Trovato in Canada un fossile di mantide religiosa del periodo Cretaceo

I paleontologi hanno identificato in Canada un nuovo genere fossile. Si tratta di una specie di mantide religiosa primitiva dalle impronte anteriori e posteriori scoperte nel Labrador, località canadese. Si parla di un caso molto raro in cui un fossile meno ben conservato ha un impatto altrettanto elevato.

Le mantidi religiose, con le loro caratteristiche zampe anteriori, hanno un aspetto molto diverso dai loro antenati fossili più antichi. Il nome della mantide deriva dal greco “mantis“, cioè “profeta“, e fa riferimento, appunto, alla postura delle zampe anteriori che ricorda un atteggiamento di preghiera.

L’attuale specie di mantide religiosa, in età adulta, raggiunge una lunghezza di 7,5 cm per le femmine, mentre per il maschio raggiunge una lunghezza di 6 cm. Solitamente la colorazione varia dal verde brillante al marrone chiaro. Ha due paia di ali attaccate sul dorso in corrispondenza della coppia di zampe posteriori e mediane.

Tuttavia, è stato difficile per gli scienziati tracciare l’evoluzione della mantide in modo più preciso a causa delle molteplici lacune nella documentazione fossile di questi insetti, combinate con le anatomie molto diverse dei tre gruppi di mantidi più primitivi: Chaeteessidae, Mantoididae e Metallyticidae.

La specie di mantide appena scoperta, Labradormantis guilbaulti , visse nel subartico canadese circa 100 milioni di anni fa (epoca del tardo Cretaceo). Le sue ali fossili sono state trovate nella località di Redmond Mine vicino a Schefferville nel Labrador, in Canada.

Utilizzando l’imaging di trasformazione in riflettanza, il dottor Alexandre Demers-Potvin, insieme al suo team del Redpath Museum della McGill University, è riuscito ad ottenere una visione migliore dell’intricata rete di vene che giace lungo le ali del fossile.

E’ stata notata la presenza di una vena situata lungo la linea di piegatura dell’ala posteriore, chiamata AA2*, che si trova solo in una moderna famiglia di mantide, la Chaeteessidae.

A seguito di questa osservazione, gli scienziati hanno creato un albero evolutivo che includeva la specie Labradormantis guilbaulti tra alcuni dei suoi antenati estinti.

L’identificazione di questa singola vena nella nuova specie, ha suggerito che questa caratteristica non si fosse evoluta tra le Chaeteessidae in isolamento, ma che fosse presente anche nei antenati estinti delle mantidi moderne.

Lo studio ha anche indicato una tendenza verso una maggiore modularità all’interno delle ali anteriori della mantide, in contrasto con una tendenza verso una maggiore integrazione morfologica nelle ali posteriori, entrambe potenzialmente associate a prestazioni di volo migliorate per le mantidi moderne. 

“È molto difficile comprendere pienamente l’evoluzione degli insetti senza studiarne un esemplare intrappolato nell’ambra“, ha dichiarato il coautore dello studio Dr. Hans Larsson, anch’egli del Redpath Museum della McGill University.

Questo studio sottolinea comunque l’importanza dei fossili per risolvere le relazioni filogenetiche.

Fonte: http://www.sci-news.com/paleontology/labradormantis-guilbaulti-09277.html