Storia

Una giornata con la famiglia di Bodo, il contadino

Siamo negli ultimi anni del regno di Carlo Magno, in una data imprecisata tra l’810 e l’814 dell’era volgare e precisamente nei fondi gestiti dall’abbazia di Saint-Germain-des-Prés, uno dei più antichi luoghi di culto cattolici di Parigi. L’abbazia possiede un piccolo fondo chiamato Villaris, presso Parigi, nel luogo ora occupato dal parco di Saint-Cloud.

Il colono di un’Abbazia

In questo fondo vive Bodo, un colono con la sua famiglia. Questo giovane contadino è sposato con Ermentrude e ha tre bambini che si chiamano Wido, Gerberto e Hildegard; possiede una piccola fattoria di terra arabile e prato, con qualche filare di vite. È un colono, quindi un uomo libero, anche se il suo destino personale è indissolubilmente legato ai fondi dell’abbazia.

È una fresca mattina di primavera quando Bodo, alle prime luci dell’alba si alza. È la giornata destinata al lavoro per conto dei monaci e non vuole fare assolutamente tardi, per paura delle rampogne dell’amministratore dei terreni per conto del Re e dell’abbazia, chiamato villicus o major. Quest’uomo è oberato di funzioni e lavoro, tanto da necessitare dell’aiuto di alcuni sottoposti chiamati deans. Quasi certamente Bodo ha cercato di ingraziarselo nelle giornate precedenti mandando all’amministratore uova e verdure in regalo, ma sa perfettamente che questi omaggi non lo mettono al riparo da un eventuale ritardo.

Giorno di aratura

È giorno di aratura, quindi mette il giogo ad un grosso bove e sveglia il piccolo Wido, il ragazzino avrà il compito di “incoraggiare” con il pungolo l’animale durante l’aratura. Padre e figlio si incamminano per il sentiero e per strada vengono raggiunti da amici e conoscenti di qualche fattoria del vicinato, anche loro richiamati dalla corvèe a cui si apprestano. Qualcuno tiene per le briglie un cavallo, altri hanno un bue come Bodo, quasi tutti portano con se zappe, marre, vanghe, scuri e falci. Gli uomini si dividono in squadre per lavorare nei campi, nei prati e nei boschi del dominio, secondo gli ordini ricevuti dall’amministratore.

Fa ancora molto freddo quando Bodo aiutato da figlioletto inizia ad arare il terreno. Lo farà fin quando il sole non inizierà a tramontare con una breve pausa per consumare un frugale pasto al sacco, sotto una pianta. Bodo però non è l’unico componente della famiglia che quel giorno deve lavorare per i monaci. Poco minuti dopo che quella mattina lui e Wido sono usciti per l’aratura, Ermentrude, la moglie, dopo aver dato qualcosa per colazione ai bambini, affida la piccola Hildegard, al suo secondogenito Gerberto che ha appena nove anni.

I compiti di una moglie

Insieme ad una vicina, che contrariamente a lei è una serva, si dirige verso la casa grande. La vicina deve portare all’amministratore un pezzo di stoffa che sarà inviato a Saint-Germain per farne una tonaca da frate. Nella grande casa dell’amministratore ferve l’attività, nei laboratori alcuni artigiani (un calzolaio, un carpentiere, un fabbro ferraio, e due fabbri argentieri) sono impegnati nelle loro lavorazioni. Non sono molti e probabilmente neppure i più bravi, perché costoro vivono nelle immediate vicinanze dell’abbazia, pronti a mettere i loro servigi a disposizione dei monaci praticamente in ogni momento della giornata.

Ermentrude però non entra neppure nei laboratori ma si dirige speditamente dall’amministratore dove consegna la sua quota di polli e uova, dopodiché si reca sollecitamente nel quartiere delle donne anche per spettegolare un po’ con le serve e le altre colone. Il quartiere delle donne è rigidamente separato dagli ambienti frequentati dagli uomini e consiste di un gruppetto di case, con un laboratorio, il tutto circondato da una folta siepe, con l’ingresso sbarrato da un robusto cancello. È sempre l’amministratore, la persona incaricata del controllo del lavoro di queste donne. I laboratori sono luoghi accoglienti, riscaldati da stufe e qui le donne possono dedicarsi con un certo confort sconosciuto ai loro mariti, alle mansioni tipicamente femminili, in primis la tessitura e la tintura dei vestiti.

Ermentrude si ferma per pochi minuti, il tempo di fare quattro chiacchiere con amiche e conoscenti, deve ritornare rapidamente alla fattoria. Qui l’attende il lavoro nella piccola vigna che gli porterà via una o due ore di tempo. Poi rientra nella casa di legno che è la loro abitazione e da da mangiare ai bambini. Sfrutta le ultime ore di luce della giornata per cucire panni e vestiti di lana, indispensabili per affrontare i rigori invernali ma anche le prime fresche giornate primaverili.

Fine di una giornata

Poco prima che il sole sia definitivamente tramontato Bodo e Wido tornano a casa, il tempo per rigovernare le bestie e mangiare qualcosa e molto presto i due coniugi e i bambini vanno a letto, in un orario stimabile tra le sette e le nove di sera. La famiglia di Bodo va a letto presto in parte per la stanchezza accumulato in una dura giornata di lavoro, ma anche per non consumare la piccola scorta di candele fatte in casa che costituiscono tutta l’illuminazione della loro casa. La stanchezza non impedisce a Bodo di cercare il piacere tra le cosce forti della moglie, attento a non emettere troppi rumori per non svegliare i bambini che dormono nella stessa camera. Poi il sonno accoglie i due coniugi.

Domattina, alle prime luci dell’alba dovranno essere nuovamente in piedi.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Power, Eileen. Vita nel Medioevo: Il contadino. Il viaggiatore. La badessa. La donna di casa. Il mercante. Il fabbricante di panno

Natale Seremia

Appassionato da sempre di storia e scienza. Divoratore seriale di libri e fumetti. Blogger di divulgazione scientifica e storica per diletto. Diversamente giovane. Detesto complottisti e fomentatori di fake news e come diceva il buon Albert: "Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi."

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