giovedì, Settembre 19

Smania da MoonSwatch: retroscena storici e scientifici della moda.

Tutto il mondo sembra impazzito per l’attesissimo Moon Swatch, omaggio all’iconico Speedmaster di Omega. Non tutti conoscono però la storia “spaziale” che sta alla base della fama del suo ispiratore, e di tutte le missioni NASA di cui è stato compagno fedele.

Venerdì 26 marzo 2022 è stato messo in vendita presso i negozi Swatch l’attesissimo Moon Swatch, modello sviluppato insieme alla blasonata Omega e ispirato all’iconico Speedmaster di quest’ultima. Sin dalle prime luci dell’alba, davanti a tutti i negozi Swatch, si è andata a formare una calca di gente interessata all’acquisto di questo cronografo, dal quadrante di forma identica al modello storico, ma dal costo decisamente più abbordabile, 250€ per il Moon Swatch contro gli oltre 7.000€ di media dello Speedmaster (a seconda della versione e dei materiali può arrivare anche a 80.000€)

Alcuni modella della colorata collezione Moon

La saggia strategia di marketing che richiama l’esclusività, unito ai colori tipicamente Swatch delle 11 versioni disponibili ha scatenato una corsa all’acquisto non solo in Italia ma un po’ dappertutto.  Qui da noi, la foga di fare un buon affare è stata così alta da far scattare tafferugli, come successo davanti al negozio Swatch di Corso Vittorio Emanuele a Milano, per sedare la quale sono dovuti intervenire i vigili urbani.

E un buono affare lo sarebbe stato senza ombra di dubbio se fosse stato un pezzo ad edizione limitata come tutti credevano, cosa poi smentita dalla Swatch stessa.

L’inizio delle missioni spaziali per l’Omega Speedmaster

Il Bioceramic Moon Swatch (nome ufficiale) si rifà allo Speedmaster di Omega che non deve il suo successo solo alla bellezza o alla storicità del marchio, ma soprattutto ad una storia legata indissolubilmente alla conquista dello spazio nelle missioni NASA degli anni ’60 il cui culmine, il 20 luglio 1969, si ha avuto con l’allunaggio della missione Apollo 11 di Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins.

Omega non progettò il primo Speedmaster in modo che fosse il primo orologio ad arrivare sulla Luna, che infatti venne lanciato nello spazio la prima volta solo perché saldamente al polso dell’astronauta Walter Schirra il quale lo acquistò privatamente per indossarlo nel 1962 a bordo della capsula Sigma 7 nell’ambito delle missioni Mercury.

L’orologio funzionò alla perfezione fungendo anche da complemento per gli strumenti elettronici di bordo. La NASA a questo punto comprese l’importanza che un cronografo di alta precisione avrebbe avuto per le future missioni Gemini ed Apollo, che prevendevano anche passeggiate spaziali, esposizioni fotografiche sincronizzazione delle celle a combustibile.

Omega Speedmaster

Gli estenuanti test di selezione

Nel 1964, la commissione presieduta da Donald Slayton selezionò i molti modelli appartenenti a dieci tra i più importanti brand dell’orologeria mondiale per sottoporli a test di affidabilità, solo tre dei quali: il Wittnauer Longines, l’Omega Speedmaster ed il Rolex Daytona vennero selezionati per i test finali.

Queste durissime prove comprendevano: temperature fino a 93°, compressioni fino a 6 atmosfere, decompressioni ravvicinate, umidità fino al 95%, atmosfera carica di ossigeno al 100% con l’orologio che non doveva superare stringenti limiti di emissioni di gas tossici o di odori acri, oltre che a test di accelerazione e resistenza agli urti.

Alla fine, il Rolex smise di funzionare mentre il Longines si deformò, decretando il successo dell’Omega Speedmaster che aveva solo perso o guadagnato tempo.

Epilogo

L’Omega Speedmaster si rivelò sempre un fedele ed affidabile compagno di viaggio per tutti gli astronauti delle missioni Gemini ed Apollo arrivando quasi a bypassare gli strumenti elettronici di bordo: quando durante gli ultimi istanti prima dell’allunaggio ci si rese conto che il terreno era molto più accidentato del previsto con rocce grandi come automobili, Neil Armstrong che comandava il modulo LEM, dovette sorvolare la zona alla ricerca di un atterraggio idoneo per 13 secondi con i motori accesi, secondi che vennero cronometrati con i loro Speedmaster in luogo all’orologio al quarzo di bordo.

Si rese indiscutibilmente prezioso anche quando durante il rientro sulla Terra della difficile missione Apollo 13, fu necessario correggere la rotta con due accensioni del motore della navicella.

Queste operazioni andavano eseguite con estrema precisione e a strumenti di bordo spenti per risparmiare carburante. La misurazione delle accensioni, rispettivamente di 14 e 21,5 secondi furono fatte con l’Omega Speedmaster di uno dei membri dell’equipaggio composto da Jim Lovell, Jack Swigert e Fred Haise e riuscì alla perfezione. In definitiva, il Moon Swatch può davvero essere orgoglioso di quello storico modello di cronografo da cui trae ispirazione.

In un’era votata all’elettronica come quella in cui viviamo, sarà difficile che possa svolgere lo stesso importante compito, magari a bordo delle prossime missioni Artemis, ma noi glielo auguriamo.

Fonte: https://www.omegawatches.com/it-it/chronicle/1962-the-first-speedmaster-in-space

https://it.wikipedia.org/wiki/Omega_Speedmaster

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