lunedì, Settembre 16

Trovato pianeta, simile alla Terra, forse coperto da vulcani

Trovato pianeta, simile alla Terra, potenzialmente coperto da vulcani. La scoperta è stata fatta dallo Spitzer della NASA e da TESS. I ricercatori hanno individuato un esopianeta delle dimensioni della Terra, un mondo al di là del nostro sistema solare. Questo potrebbe essere ricoperto di vulcani.

L’esopianeta, denominato LP 791-18 d, potrebbe subire delle esplosioni vulcaniche con una frequenza simile alla luna di Giove Io. Quest’ultimo è il corpo vulcanicamente più attivo del nostro sistema solare. I ricercatori hanno trovato e studiato il pianeta utilizzando i dati del TESS della NASA e del telescopio spaziale Spitzer, ormai in pensione, insieme ad una serie di osservatori terrestri.

Il documento sull’esopianeta, prodotto da Merrin Peterson, laureato al Trottier Institute for Research on Exoplanets (iREx) con sede presso l’Università di Montreal, è comparso sulla rivista scientifica Nature.

Secondo quanto affermato da Björn Benneke, coautore e professore di astronomia all’iREx che ha pianificato e supervisionato lo studio: LP 791-18 d è bloccato in modo mareale, il che significa che lo stesso lato è costantemente rivolto verso la sua stella. Il lato diurno sarebbe probabilmente troppo caldo perché l’acqua liquida possa esistere in superficie. Ma la quantità di attività vulcanica che sospettiamo si verifichi in tutto il pianeta potrebbe sostenere un’atmosfera che potrebbe consentire all’acqua di condensarsi sul lato notturno”.

Il pianeta LP 791-18 d e il suo sistema

LP 791-18 d orbita attorno ad una piccola stella nana rossa. Il corpo è situato a circa 90 anni luce di distanza nella costellazione meridionale del Cratere. Il team ha stimato che l’esopianeta sia solo leggermente più grande e più massiccio della Terra.

I ricercatori conoscevano già altri due mondi nel sistema prima di questo scoperto, che sono stati denominati LP 791-18 b e c. Il pianeta interno b è circa il 20% più grande della Terra. Il pianeta esterno c è invece circa 2,5 volte la dimensione della Terra e più di sette volte la sua massa.

I pianeti “d” e “c”, durante ogni orbita, passano molto vicini l’uno all’altro. Ogni passaggio ravvicinato del pianeta più massiccio c produce un effetto di rimorchiatore gravitazionale sul pianeta d. Questo rende la sua orbita alquanto ellittica. Il pianeta “d” su questo percorso ellittico, si deforma leggermente ogni volta che gira intorno alla stella.

Le deformazioni osservate possono creare un attrito interno sufficiente a riscaldare sostanzialmente l’interno del pianeta e produrre attività vulcanica sulla sua superficie. Giove, ed alcune delle sue lune, influenzano Io in un modo molto simile.

Il pianeta e i dettagli

Il pianeta d è situato sul bordo interno della zona abitabile, ossia il tradizionale intervallo di distanze da una stella in cui gli scienziati ipotizzano che l’acqua liquida possa esistere sulla superficie di un pianeta. Se il pianeta dovesse essere geologicamente attivo, come sospetta il team di ricerca, potrebbe mantenere un’atmosfera. Le temperature potrebbero scendere abbastanza, sul lato notturno del pianeta, da far condensare l’acqua sulla superficie.

Il team ritiene che anche il pianeta d sia un candidato eccezionale per gli studi atmosferici della missione. Il pianeta c era già stato approvato per le osservazioni del telescopio Webb. La coautrice Jessie Christiansen, ricercatrice presso l’Exoplanet Science Institute della NASA presso il California Institute of Technology ha spiegato che: “Una grande domanda in astrobiologia, il campo che studia ampiamente le origini della vita sulla Terra e oltre, è se l’attività tettonica, o vulcanica, sia necessaria per la vita”.

La ricercatrice continua spiegando che: “Oltre a fornire potenzialmente un’atmosfera, questi processi potrebbero produrre materiali che altrimenti affonderebbero e rimarrebbero intrappolati nella crosta. Tra questi sono compresi quelli che riteniamo importanti per la vita, come il carbonio”.

Conclusioni

Le osservazioni di Spitzer del sistema sono state tra le ultime raccolte dal satellite prima che fosse disattivato a gennaio del 2020. Joseph Hunt, project manager di Spitzer presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA ha spiegato che: “È incredibile leggere della continuazione di scoperte e pubblicazioni anni dopo la fine della missione di Spitzer. Questo dimostra davvero il successo dei nostri ingegneri e scienziati. Insieme hanno costruito non solo un velivolo spaziale, ma anche un set di dati che continua ad essere una risorsa per la comunità degli astrofisici”.

L’intera serie di dati scientifici raccolti da Spitzer durante la sua missione è disponibile al pubblico tramite l’archivio dati Spitzer, ospitato presso l’Infrared Science Archive dell’IPAC al Caltech di Pasadena, in California.

FONTE:

https://www.nasa.gov/feature/goddard/2023/nasa-s-spitzer-tess-find-potentially-volcano-covered-earth-size-world

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