domenica, Settembre 8

Una prosa unica nel suo genere. “La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda

CARLO EMILIO GADDA (Agenzia: FARABOLA) (NomeArchivio: 936320su.JPG)

La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda si può considerare un romanzo ancora incompleto. Eppure si può anche sicuramente dire che è uno dei libri più grandi e più riusciti di Carlo Emilio Gadda, non solo, ma di tutta la letteratura contemporanea italiana e forse europea.

Le vicende del romanzo, pur svolgendosi nell’America del Sud fra il 1925 e il 1933, hanno una chiara allusione alle condizioni della vita in Italia durante il fascismo. Esse sono inserite in un paesaggio, l’immaginario Maradagàl, nel quale è facile riconoscere la Lombardia, con le belle colline della Brianza, dove la ricca borghesia milanese si costruisce le sue ville, mentre sullo sfondo del “verde piano” compare la montagna “altissima e grigia” del manzoniano Resegone, qui chiamato Serruchòn.

In quel lontano paese si stanno vivendo gli anni di un difficile dopoguerra per cui le autorità, allo scopo di salvaguardare l’ordine pubblico, hanno costituito il “Nistitùo de Vigilancia para la Noche”, cioè un corpo di guardie notturne. In questo corpo sono iscritti reduci di guerra più o meno fasulli, ma ad essi non vuole aderirvi, nel paesino di Lukones, un hidalgo – ingegnere, Gonzalo Pirobutirro d’Eltino, protagonista del romanzo.

Gonzalo, che conduce un’esistenza inquieta e solitaria nella villa costruita dal padre, con sacrifici e privazioni per tutta la famiglia, vive insieme alla madre la quale, però, è tutta presa dalla memoria di un altro figlio aviatore morto in guerra.

Fra Gonzalo e la madre c’è un continuo contrasto, che appare in molte stupende pagine del romanzo: lei, attaccata ad un passato costruito, in fondo, sulle idee tradizionali della buona borghesia lombarda, intesa in senso metaforico, è incapace di comprendere il “male invisibile” del figlio, male le cui origini e cause risalgono ai tempi dell’infanzia.

Eppure nel profondo e intenso rapporto fra i due c’è, allo stesso tempo, un affetto naturale e molto solido. Ciò che colpisce molto, non solo ne “La cognizione del dolore” , ma nell’intera produzione narrativa di Carlo Emilio Gadda, è la sua prosa.

Si tratta davvero dell’elemento più sorprendente e più eccezionale dell’arte di questo scrittore e, insieme, dell’intero panorama del Novecento letterario italiano, in quanto è una prosa unica nel suo genere costruita su una singolare mescolanza e fusione di termini che vanno dalle parole popolari e dialettali prese da ambienti diversi (milanese, romano, veneto, campano, abruzzese etc.) all’impiego di termini, di espressioni, di costruzioni proprie e della lingua dotta e di quella scientifica e filosofica; il tutto con il sovrapporsi frequente ed improvviso di invenzioni lessicali sempre personali ed imprevedibili.

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