giovedì, Settembre 19

Zoonosi: quali sono i mammiferi che favoriscono la trasmissione di virus all’uomo

Nel 2017 uno studio pubblicato su “Nature” aveva preso in esame un database di oltre 2800 associazioni fra 754 specie di mammiferi (pari il 14 per cento di tutte le specie di mammiferi) e virus, identificando 586 differenti virus, 263 dei quali (il 44,8% cento) sono stati rilevati sia negli
esseri umani sia in altri mammiferi.

Di questi 263 virus ben 188 sono virus zoonotici, ovvero agenti patogeni che hanno fatto lo spillover, il salto di specie da un animale all’uomo. Il rischio di trasmissione di virus dagli animali all’uomo è in stretta relazione con la vicinanza evolutiva con l’ospite abituale, ma anche
dal numero di specie di altri mammiferi che i virus sono in grado di aggredire.

In diversi contesti l’ospite serbatoio o reservoir per arrivare ad infettare un uomo necessita del tramite con un’altro animale che talvolta funziona da ospite di amplificazione e quindi, per così dire, “lubrifica” il passaggio dell’agente patogeno all’essere umano. E’ quello che è accaduto anche a SARS-COV-2 che aveva nei pipistrelli, il proprio ospite serbatoio e con ogni probabilità il pangolino, detto anche formichiere squamoso, come ospite intermedio.

Naturalmente un ruolo importante lo svolgono le opportunità di contatto con gli esseri umani e le specifiche caratteristiche del virus. I pipistrelli sono i mammiferi che ospitano la più alta percentuale dei virus zoonotici, seguiti dai primati e poi dai roditori.

La ricerca pubblicata su Nature, tracciava poi le principali aree geografiche di diffusione dei virus zoonotici. Quelli legati ai pipistrelli sono più diffusi in America meridionale e centrale e in alcune regioni dell’Asia. Al contrario, quelli dei primati tendono concentrarsi in America Centrale, Africa e Sud-Est asiatico; infine quelli provenienti dai roditori si trovano principalmente in alcune aree del Nord e del Sud America e dell’Africa Centrale.

Ulteriori studi in grado di approfondire le circostanze geografiche, di habitat e di struttura dei virus potenzialmente in grado di effettuare lo spillover potrebbero in un prossimo futuro permetterci di progettare un più affidabile e tempestivo servizio di sorveglianza ed allarme in grado di dare il tempo necessario alle autorità sanitarie per spegnere i focolai epidemici sul nascere o perlomeno limitarne la progressiva diffusione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights