Una giornata di Douglas Haig

Douglas Haig subentrò al comando della BEF,  British Expeditionary Force, il Corpo di Spedizione Britannico in Francia, nel dicembre del 1915, dopo la rimozione del controverso John French. Da tempo i francesi si lamentavano che gran parte dello sforzo bellico ricadeva sulle proprie spalle, mentre i britannici avevano svolto fino al 1916 azioni marginali.

L’andamento della battaglia di Verdun aveva portato Joffre, il Comandante in capo dell’esercito francese, a pressare in modo estremamente perentorio Haig affinché si assumesse l’onere maggiore dell’offensiva sulla Somme pianificata per l’estate del 1916.

Haig nicchiava poiché era consapevole che le sue nuove divisioni erano poco più di una raccolta di unità sommariamente addestrate e che per diventare efficienti truppe da combattimento avrebbe avuto bisogno di maggior tempo a sua disposizione. Le ragioni dell’alleanza però prevalsero su questa decisione razionale e l’inizio dell’offensiva alla fine fu fissata per il 1 luglio 1916.

Si è dibattuto molto su quali fossero gli effettivi obiettivi di Haig, attribuendogli velleità di vittoria strategica nell’imminente offensiva ma dalle sue stesse parole si capisce come invece i propositi fossero molto più modesti.

La mia politica, in breve, è: 1. Addestrare le mie divisioni e raccogliere quante più munizioni e pezzi di artiglieria possibile. 2. Prendere accordi per sostenere i francesi […] attaccando per alleviare la pressione su Verdun, quando i francesi riterranno che la situazione militare lo richieda. 3. Al contempo, però, pur attaccando per aiutare i nostri alleati, non dobbiamo pensare di riuscire certamente a distruggere la potenza tedesca quest’anno. Nei nostri attacchi, pertanto, dobbiamo anche mirare a migliorare le nostre posizioni, con l’obiettivo di assicurarci il risultato della campagna il prossimo anno. Generale Sir Douglas Haig, quartier generale, BEF

Haig passò pertanto la tarda primavera e gli inizi dell’estate del 1916 a preparare l’offensiva della Somme nel suo Quartier Generale che aveva installato nel piccolo castello di Montreuil. Persino la scelta della Somme come area per scatenare l’offensiva che avrebbe dovuto alleggerire la pressione su Verdun era dovuta esclusivamente al fatto che la BEF era schierata nelle sue immediata vicinanze.

Ma come passava una giornata tipo, il comandante del Corpo di Spedizione britannico? Scopriamolo attraverso il resoconto del generale di brigata John Carteris.

Ogni mattina, alle 8:25 precise, la porta della stanza da letto di Haig si apriva e il generale scendeva dabbasso. Poi si concedeva una breve passeggiata di quattro minuti in giardino. Alle 8:30 in punto entrava in mensa per la colazione. Se aveva un ospite, insisteva sempre per servirlo prima di servirsi a sua volta. Parlava molto poco e di solito si limitava a chiedere ai membri del suo staff quali fossero i loro programmi per la giornata. Alle nove andava nel suo studio e lavorava fino alle undici o alle undici e mezzo. A quel punto incontrava i comandanti delle armate, i capi dipartimento del quartier generale e altre persone che desiderava vedere. All’una pranzava, prendendosi una pausa di appena mezz’ora, e poi si recava – in auto o a cavallo – al quartier generale di qualche armata o corpo o divisione. Di solito, quando andava in auto, sulla strada del ritorno si faceva portare il cavallo in modo da percorrere gli ultimi cinque o sei chilometri in sella. Quando non andava in auto, usciva sempre a cavallo nel pomeriggio, accompagnato da un aiutante in campo e dalla sua scorta del 17° lancieri, senza i quali non andava mai a fare una cavalcata. Quando rientrava da queste uscite si fermava a circa quattro chilometri dal quartier generale, consegnava il cavallo a uno stalliere e terminava il tragitto a piedi. Una volta arrivato, andava dritto nella sua stanza, faceva il bagno, si dedicava agli esercizi fisici e indossava pantaloni sportivi. Fino all’ora di cena, le otto, sedeva alla sua scrivania e lavorava, ma era sempre disponibile per qualunque membro dello staff o ospite che desiderasse incontrarlo. In quel momento della giornata ammetteva le interruzioni. Alle otto precise, cenava. Dopo la cena, che durava circa un’ora, tornava nella sua stanza e lavorava fino a un quarto alle undici.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

La grande storia della Prima Guerra Mondiale, di P. Hart

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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