giovedì, Settembre 19

Un’intrepida esploratrice

Cosa fa una giovane e ricca ereditiera vissuta in pieno diciannovesimo secolo? Non è difficile immaginare una vita mondana nell’alta società del tempo tra balli, feste e magari intrattenimenti musicali o culturali. Magari anche dei grand tour per l’Europa ed infine la ricerca di un matrimonio adeguato al proprio status sociale. Non erano queste le aspirazioni di Alexandrine Petronella Francine Tinné, nata a L’Aia in Olanda il 17 ottobre 1835 dal ricchissimo sessantatreenne mercante olandese  Philip Frederik Tinné e dalla baronessa Henriette van Capellen.

Rimasta orfana di padre all’età di 10 anni Alexine (come preferiva essere chiamata) insieme alla madre passerà gran parte della sua adolescenza e della prima gioventù a viaggiare molto, sia in Europa (Norvegia ed Italia) che nel Medio Oriente, spingendosi fin in Egitto. Furono probabilmente questi viaggi ad inculcare nella giovane olandesina una sfrenata passione per le esplorazioni. Non dobbiamo dimenticare che il diciannovesimo secolo fu il “secolo” della scoperte geografiche per eccellenza nell’età moderna.

E’ in questo contesto che in Alexine maturò l’idea di andare alla ricerca delle sorgenti del Nilo, provocando l’ira dell’esploratore inglese Samuel Baker, che stava battendo palmo a palmo la stessa regione con il medesimo obiettivo. Nell’estate del 1861, l’allora ventiseienne Alexine partì dall’Europa diretta alle regioni del Nilo Bianco, insieme alla madre ed alla zia. L’ultima fase organizzativa della spedizione si concluse al Cairo, dove le tre donne soggiornarono nel celebre Shepheard’s Hotel.

Questo hotel meriterebbe un articolo a se stante per il fascino della sua storia e per il ruolo che svolse soprattutto tra gli stranieri che transitavano per Il Cairo. Qui ci limiteremo soltanto ad accennare che fu costruito nel 1841 dall’inglese Samuel Shepheard che pare che come professione esercitasse quella di pasticcere. Inizialmente il nome dell’albergo fu “Hotel des Anglais“. La proprietà era condivisa insieme al signor Hill, il capo cocchiere di Mohammed Ali Pasha. Nel 1845 Shepheard rilevò le quote di Hill diventandone l’unico proprietario fino all’estate nel quale Alexine, sua madre e sua zia vi soggiornarono per preparare gli ultimi aspetti della loro spedizione. Proprio in quelle settimane l’ex pasticcere cedette per 10.000 sterline la proprietà dell’hotel all’albergatore bavarese Philip Zeck.

Ma torniamo ad Alexine. Il 9 gennaio 1862 la spedizione composta da un piroscafo, 3 vascelli, 500 portatori e 65 mercenari di scorta, partì superando in breve tempo Baker che si trovava bloccato a Khartoum in cerca di finanziamenti. La spedizione risalì il Nilo Bianco fino a Gondokoko e da lì si addentrò in regioni quasi del tutto inesplorate. Le temperature inclementi, la malaria e le asperità del percorso decimarono la spedizione e tra le vittime si contarono anche la madre e la zia di Alexandrine. Nel 1864 i superstiti, senza avere scoperto le sorgenti del Nilo, furono costretti a tornare indietro.

Devastata dal dolore per la perdita della madre e della zia, Alexine si rifiutò però di tornare in patria e visse per quattro anni a Il Cairo visitando Algeria, Tunisia ed altre parti del Mediterraneo. Un tentativo di raggiungere i Tuareg nel 1868 da Algeri fallì. La passione incontenibile per l’esplorazione però le sarà fatale. Nel gennaio 1869 riprovò di nuovo a raggiungere i Tuareg. Partì da Tripoli con una carovana, decisa a proseguire fino al lago Ciad, e da qui attraverso Ouaddai, Darfur e Kordofan per raggiungere l’altro Nilo. A Murzuch incontrò l’esploratore tedesco Gustav Nachtigal, con il quale era decisa ad attraversare il deserto. Dato che Nachtigal voleva raggiungere prima i monti Tibesti, lei partì da sola verso sud.

La sua carovana scese lentamente. La trentaquattrenne Alexine fu oggetto di attacchi di gotta e di infiammazione agli occhi che gli impedirono di mantenere la disciplina e l’unità della carovana che iniziò a disgregarsi. La mattina presto del 1º agosto lungo la pista da Murzuch a Ghat fu uccisa assieme a due marinai olandesi del suo gruppo, probabilmente dai Tuareg in complicità con la sua scorta. Le cause di questo omicidio non sono mai state del tutto chiarite, probabilmente fu un atto di spregio di alcune fazioni Tuareg nei confronti del capo dei Tuareg settentrionali, Ikhenukhen. L’obiettivo dell’uccisione dei cristiani era quello di provare che Ikhenukhen era troppo debole per poter difendere ancora i viaggiatori nell’area di sua pertinenza.

Il corpo di Alexine non fu mai ritrovato. Il suo contributo geografico, botanico ed etnico, pur non annoverando scoperte sensazionali, fu molto importante come dimostrato dalle opere di Heuglin intitolate Die Tinnésche Expedition im westlichen Nilgebiet (1863–1864) e Reise in das Gebiet des Weissen Nils (Lipsia, 1869) che si basano in parte sulle spedizioni capeggiate dall’intrepida olandesina.

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