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Un cadavere stellare rivela un fenomeno mai visto

Un cadavere stellare rivela un fenomeno mai visto. Il fenomeno viene definito il “diavolo della Tasmania. Lo spazio è pieno di fenomeni estremi. Il “diavolo della Tasmania” potrebbe però essere uno degli eventi cosmici più strani e rari mai osservati.

I ricercatori, mesi dopo aver assistito all’esplosione di una distante stella, hanno notato qualcosa che non avevano mai visto prima. Questo erano dei segni energetici di vita rilasciati dal cadavere stellare. L’evento è avvenuto a circa 1 miliardo di anni luce dalla Terra. I brevi e luminosi bagliori sono stati potenti quanto l’evento originale che ha causato la morte della stella.

I ricercatori hanno soprannominato l’oggetto celeste il “diavolo della Tasmania”. Loro sono riusciti ad osservarlo mentre esplodeva ripetutamente dopo il suo rilevamento iniziale, avvenuto a settembre del 2022. L’esplosione stellare iniziale, che ha causato la morte della stella, non era una tipica supernova. Quest’ultima è una stella che diviene sempre più luminosa fino ad arrivare ad esplodere, espellendo così gran parte della sua massa prima di morire. Invece, si è trattato di un raro tipo di esplosione chiamato transitorio ottico blu veloce luminoso, o LFBOT.

Il cadavere stellare

Gli LFBOT brillano intensamente nella luce blu. Questi raggiungono il picco della loro luminosità per poi svanire in pochi giorni. A differenza delle supernove che possono impiegare settimane o mesi per attenuarsi. Il primo LFBOT è stato scoperto nel 2018. Da allora gli astronomi hanno cercato di determinare la causa di questi rari eventi catastrofici.

Il diavolo della Tasmania sta rivelando più domande che risposte con il suo comportamento inaspettato. Sebbene gli LFBOT siano eventi insoliti, il diavolo della Tasmania è ancora più particolare. Questo fenomeno ha indotto gli astronomi a mettere in discussione i processi presenti dietro le ripetute esplosioni.

L’autrice principale dello studio Anna YQ Ho, assistente professore di astronomia al College of Arts and Sciences della Cornell University ha dichiarato che: “Sorprendentemente, invece di svanire costantemente come ci si aspetterebbe, la fonte si è brevemente illuminata di nuovo, e ancora, e ancora. Gli LFBOT sono già una sorta di evento strano ed esotico, quindi questo è stato ancora più particolare”.

Il cadavere stellare: la ricerca

I risultati dell’ultima scoperta del diavolo della Tasmania LFBOT, ufficialmente etichettato AT2022tsd osservato con 15 telescopi in tutto il mondo, sono stati pubblicati mercoledì sulla rivista Nature. Il coautore dello studio Jeff Cooke, professore presso la Swinburne University of Technology in Australia e l’ARC Center of Excellence for Gravitational Wave Discovery ha spiegato che: “LFBOT emettono più energia di un’intera galassia di centinaia di miliardi di stelle come il Sole. Il meccanismo alla base di questa enorme quantità di energia è attualmente sconosciuto”.

Jeff Cooke continua spiegando che: “Ma in questo caso, dopo lo scoppio iniziale e la dissolvenza, le esplosioni estreme hanno continuato a verificarsi, avvenendo molto velocemente, nell’arco di minuti, anziché settimane o mesi, come nel caso delle supernove”. Anna YQ Ho e i suoi collaboratori hanno continuato a monitorare l’esplosione mentre questa svaniva. Successivamente, hanno rivisto le osservazioni pochi mesi dopo l’evento. Le immagini mostravano intensi picchi di luce luminosi che svanivano molto presto.

Anna YQ Ho ha spiegato che: “Nessuno sapeva davvero cosa dire. Non avevamo mai visto nulla di simile prima. Qqualcosa di così veloce e con una luminosità così forte come l’esplosione originale mesi dopo, in nessuna supernova o FBOT. Non l’avevamo mai visto in astronomia”.

Il cadavere stellare: i dettagli

Anna YQ Ho e i suoi colleghi per comprendere meglio i rapidi cambiamenti di luminosità che si verificano nel diavolo della Tasmania, hanno contattato altri ricercatori. Questo per confrontare le osservazioni di più telescopi. I 15 osservatori utilizzati per l’evento hanno tracciato 14 impulsi di luce irregolari nell’arco di 120 giorni. Questi probabilmente sono solo una frazione del numero totale di bagliori rilasciati dal LFBOT.

Alcuni dei brillamenti sono durati solo decine di secondi. Questo suggerisce agli astronomi che la causa sottostante sia un residuo stellare formato dall’esplosione iniziale. Quindi, una densa stella di neutroni o un buco nero. Anna YQ Ho ha chiarito che: “Questo risolve anni di dibattito su cosa alimenta questo tipo di esplosione. Inoltre, rivela un metodo insolitamente diretto per studiare l’attività dei cadaveri stellari”. È probabile che entrambi gli oggetti assumano grandi quantità di materia, che alimentano le esplosioni successive.

Jeff Cooke ha spiegato che: “Qui ci si spinge oltre i limiti della fisica a causa della sua estrema produzione di energia, ma anche a causa delle esplosioni di breve durata. La luce viaggia ad una velocità finita. Pertanto, la velocità con cui una fonte può esplodere e svanire limita le sue dimensioni. Questo significa che tutta questa energia viene generata da una fonte relativamente piccola”.

Conclusioni

Se si tratta di un buco nero, l’oggetto celeste potrebbe espellere getti di materiale e lanciarli attraverso lo spazio ad una velocità prossima a quella della luce. Un’altra possibilità è che l’esplosione iniziale sia stata innescata da un evento non convenzionale, come la fusione di una stella con un buco nero. Questo potrebbe presentare un evento completamente diverso per i cataclismi cosmici.

Lo studio degli LFBOT potrebbe rivelare di più sulla vita ultraterrena di una stella, piuttosto che solo sul suo ciclo di vita, che termina con un’esplosione e un resto. Anna YQ Ho conclude spiegando che: “Il cadavere non è semplicemente fermo lì, è attivo e fa cose che possiamo rilevare. Pensiamo che questi bagliori potrebbero provenire da uno di questi cadaveri appena formati. Questo ci dà modo di studiare le loro proprietà quando si sono appena formati”.

Gli astronomi continueranno ad osservare il cielo alla ricerca degli LFBOT, per vedere quanto sono comuni e scoprire altri dei loro segreti. Il coautore dello studio Vik Dhillon, professore del dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Sheffield nel Regno Unito ha dichiarato che: “Questa scoperta ci insegna di più sui vari modi in cui le stelle finiscono la loro vita e sugli oggetti esotici che popolano il nostro Universo”.

FONTE:

https://edition.cnn.com/2023/11/16/world/lfbot-tasmanian-devil-stellar-corpse-scn/index.html

FONTE IMMAGINI:

Fabiana Leoncavallo

Laureata in architettura, mi ritengo una persona piuttosto poliedrica. Grande appassionata di scienze, astronomia, storia, letteratura, cinema e serie tv, tutti argomenti che amo descrivere nei miei articoli, che si basano su ricerche valide. Inoltre, amo molto effettuare studi sulla natura, sugli animali, sui cambiamenti climatici, sulla salute e l’alimentazione.

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