giovedì, Settembre 19

Sfida per il primato tra i colossi asiatici

L’Asia è dominata da due enormi sub-continenti, la Cina e l’India, in lizza tra loro per diventare la potenza dominante del continente. Apparentemente non c’è partita tra i due colossi, ma analizzando qualche numero, emerge come la partita almeno con un ottica di medio periodo non sia affatto così scontata.

La popolazione

La Cina quando i comunisti, nel 1949, presero il potere contava 542 milioni di abitanti, mezzo secolo dopo nel 2000 era già giunta a 1,27 miliardi di persone ed a fine 2019 toccava 1,44 miliardi di abitanti. Questa crescita demografica avveniva, sia pure a ritmi non vertiginosi, nonostante la politica sul “figlio unico” introdotta dalle autorità cinesi nel 1979 ed abolita nel 2015.

Contemporaneamente, la popolazione dell’India si è espansa da 356 milioni nel 1950 a 1,05 miliardi nel 2000, fino a 1,37 miliardi alla fine del 2019. Un quasi pareggio che secondo le ultime proiezioni mediane dell’ONU dovrebbero portare al sorpasso sulla Cina già nel 2025 e secondo altre stime, addirittura nel 2023. Un dato interessante che accomuna i due paesi, riguarda l’alto numero di aborti selettivi su feti femminili che porta il rapporto normale di 1,06 maschi per ogni femmina a 1,12 in India e 1,15 in Cina.

La corruzione

Entrambi i colossi asiatici sono infestati da pratiche corruttive estese e ramificate. Secondo Transparency International, l’India si colloca al 78° posto e la Cina all’87º, tra i centottanta Paesi inclusi nella graduatoria.  La classifica è elaborata sulla scorta del livello di corruzione percepita nel settore pubblico. La valutazione è fatta sulla base di 13 strumenti di analisi e di sondaggi ad esperti provenienti dal mondo del business. Il punteggio finale è determinato in base ad una scala da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita). A titolo informativo il paese con la percezione della corruzione più bassa del mondo è la Danimarca, quello più corrotto in assoluto la Somalia, l‘Italia si classifica in una poco onorevole cinquantaduesima posizione.

Le disuguaglianze sociali

Entrambi i colossi asiatici sono afflitti da gravi diseguaglianze sociali. Secondo il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico italiano Corrado Gini, spesso usato come indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza, l’India ha un punteggio di 48 e la Cina di 51. Per avere un riferimento con altri paesi la Danimarca ha 25, l’Italia 35,92, l’Inghilterra, 33, gli Stati Uniti 38, la Francia, 32,55%, e la Germania,32,33%. Sia in Cina che in India una ristretta elite di miliardari ed un segmento piccolo della classe abbiente ostentano un consumismo sfarzoso che stride con la grande massa della popolazione che vive in condizioni di reddito minime o clamorosamente insufficiente.

La crescita economica

Se consideriamo lo sviluppo dell’economia la Cina ha dimostrato nel corso degli ultimi decenni un ritmo largamente superiore a quello indiano. Il boom cinese è iniziato nel 1980 e nel 2019 secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale il suo Pil nominale equivale a quasi cinque volte quello indiano (14 100 miliardi di dollari contro 2900). Nel 2019, la media pro capite cinese, misurata a parità di potere d’acquisto, era (sempre secondo l’Fmi) oltre il doppio di quella indiana (20 980 dollari contro 9030).

Democrazia e libertà

La Cina comunista è governata da un Politburo di sette uomini anziani e dal Partito unico che è il ganglio portante dello Stato. L’India ha un regime di democrazia sia pure imperfetta. Nel 2021, il freedom index elaborato da Freedom House, mette la Cina al 177mo posto, nella lista nera dei paesi più illiberali e meno democratici. L’India si colloca un po’ meglio ma è largamente insufficiente anch’essa con il suo 142mo posto. Per il secondo anno consecutivo la prima posizione se l’aggiudica la Norvegia, l’Italia è al quarantunesimo posto e precede di tre posizioni gli Stati Uniti. Il Regno Unito è al trentatreesimo posto in questa classifica che cerca di misurare il livello di libertà e di democrazia dei singoli paesi.

Gli handicap dei colossi asiatici

Entrambi i paesi sono afflitti da gravi problemi di inquinamento ambientale. La Cina sta perdendo il suo vantaggio demografico, dal 2012, il suo tasso di dipendenza – il numero di persone in età da lavoro diviso per il numero di persone troppo giovani o troppo vecchie per lavorare – è in crescita. Un problema comune ad entrambi i paesi è sfamare una popolazione enorme. Su 4,6 miliardi di persone che vivono nel continente asiatico ben 2,7-2,8 miliardi sono concentrati in India e Cina. L’India però ha il 50% in più di terreno coltivabile.

Tra i due paesi poi è ancora aperta la contesa territoriale nella regione dell’Himalaya che nel 1962 ha portato ad un confronto militare. Trattandosi di due paesi nucleari è evidente che una recrudescenza di questa crisi in un prossimo futuro costituirebbe un allarme serio non soltanto per l’Asia ma per il mondo tutto.

Le ragioni che però potrebbero impedire all’India di diventare la potenza economica numero uno in Asia (e probabilmente del mondo) sono da ricercare nell’impetuoso aumento demografico che mina la possibilità di una crescita significativa del reddito pro capite e conseguentemente l’impossibilità di sfamare in modo sufficiente una popolazione sterminata ed infine la necessità di trovare una soluzione al deterioramento delle relazioni tra gli indú e i musulmani che vivono nel Paese.

Nei prossimi dieci anni vedremo chi assumerà saldamente la leadership economica dell’Asia e forse del mondo intero.

Fonti:

Freedom House

Wikipedia

I numeri non mentono di Vaclav S.

Transparency International

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