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Teorie astronomiche sfidate da una scoperta senza precedenti

Teorie astronomiche sfidate da una scoperta senza precedenti. Delle nuove immagini di Webb hanno rivelato delle coppie sorprendenti di oggetti molto simili a dei pianeti nella Nebulosa di Orione. Questi non erano mai stati rilevati prima.

La Nebulosa di Orione, una nube luminosa di polvere e gas, è una delle formazioni più luminose del cielo notturno. Questa è identificata come la spada nella costellazione di Orione. La nebulosa, situata a 1.300 anni luce dalla Terra, ha a lungo offerto agli astronomi una quantità innumerevole di oggetti celesti da studiare. Tra questi ci sono i dischi che formano pianeti attorno a giovani stelle e nane brune e oggetti con una massa compresa tra quella dei pianeti e delle stelle.

I ricercatori hanno utilizzato la fotocamera nel vicino infrarosso di Webb, la NIRCam, per catturare i mosaici della Nebulosa di Orione nelle lunghezze d’onda della luce corte e lunghe. Questo ha permesso di rivelare dettagli senza precedenti e scoperte inaspettate.

Teorie astronomiche: la scoperta

I ricercatori Samuel G. Pearson e Mark J. McCaughrean hanno studiato l’immagine a onde corte della Nebulosa di Orione. Hanno inoltre ingrandito l’ammasso del Trapezio, una giovane regione di formazione stellare che ha circa 1 milione di anni, colma di migliaia di stelle. I ricercatori hanno inoltre individuato delle nane brune, oggetti troppo piccoli per riuscire ad avviare la fusione nucleare nei loro nuclei, divenendo così stelle. Le nane brune possiedono una massa inferiore al 7% di quella del Sole.

I ricercatori, ricercando altri oggetti isolati di piccola massa, hanno trovato qualcosa che non avevano mai visto, ossia coppie di oggetti simili a pianeti. Questi hanno masse comprese tra 0,6 e 13 volte la massa di Giove, una scoperta che sembra sfidare alcune teorie astronomiche fondamentali.

I ricercatori li hanno soprannominati Jupiter Mass Binary Objects, o JuMBO. Pearson, ricercatore dell’Agenzia spaziale europea presso il Centro europeo di ricerca e tecnologia spaziale nei Paesi Bassi ha spiegato che: “Sebbene alcuni di essi siano più massicci del pianeta Giove, avranno all’incirca le stesse dimensioni e sono solo leggermente più grandi”.

Teorie astronomiche: i pianeti JuMBO

I ricercatori hanno trovato 40 coppie di JuMBO e due sistemi tripli, tutti su ampie orbite l’uno attorno all’altro. Gli oggetti, nonostante esistano in coppia, sono distanti circa 200 unità astronomiche, quindi 200 volte la distanza tra la Terra e il Sole. A questi corpi occorrono dai 20.000 agli 80.000 anni affinché completino un’orbita l’uno attorno all’altro.

La temperatura degli oggetti varia da 1.000 gradi Fahrenheit, 537 gradi Celsius, a 2.300 F, 1.260 C, ha detto Pearson. Gli oggetti gassosi sono giovani, astronomicamente parlando, e hanno circa 1 milione di anni. Per avere un confronto il nostro sistema solare ha 4,57 miliardi di anni.

McCaughrean, consulente senior per la scienza e l’esplorazione presso l’Agenzia spaziale europea ha spiegato che: “Siamo a metà della vita del Sole, quindi questi oggetti in Orione sono come bambini di 3 giorni. Sono ancora abbastanza luminosi e caldi perché l’energia che hanno quando vengono creati permette loro di brillare, ed è così che possiamo vedere queste cose”.

Conclusioni

McCaughrean e Pearson hanno scritto due articoli basati sulle scoperte nella Nebulosa di Orione. Gli studi sono stati sottoposti a riviste accademiche per la pubblicazione e i risultati preliminari sono disponibili su un sito arXiv. Attualmente rimangono molte domande sui JuMBO, incluso il modo in cui sono nati.

I pianeti JuMBO possono ribaltare le regole dell’astronomia. Attualmente, non esiste nessuna teoria in grado di spiegare come si sono formati i JuMBO, o perché sono presenti nella Nebulosa di Orione. Alcuni potrebbero considerare i JuMBO come dei pianeti canaglia. Però è molto difficile spiegare come mai coppie di pianeti siano stati espulsi contemporaneamente pur rimanendo connessi gravitazionalmente tra loro.

Pearson ha spiegato che: “Gli scienziati hanno lavorato per decenni su teorie e modelli di formazione di stelle e pianeti, ma nessuno di loro ha mai previsto che avremmo trovato coppie di oggetti di massa super bassa fluttuanti da soli nello spazio, e ne stiamo vedendo molti. La cosa principale che impariamo da questa scoperta è che c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella nostra comprensione della formazione dei pianeti, della formazione delle stelle o di entrambe”.

Le osservazioni della nebulosa previste per l’inizio del 2024 potrebbero fornire maggiori informazioni sulla composizione atmosferica dei JuMBO. I ricercatori vogliono anche scoprire maggiori dettagli sugli oggetti, tra cui la misurazione precisa delle loro masse.

FONTE:

https://edition.cnn.com/2023/10/05/world/webb-telescope-jumbos-orion-nebula-scn/index.html

Fabiana Leoncavallo

Laureata in architettura, mi ritengo una persona piuttosto poliedrica. Grande appassionata di scienze, astronomia, storia, letteratura, cinema e serie tv, tutti argomenti che amo descrivere nei miei articoli, che si basano su ricerche valide. Inoltre, amo molto effettuare studi sulla natura, sugli animali, sui cambiamenti climatici, sulla salute e l’alimentazione.

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