lunedì, Settembre 16

Scienza di confine: il Multiverso

Di cosa parliamo quando parliamo di universo? Può sembrare controintuitivo data la sua sterminata grandezza ma stiamo discettando dell’universo osservabile, non dell’Universo inteso come tutto ciò che esiste.

Questa differenza nel tempo ha prodotto in fisica teorica un’ipotesi che postula l’esistenza di universi coesistenti fuori dal nostro spaziotempo, a volte denominati dimensioni parallele. Il nome che viene data a questa ipotesi è multiverso, che come implica il nome stesso si riferisce ad un insieme di universi. Il nostro universo, quello che possiamo osservare, sarebbe quindi soltanto uno dei molti universi possibili.

La predizione del multiverso fu effettuata per la prima volta, con rigore scientifico, nel 1957 da Hugh Everett III con la sua interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica. L’idea stessa del multiverso nasce però dall’implausibilità che l’universo termini effettivamente con il suo orizzonte. Pur non potendolo dimostrare empiricamente possiamo dare per scontato che l’universo osservabile sia solo una parte di una regione molto più vasta.

Non uno ma molti multiversi

Purtroppo ogni indagine diretta di quello che accade oltre l’orizzonte ci è preclusa e quindi diventa complicato immaginare cosa ci sia effettivamente al di la di questo “confine“. Una delle ipotesi è che questa regione inaccessibile abbia le stesse caratteristiche dell’universo osservabile, ovvero che sia omogeneo e isotropo, e descritto dallo stesso modello di Fridman-Lemaître che abbiamo verificato localmente.

Tra le molte cose che ci sono ignote, non sappiamo se questo Universo sia infinito oppure seppur enormemente grande presenti una sua delimitazione. E’ probabile che se l’espansione dell’universo è iniziata con un rapido periodo di inflazione sia ragionevole supporre che la regione osservabile, quella dove siamo collocati, sia una minuscola frazione dello spazio esistente fuori dall’orizzonte.

Questo gigantesco volume di spazio conterrebbe quindi al suo interno numerosi universi, tutti tra loro incomunicanti. A tutti gli effetti, ognuna di queste regioni sarebbe un universo con caratteristiche medie identiche al nostro ma con dettagli che ne differenziano la storia evolutiva. In questi universi vigerebbero le stesse leggi fondamentali della natura e solo la loro “evoluzione storica” sarebbe differente.

C’è però un’altra teoria più radicale, quella nella quale l’inflazione non sarebbe un fatto episodico. L’inflazione eterna è un modello di inflazione cosmologica dell’universo prevista da alcune estensioni della teoria del Big Bang e del modello standard della cosmologia. Secondo la variante dell’inflazione caotica o teoria delle bolle (in inglese Bubble Theory), un modello di cosmologia frattale proposto da Andrej Linde, il multiverso sarebbe una realtà concreta nel caso di un universo inflazionario infinito, di cui l’universo osservabile scaturito dal Big Bang è solo una parte.

La teoria delle stringhe, come se non bastasse, prospetta una formulazione ancora più estrema del multiverso. Quelle che nel nostro universo sono considerate leggi di natura sarebbero in realtà solo una particolare classe di soluzioni di una legge più generale. L’insieme di tutte queste possibili soluzioni (un numero enorme) costituisce il cosiddetto “paesaggio” della teoria delle stringhe. Inflazione caotica e paesaggio della teoria delle stringhe combinate insieme produrrebbero un vertiginoso numero di universi che nascono in eterno, ognuno con la sua particolare versione delle leggi di natura.

Origine del concetto di multiverso

L’esistenza di un multiverso dal punto di vista filosofico è un idea piuttosto antica posta come pluralità dei mondi simili alla Terra già dagli atomisti greci, e trovò nuovo vigore dopo la rivoluzione copernicana con la scoperta della grandezza effettiva dell’universo, contenente miliardi di galassie. Un precursore dell’idea moderna di multiverso fu il filosofo e religioso Giordano Bruno.

Come tutte le teorie speculative ovviamente molti sono i critici di questa ipotesi. Alcuni obiettano che credere in qualcosa di ancora più vasto dello sterminato universo osservabile è un’idea alquanto bislacca. Si tratta di un’obiezione piuttosto debole così come l’altra obiezione, che il multiverso non è una buona spiegazione, perché non risponde a criteri di semplicità, o di economia di ipotesi. In altre parole, spiegare il nostro universo ricorrendo a una proliferazione di altri universi che non possiamo osservare complicherebbe le cose invece di chiarirle.

Il limite delle teorie sul multiverso

L’obiezione di fondo più sensata a questa ipotesi del tutto speculativa è che non avremo mai la possibilità di mettere alla prova, empiricamente l’esistenza del multiverso. Di più questa teoria non supererebbe Il principio di falsificabilità (o più correttamente della “possibilità di confutazione“), secondo il quale una teoria è scientifica solo se è in grado di suggerire quali esperimenti e osservazioni potrebbero dimostrarla falsa.

I sostenitori del multiverso difendono l’idea dicendo, in sostanza, che il criterio di falsificabilità è sopravvalutato. La querelle tra scienziati non può occultare il fatto che al momento l’esistenza del multiverso è tutt’altro che certa. Si tratta di un’ipotesi che emerge da scenari teorici speculativi non suffragata da nessuna evidenza sperimentale, diretta o indiretta.

Multiverso e fantascienza

Se il multiverso quindi resta confinato in quell’ambito che è la scienza di confine, ovvero quel territorio che si frappone tra la scienza vera e propria e la speculazione filosofica, l’immaginario umano se ne é già appropriato pienamente in letteratura e nei film. Attorno all’ipotesi dell’esistenza del multiverso sono state create numerose ambientazioni per libri, film, fumetti e serie televisive. Il comune denominatore delle vicende raccontate è la possibilità di viaggiare o di interagire con mondi esistenti nelle varie dimensioni teorizzate dall’idea di multiverso.

La prima volta che appare l’idea di multiverso nella fantascienza risale al 1934 ad opera dello scrittore americano Murray Leinster. A Leinster è attribuita l’invenzione del concetto di universi paralleli: quattro anni prima de La legione del tempo (The Legion of Time) di Jack Williamson, pubblicò il racconto Bivi nel tempo (Sidewise in Time) nel numero di giugno del 1934 della rivista Astounding Stories. L’espediente narrativo influenzò da li in poi moltissimi autori, fino a diventare un classico soggetto fantascientifico.

Per saperne di più:

Hugh Everett III e gli universi paralleli

Fonte:

alcune voci di Wikipedia

L’ultimo orizzonte di A. Balbi

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