Grazia Deledda scrittrice sarda (1871 – 1936), Premio Nobel per la letteratura nel 1824, ha saputo, per mezzo delle sue opere, penetrare e far rivivere il mondo spirituale e la realtà sociale e umana della sua gente e della sua terra, di una Sardegna cioè ancora rurale e patriarcale, aspra e selvaggia, a volte violenta eppure con una voglia di riscatto e di cambiamento enormi.
Diverse le sue opere nei contenuti, nella forma, nella trama, nella rappresentazione degli avvenimenti più cruciali nella vita di una persona. “L’edera” è forse il romanzo di Grazia Deledda che descrive con maggior enfasi una realtà patriarcale e atavica tipiche dell’isola.
Vi si narrano le drammatiche vicende che hanno per sfondo una grande casa antica in cui vivono i discendenti di una famiglia decaduta, i Decherchi, fra i quali rimangono ancora figure di uomini di altri tempi, “di patriarca e di soldato di ventura“.
In questa casa abitano anche un vecchio parente ammalato di asma, zio Zua, di cui si aspetta la morte per riceverne l’eredità, e Annesa, figlia adottiva dei Decherchi, che l’avevano trovata abbandonata, e ora è incaricata di assistere il malato.
Annesa, una bellissima ragazza, è innamorata di Paulu l’ultimo discendente dei Decherchi, a tal punto che per lui sarebbe disposta a tutto, anche ad uccidere. Dirà a Paulu: <<… Io sono come l’edera, come l’edera che si attacca al muro e non se ne distacca più finché non si secca >>.
E un giorno arriva, appunto, ad uccidere il vecchio zio Zua, quando forse non ce ne sarebbe ormai più bisogno, affinché tutti i suoi averi passino subito a Paulu. Per lei allora non c’è che la fuga, il tormento, i sensi di colpa e, alla fine, una pace triste e pensierosa quando, molti anni dopo, sposerà Paulu divenuto l’ombra di se stesso, e dirà ancora a lui: <<… L’edera si riallaccerà all’albero e lo coprirà pietosamente con le sue foglie. Pietosamente, perché il vecchio tronco ormai è morto >>.
Ne “L’edera” di Grazia Deledda la rappresentazione delle passioni è davvero molto forte, infatti le più drammatiche e intense fluttuazioni dell’anima si riflettono, molte volte in modo riuscito e completo, negli aspetti solenni di una natura meravigliosa e terribile insieme quanto incontaminata e primordiale come lo può essere, e lo è, quella dell’isola di Sardegna. Pertanto intorno alla condotta cupa e oscura degli uomini si creano aloni e contorni pieni di suggestione e di leggenda dal sapore antico.
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