domenica, Settembre 8

Un’umanità che ha perso il senso dei valori eterni e della presenza di Dio. “Le stelle fredde” di Guido Piovene

“Le stelle fredde” è il romanzo forse più complesso e più problematico dello scrittore Guido Piovene, voce narrativa molto significativa del Novecento letterario italiano. In sintesi: sofferta meditazione sulle condizioni esistenziali dell’uomo di oggi esposta senza preoccupazioni di ordine prettamente “narrativo“, nel senso che il romanzo “Le stelle fredde” si pone quale voce diretta, “pensiero scritto” del travaglio interiore dell’osservatore attento a ricostruire un bilancio lucido ma negativo delle sue esperienze e dei casi degli altri uomini. 

Il protagonista narra come, dopo aver troncato ogni vincolo col passato, specialmente quello affettivo, in seguito all’abbandono dell’amante, si è ritirato in campagna, nella casa ricevuta in eredità dal nonno e dove sta, solo, suo padre. Ma proprio il nuovo rapporto col padre non è facile, per questo egli si isola sempre più e va a vivere nella stanza più lontana e spoglia del palazzo, intorno al quale si estende una campagna ampia e luminosa.

Ma nel palazzo e fuori di esso avvengono cose strane: viene ucciso un uomo in circostanze misteriose, l’incontro con un poliziotto – filosofo, la comparsa dell’ombra del grande scrittore russo Fedor Dostoevskij che gli fa angosciose e tremende rivelazioni sull’Aldilà.

L’intero romanzo è un meditare intenso, profondo, quasi surreale sul vero valore delle cose e della vita, dell’essere e del morire in una astrazione piena di fantasia e di immaginazione, ambigua eppure immersa in un’atmosfera di suspense e di magia.

Forse, alla fine, quale conclusione anche affascinante del romanzo, l’Aldilà presentato e rappresentato è la trasposizione, un pò intellettuale un pò popolare e appena superstiziosa, del mondo terreno con le sue ombre gelide ed equivoche, le sue “estinzioni furenti, spettrali”, le sue “stelle fredde” sopra un’umanità che ha perso il senso dei valori eterni e della presenza di Dio.

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