate in altre zone con limitate disponibilità idriche. Le giraffe, che per dissetarsi devono sottoporsi ad uno sforzo non indifferente, con allargatura estrema di zampe, erano alla ricerca di un bacino che si sta sempre più prosciugando. D’altra parte la siccità attuale, conseguenza della eccezionale scarsità di precipitazioni, riguarda più di due milioni di abitanti del Kenia, che soffrono la fame ed avrebbero bisogno immediato di cibo ed acqua.

Anche in altre parti del mondo, in ambienti del tutto diversi, si avvertono le conseguenze del surriscaldamento, che comportano cambiamenti evidenti nell’inizio, durata e intensità delle stagioni. Ad esempio, anticipo delle migrazioni delle aquile, spostamenti rischiosi di renne, alci e caribù nelle zone artiche, dove la temperatura media negli ultimi tempi è aumentata di ben 2,3 C°.

Si prevede che gli orsi bianchi potrebbero addirittura estinguersi entro il 2100. Pure per gli ambienti marini le prospettive si cominciano a fare piuttosto preoccupanti. L’aumento di temperatura incide infatti sul sesso delle tartarughe marine, per cui gli esemplari maschi stanno diminuendo. Tra i cetacei, inoltre, si osserva una certo assottigliamento tra le popolazioni di delfini presso l’Australia occidentale, e in generale sono a rischio anche balene, balenottere e foche.

Oltre che negli animali, anche per diverse piante si sta registrando il fenomeno delle migrazioni climatiche: circa l’84% delle specie vegetali che vivono in ambienti aridi si stanno distribuendo a latitudini ed altezze maggiori di quelle abituali, ma ovviamente questo non è possibile per quelle che già si trovano a quote alte.

Che fare? Lo sforzo maggiore per gli Stati, a livello normativo, e anche per le singole persone, resta sempre la riduzione massima di emissioni da combustibili fossili, accompagnata da un utilizzo sempre più preponderante di energie pulite da fonti rinnovabili, al di là dei possibili vantaggi economici immediati, in un contesto concreto ed effettivo di economia circolare.

Crediti fotografici:

rainews.it/ exploring-africa.com

Video su curiosità delle giraffe:

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