giovedì, Settembre 19

Uno studio mostra l’efficacia di un bombardamento di un asteroide

Uno studio mostra l’efficacia di un bombardamento di un asteroide. Secondo la nuova ricerca, bombardare un asteroide potrebbe veramente salvare il nostro pianeta. La ricerca è stata pubblicata su Acta AstronauticaUna notizia davvero rassicurante quella che ci mostra la nuova ricerca. Quest’ultima suggerisce che questo tipo di difesa contro un asteroide, che si dirige verso la Terra, è decisamente una strategia molto efficace.

Questa tipologia di difesa, che è effettivamente un’interruzione tardiva dell’oggetto celeste, ha come obiettivo quello di frantumare gli asteroidi, con dimensioni ridotte e avvistati con tempi di avvertimento brevi, che si trovano in rotta di collisione con la Terra.

La ricerca

Gli ultimi calcoli effettuato dallo studio rendono noto che questa tipologia di difesa è molto efficace verso la protezione contro gli impatti degli asteroidi, soprattutto quando il tempo di impatto è a meno di un anno di distanza.

Il fisico Patrick King, della Johns Hopkins University, nel Maryland, ha spiegato che: “Una delle sfide nella valutazione dell’interruzione è che è necessario modellare tutte le orbite dei frammenti, il che è generalmente molto più complicato rispetto alla modellazione di una semplice deflessione. Tuttavia, dobbiamo cercare di affrontare queste sfide se vogliamo valutare l’interruzione come una possibile strategia”.

I modelli creati dai ricercatori hanno preso in esame l’equivalente di un impatto di una bomba nucleare da 1 megatone che colpisce un asteroide largo 100 metri, corrispondente quindi a circa un quinto delle dimensioni approssimative di Bennu. Le condizioni analizzate sono state cinque tipologie differenti di orbite degli asteroidi, con una detonazione effettuata da un periodo che va da una settimana fino a sei mesi prima dell’impatto.

In uno scenario in cui è possibile colpire l’asteroide due mesi prima dell’impatto, secondo la ricerca è possibile ridurre la pioggia di distruzione ad appena lo 0,1 percento della massa originale. Mentre se venisse colpito sei mesi prima si potrebbe ridurre la sua massa d’impatto ad appena l’1%. Fortunatamente questo non è l’unica opzione su cui gli scienziati possono fare affidamento. Infatti, la strategia preferita è quella di deviare prima l’asteroide lontano dalla Terra.

Patrick King, ha dichiarato che: “Ci siamo concentrati sullo studio delle interruzioni tardive, il che significa che l’oggetto impattante viene frantumato poco prima dell’impatto. Quando si ha un sacco di tempo, che equivalgono generalmente a scadenze temporali decennali, è preferibile utilizzare dei dispositivi di simulazione cinetici per deviare il corpo impattante”.

Comprendere dove andranno a finire i frammenti provenienti dall’asteroide bombardato non è un compito facile. Ed è per questo che il team di ricerca ha utilizzato un software specializzato denominato Spheral. Questo è servito a capire in quale posto questi pezzi di roccia sarebbero stati trasportati dalla gravità e da altre forze in gioco. Se l’esplosione non fosse attentamente calcolata un singolo oggetto potrebbe trasformarsi rapidamente in impatti multipli in diversi luoghi della Terra, una situazione decisamente pericolosa.

Conclusioni

La NASA, come anche altre agenzie, continuano a fare investimenti sui sistemi di difesa planetaria, soprattutto quando si tratta di localizzare asteroidi potenzialmente pericolosi in tempi brevi. Tempistiche più lunghe sono fondamentali per poter massimizzare le nostre possibilità di respingere un asteroide fuori dalla traiettoria della Terra.

Il fisico Megan Bruck Syal, del Lawrence Livermore Laboratorio Nazionale (LLNL), ha spiegato che: “Il nostro team sta continuando a perfezionare gli approcci di modellazione per la deflessione e l’interruzione nucleare. In questi sono compresi i continui miglioramenti alla modellazione della deposizione di energia a raggi X, che imposta le condizioni iniziali di esplosione e shock per un problema di interruzione nucleare”.

Megan Bruck Syal, conclude spiegando che: “Quest’ultima ricerca è un passo molto importante nel dimostrare come i nostri moderni strumenti multifisici possono essere utilizzati per simulare questo problema su più regimi fisici e tempistiche rilevanti”.

FONTE:

https://www.sciencealert.com/our-last-line-of-defence-against-an-asteroid-hit-actually-works-study-shows

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